Un ponte per le imprese italiane, per avere un accesso verso un’area vasta che si estende dal Mediterraneo al Medio Oriente. È stato il messaggio condiviso da tutti durante la missione di sistema che si è svolta ieri (il 9 maggio) a Tunisi e che ha avuto sia un confronto istituzionale, sia una sessione di incontri tra le imprese, con oltre 500 b2b.
Il premier tunisino, Habib Essid, presente al Forum istituzionale, ha spiegato i provvedimenti in via di approvazione: «Stiamo finalizzando un piano per la riforma degli investimenti, del partenariato pubblico-privato, siamo al lavoro per lo sviluppo del mercato digitale, che speriamo possa portare posti di lavoro. Sappiamo che abbiamo bisogno di molti cambiamenti». C’è la volontà di fare, ha detto, sottolineando come il Forum di ieri sia la dimostrazione della fiducia e della credibilità che la Tunisia gode in Italia.
Erano più di 170 i rappresentanti
italiani: 89 imprese, 7 associazioni e 9 banche. Ed è la seconda
missione di sistema italiana dopo quella del 2007 in Tunisia...
«Abbiamo deciso di tornare qui - ha
sottolineato Licia Mattioli, presidente del Comitato tecnico di
Confindustria per l’internazionalizzazione - spinti dalle imprese che
hanno già avviato in loco delle attività e che continuano a vedere nella
Tunisia, grazie anche alla vicinanza geografica, una piattaforma
produttiva naturale. Il paese presenta buone chance per gli investitori
italiani, anche se non è ancora completamente uscito dalle turbolenze
economiche e politico-sociali». Tre le opportunità che offre, ha
continuato la Mattioli, ci sono una normativa favorevole in materia di
incentivi, il basso costo dei fattori di produzione, una manodopera
qualificata e una popolazione giovane, altamente scolarizzata. «A questo
si aggiunge la complementarietà dei nostri sistemi produttivi,
l’importante processo di riforme e i piani di sviluppo recentemente
adottati che rendono interessanti le prospettive di cooperazione
bilaterale, in ragione anche del fatto che l’Italia vanta una posizione
promettente in Tunisia: siamo il secondo paese fornitore - ha concluso
la Mattioli - il secondo cliente e il secondo investitore con una quota
di mercato di circa il 16 per cento».
...Dall’ottobre dello scorso
anno è in corso un negoziato per un’intesa più completa e per una
ulteriore integrazione delle due economie attraverso l’armonizzazione
della normativa tunisina alla Ue, la graduale rimozione di tutti gli
ostacoli paratariffari e l’apertura dei servizi....Nel 2015 le esportazioni italiane verso la Tunisia stato state circa 3 miliardi di euro, con un calo del 7,8% rispetto al 2014, pur confermandoci secondo paese fornitore. Le importazioni si sono attestate a 2,3 miliardi di euro, con un aumento del 4,4%, riconfermandoci secondi...
Da parte delle banche, come è stato
ribadito al Forum, c’è un plafond finanziario per le imprese che
vogliono investire in Tunisia di 424 milioni di euro, sia per businss
commerciali che per partnership industriali e di investimenti. Oltre
alle linee di credito gli imprenditori che operano in Tunisia possono
contare sull’assistenza di tre principali gruppi bancari italiani,
direttamente presenti sul territorio...
... «Questa esperienza tende a porsi come modello di transizione per alcuni Paesi stranieri. Si tratta di un riconoscimento conferito a tutte le tunisine e a tutti i tunisini per la loro lotta per la libertà, la democrazia e la pace. Una consacrazione del dialogo come unica alternativa alla risoluzione dei conflitti».
La collaborazione tra le quattro organizzazioni (Confindustria della Tunisia, Unione generale tunisina del lavoro, Lega per i diritti umani e l'ordine degli Avvocati) continua e saremo sempre presenti quando il Paese avrà bisogno di noi.
...Qual è la situazione economica della Tunisia oggi dopo la difficile fase vissuta?
Sapevamo che il processo di transizione democratica sarebbe stato lungo e difficile e che avrebbe avuto ripercussioni sulla vita economica. La transizione, o quantomeno una tappa importante, è stata compiuta con successo e limitando i danni. Occorre adesso rispondere alle sfide socio-economiche. La prima è la disoccupazione, dei giovani e dei laureati in particolare. La capacità dell’economia tunisina è quello che è, ed è imperativo cercare alternative, soprattutto attraverso la cooperazione internazionale. La seconda sfida riguarda lo sviluppo delle regioni attraverso il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi pubblici, per attrarre il maggior numero di investimenti locali e stranieri. La terza si riferisce alla ricostruzione dell’immagine del Paese, oscurata dagli atti terroristici del Bardo, di Susa e di Tunisi. Occorrono ancora più mezzi per sradicare il terrorismo e trasmettere la vera immagine della Tunisia ai turisti, agli investitori stranieri e ai partner del Paese. Certo, facciamo anzitutto affidamento sulle forze attive della nostra patria, ma contiamo anche sui nostri amici. Tra la Tunisia e l’Italia c’è un’amicizia storica e il vostro Paese può sostenerci in diversi ambiti in questa fase così importante per noi.
Quali sono i settori più promettenti?
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