venerdì 17 giugno 2016

pc 17 giugno - La costante del JobsAct: sfruttati, licenziati senza prospettive. L'esempio del mega centro commerciale di Arese, lì dove c'era l'Alfa Romeo

Centro commerciale Arese, sfruttati e traditi: il posto fisso è un miraggio
"Tutto questo fa male. Finché dovrà andare avanti così per noi giovani? Sfruttati, senza un futuro. Ho deciso di raccontare la mia storia dopo essere stato da un legale che non mi ha dato speranze"

Arese, 16 giugno 2016 - «Disoccupato. Shopping a che prezzo». Si è fatto stampare la scritta sulla maglietta dopo essere stato lasciato a casa, alla fine di un periodo di prova «andato benissimo». Una forma di protesta contro l’ingiustizia subita, lo slogan di una battaglia che Giacomo Marini, 26enne di Paderno Dugnano, figlio di commercianti, ha deciso di combattere da solo. Il 22 febbraio scorso è fra i 100 fortunati assunti con un contratto di 6 mesi da H&M in vista dell’apertura ad Arese del centro commerciale più grande d’Europa. Il 26 maggio il sogno finisce. Lo licenziano. Prima di lui hanno subito la stessa sorte altri 12.
Succede sempre a pochi giorni dalla fine del periodo di prova. Nel mega mall dal 14 aprile si sfidano
ogni giorno i migliori brand internazionali del low cost. I marchi ci sono tutti: H&M Zara, Alcot, Bershka solo per citarne alcuni. È il paradiso dello shopping a basso costo, dove ha fatto il suo debutto in Italia Primark, la catena irlandese che spopola nel mondo per i prezzi più che vantaggiosi delle sue collezioni. La lotta qui è all’ultimo cliente. «Sul campo restano le speranze dei tanti giovani come me che fino si lasciano sfruttare credendo di aver trovato un posto», dice Giacomo. Superato il periodo di due mesi di avviamento a Milano - sulle pagelline mai un richiamo - il salto è ad Arese. «Ti chiedevano di dare il massimo, io ci ho messo l’anima, ma dopo pochi giorni era chiaro che solo alcuni avrebbero superato i 60 giorni di effettivo lavoro e ottenuto un contratto. Si viveva con il terrore: prima o poi sarebbe toccato anche a te sentire il tuo nome agli altoparlanti», racconta Giacomo, che conserva in una cartelletta ogni dettaglio di questa brutta esperienza. È un rito che si ripete quasi ogni giorno: «Suona il ‘gong’ e cadono teste, una via l’altra.
Finché è toccato anche alla mia». Giovedì 26 maggio timbra alle 13.30 e alle 13.38 il suo tempo è scaduto. È il 53esimo giorno ad Arese: lo chiamano in ufficio, la lettera di licenziamento è sul tavolo. «Mi sono rifiutato di firmarla», dice. La motivazione è per tutti la stessa: «Mancato superamento del periodo di prova». «In che cosa non sono andato bene?», chiede. Nessuno gli risponde. Perito elettrotecnico, studente universitario, Giacomo ha diverse esperienze di lavoro: nella gioielleria di famiglia, in posta, nel volontariato. «Se entri ad Arese sei a posto per sempre», la convinzione dei tanti precari in coda per avere contratto nel centro commerciale sorto sulle ceneri dell’ex Alfa Romeo. «Tutto questo fa male. Finché dovrà andare avanti così per noi giovani? Sfruttati, senza un futuro. Ho deciso di raccontare la mia storia dopo essere stato da un legale che non mi ha dato speranze. Per questo mi sono detto: “Io non sto zitto”». «Nei centri commerciali assistiamo a un uso disinvolto dei voucher lavoro e dei contratti a chiamata - commenta Marco Beretta, segretario della Filcams -. Moderne ingiustizie, il lavoro a tempo pieno non esiste più. La struttura di Arese rischia di essere anche il centro più grande della precarietà». Giacomo sta lavorando a una pagina Facebook #shoppingacheprezzo. «Voglio raccogliere le testimonianze, i racconti di chi come me ha vissuto o vive ingiustizie lavorative simili e magari creare una rete di ascolto e aiuto». In cerca di lavoro, il 26enne ora parteciperà al nuovo bando per il servizio civile.

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