martedì 10 maggio 2016

pc 10 maggio - OPERAI ILVA IN AFFITTO - TRA LA PADELLA E LA BRACE

Ancora non è chiaro chi si prenderà l'Ilva, ma si schierano i fronti - almeno fino a questo momento: da un lato vi sarebbero ArcelorMittal con Marcegaglia, che chiede però un apporto (cioè soldi) dalla Cassa Depositi e Prestiti; dall'altro il gruppo turco Erdemir con Arvedi e soldi di Del Vecchio della Luxottica, ma sempre la Cassa Depositi e Prestiti.

Renzi parteggia più per la seconda cordata perché, dice: "se fosse il colosso franco-indiano (il più grande produttore al mondo di acciaio) a prendersi l'Ilva moribonda, l'italianità si diluirebbe troppo, fino a scomparire. Con effetti negativi - molti temono - sull'intero apparato produttivo nazionale".

Per gli operai è come scegliere (ma d'altra parte neanche lo possono fare) tra la "padella" e la "brace". 
L'ArcelorMittal ha, come abbiamo più volte documentato, sempre più problemi finanziari e di mercato, ha un forte indebitamento, il primo trimestre si è chiuso con un margine operativo lordo in calo di 927 milioni di dollari, dopo che nell'esercizio 2015 aveva registrato una perdita di quasi 8 miliardi di dollari; nelle sue aziende in Europa o licenzia o chiude, mette sotto i piedi i diritti sindacali e le stesse organizzazioni sindacali, e non ci dimentichiamo che la prima condizione che ha posto per prendersi l'Ilva (successivamente solo ammorbidita) è stata: "nessun impegno finanziario per il risanamento ambientale di Taranto e tutela assoluta da eventuali rischi di coinvolgimento nelle cause giudiziarie; all'interno della fabbrica, risanamento solo in funzione di ciò che serve per la produzione).
Del gruppo Erdemir non si sa molto, è presente sostanzialmente solo in Turchia dove opera in condizioni favorevolissime: basso costo del denaro, basso costo dell'energia, mercato protetto, basso costo del lavoro, condizioni che vorrà riprodurre in Italia. Ma una cosa si sa, e questa basta e avanza: è un gruppo controllato dalle forze armate di Ankara - quelle, per capirci, che, col fascista sanguinario Erdogan, fanno strage del popolo curdo, uccidono e arrestano chi osa manifestare, o parlare, che sicuramente non hanno tra i loro problemi e compiti il rispetto delle condizioni dei lavoratori, delle masse popolari, il rispetto dei diritti sindacali.

Ma come e quanti operai passerebbero ai nuovi padroni?
Entro il 30 giugno dovrà essere firmato il contratto di cessione o di affitto della durata di 2 anni. Dopo vi sarebbe da parte della cordata Mittal- Marcegaglia un generico impegno ad acquistare dopo i due anni.
Quindi dei padroni che oggi stanno e domani se ne andranno senza problemi, e che, come in generale gli affittuari, in due anni non si spenderebbero certo a risanare la fabbrica, ad eliminare le fonti di inquinamento.
Insieme, vi è la possibilità, ma sempre più certezza, a ridimensionare nettamente lo stabilimento. Questo è nell'interesse del gruppo Erdemir che non ha mai gestito un processo di ristrutturazione industriale di una realtà così grande come l'Ilva. Questo è nell'interesse dell'ArcelorMittal che sta ipotizzando di separare: produzione dell'acciaio, in Francia, e lavorazione, in Italia.
Quindi o l'una o l'altra cordata per gli operai significherebbero taglio di migliaia di posti di lavoro e oer chi resta, peggioramento delle condizioni contrattuali e salariali, dei diritti e nessun vero risanamento.

COSA DEVONO FARE GLI OPERAI?

Ne parliamo lunedì 16 maggio ore 20 alla presentazione del libro "Ilva la tempesta perfetta" presso la libreria Mondadori di Taranto (via De Cesare) - dove saranno presenti il giornalista Gianmario Leone, l'Avv. Bonetto e un exlavoratore Italsider/Ilva. 

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