...ma se
prevale l'attesa, la conservazione della delega al sindacalismo
confederale, sconfitto e battuto con il massiccio No al referendum,
la lotta perderà.
Le
proposte che stanno portando avanti i sindacati confederali in questo
momento ruotano tutte sull'accettazione di fatto del ricatto
aziendale dei 3mila licenziamenti. In particolare l'accettazione
viene dalla Cgil che dice: “La soluzione si potrebbe trovare
innanzitutto individuando ammortizzatori diversi, più lunghi e meno
onerosi per i lavoratori rispetto alla cassa in deroga. Secondo, far
applicare la 24bis, stabilendo standard di qualità minimi per i
servizi telefonici, fare in modo che i grossi gruppi che operano in
mercati regolati possano appaltare solo ad aziende strutturate che
rispettano i contratti. Agire contro le distorsioni dovute ad un uso
improprio della decontribuzione per le assunzioni”.
Queste
sono richieste non dei lavoratori ma degli Almaviva. E confermano che
le attuali organizzazioni confederali, checchè ne pensi una parte
dei lavoratori, sono le alleate principali del piano di
licenziamenti.
Se i
lavoratori aspetteranno le trattative di questi ultimi 25 giorni si
troveranno di fronte a un “prendere o lasciare” che smentirà e
annullerà il risultato del referendum e dividerà i lavoratori.
Per
questo noi, invece, riteniamo che gli operai debbano tornare subito
in sciopero, riprendere forme di lotta dure, assediare le sedi
sindacali e alzare la posta di ogni possibile accordo.
La
lotta degli operai di Almaviva ottiene a Palermo, a Napoli, a Roma la
solidarietà, il sostegno alla lotta di realtà sociali di movimento.
Questo
sostegno non può oscurare la natura dello scontro in atto e non può
limitarsi ad accompagnare la lotta e la coscienza dei lavoratori così
com'è.
Oggi
più che mai, non basta solo la lotta, ma serve l'autonomia e
l'autorganizzazione dei lavoratori.
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