Operazione top secret dell’Esercito italiano al
confine turco-siriano. Il 6 giugno, una batteria di missili terra-aria SAMP/T e
una trentina di militari italiani sono stati schierati nella zona di
Kahramanras, a nord di Gaziantep (Turchia meridionale), nell’ambito
dell’impegno assunto dalla NATO a protezione dello spazio aereo turco dal
“rischio di sconfinamenti provenienti dalla Siria”. La notizia è stata
pubblicata dai maggiori quotidiani turchi e dall’agenzia di Stato “Anadolu”. I
mezzi militari italiani sono sbarcati nel porto di Iskenderun per dirigersi poi
nella zona di Kahramanras, nei pressi del confine siriano. Sempre secondo i
media turchi, il sistema missilistico messo a disposizione dal nostro paese
“avrà esclusivamente il compito di contrastare aerei, missili da crociera e
tattici e non sarà impiegato nell’imposizione di una no-fly zone”. La batteria SAMP/T sostituirà il sistema “Patriot” che
le forze armate della Germania avevano schierato a sud della Turchia circa tre
anni fa. La decisione del cambio negli assetti missilistici NATO a “protezione”
delle forze armate di Erdogan che operano al confine e in territorio siriano è
stata assunta all’ultimo vertice dei ministri degli esteri dei paesi
del’Alleanza tenutosi a Bruxelles.
Oltre alla batteria dei SAMP/T italiani, a
luglio la NATO fornirà alla Turchia il supporto di un altro velivolo radar
AWACS (Airborne Warning and Control System). Il sistema antiaereo e
antimissile a medio raggio SAMP/T è stato sviluppato dal consorzio europeo
“Eurosam” formato dalle aziende MBDA Italia (gruppo Leonardo-Finmeccanica) e
Thales (Francia).Basato sul missile intercettore “Aster 30” con un raggio sino
a 100 km e una velocità massima di 1.400 m/s, il nuovo sistema sarebbe in grado
di intercettare e abbattere anche in maniera del tutta automatica aerei,
elicotteri, droni, missili di crociera, missili teleguidati, ecc.. Ogni
batteria SAMP/T è costituita da lanciatori con un numero variabile di missili
da 8 a 48 che possono ingaggiare fino a 10 bersagli contemporaneamente. Il
costo del sistema è elevatissimo: nel 2008 l’Esercito italiano, dopo i test
effettuati in Francia e nel poligono di Salto di Quirra in Sardegna ha deciso
di acquistare 6 batterie di lanciatori con una prima tranche di spesa di 246,1
milioni di euro. Il trasferimento in Turchia di una batteria missilistica
SAMP/T del 4° reggimento artiglieria contraerea “Peschiera” era stato
anticipato il 18 maggio scorso da un articolo di Analisi Difesa che
analizzava il decreto di rifinanziamento delle missioni militari italiane
all’estero. In esso, infatti, era stato previsto uno stanziamento di 7 milioni
di euro per la partecipazione all’operazione NATO “Active Fence” al confine
turco-siriano. La missione italiana nell’ambito di “Acrive Fence” era stata
confermata il 7 giugno in Parlamento dai ministri Roberta Pinotti e Paolo
Gentiloni, ma senza che ne fossero specificate le modalità o i tempi. “La nuova
missione militare, oltre alle implicazioni legate al conflitto siriano, non può
non venire contestualizzata nella crescenti tensioni tra NATO e Russia”, scrive
l’analista Gianandrea Gaiani. “La batteria missilistica è infatti schierata a
due passi da un’area conflittuale complessa dove le truppe turche colpiscono in
Siria le milizie dello Stato Islamico e quelle curde, sostengono altre milizie
islamiste come quelle di al-Qaeda (Fronte al-Nusra) e combattono sul territorio
turco e in Iraq le forze curde del PKK”. “Alla luce di queste valutazioni stupisce
l’assenza di un dibattito politico in Italia circa l’opportunità o meno di
inviare nostre truppe e mezzi in quell’area con un compito che rischia di
coinvolgerci nel confronto in atto tra Ankara e l’asse Damasco/Mosca”, aggiunge
Gaiani. “Difficile non notare che dopo l’abbattimento da parte di un F-16 turco
di un bombardiere russo il 24 novembre scorso, tutti i partner NATO hanno
ritirato le loro batterie di missili terra-aria dal sud della Turchia mentre
gli italiani si schierano in quella polveriera nel momento in cui diversi
alleati (statunitensi in testa) sembrano voler soffiare sul fuoco di una nuova
guerra fredda”. Ma, si sa, Renzi, Pinotti e Gentiloni non brillano certamente
per lungimiranza politica e militare…
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