Carabiniere sequestrato e picchiato, assolti due No Tav: non ci sono prove
Resta senza indiziati il pestaggio a un
militare durante gli scontri del 2011 in Valsusa: dopo oltre 400 giorni di
prognosi è stato congedato dall’Arma
Il 27 giugno e il 3 luglio 2011 in Val Susa
avvennero gravi scontri
Il giudice Gianluca Robaldo ha assolto per non aver commesso il fatto due attivisti che secondo la
procura di Torino avevano partecipato al pestaggio. Erano accusati di sequestro di persona, lesioni gravissime, rapina e detenzione di arma da guerra. I pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino avevano chiesto la condanna a 6 anni, con rito abbreviato. «L’assoluzione era inevitabile», commenta l’avvocato Claudio Novaro, legale di uno dei due imputati. «Gli elementi in mano alla procura erano straordinariamente labili». Uno dei due imputati era stato identificato perché, mentre il carabiniere veniva rilasciato, urlò «il prossimo non torna indietro». Sul secondo gravava invece una intercettazione dei carabinieri del Ros fuori da un circolo anarchico. Durante il processo le difese hanno giocato anche sul fatto che il primo magistrato a occuparsi del caso, l’attuale procuratore capo di Ivrea Giuseppe Ferrando, non aveva incriminato nessuno.
Rimane così irrisolto uno degli episodi più drammatici accaduti negli ultimi anni in Valsusa. Quel giorno si verificarono violenti scontri al cantiere, per cui 47 persone sono poi state condannate in primo grado. De Matteo si ritrovò isolato tra i manifestanti, fu sequestrato e trattenuto oltre un’ora. Gli fu sottratta la pistola, mai più ritrovata. Fu picchiato e rilasciato solo dopo una lunga e laboriosa trattativa. «Ricordo una raffica di calci, pugni e sprangate», ha raccontato. «Mi hanno massacrato e rapinato, si sono presi tutto. Mi ha salvato una ragazza: “Basta, lasciatelo stare, lo state ammazzando”. Da quel giorno non sono più lo stesso».
La sua carriera è finita lì: dopo 408 giorni di prognosi, è stato costretto ad andare in congedo.
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