Il
prossimo giovedì 12 maggio a Roma potrebbe svolgersi l'ultima udienza del
processo di 1° grado che riguarda 17 compagne e compagni imputati per i fatti
del 15 ottobre 2011. L’accusa ha richiesto complessivamente 115 anni di
carcere,con un massimo di 11 anni per un manifestante. Fra le imputazioni quella
di devastazione e saccheggio, inasprito negli anni '90 rispetto a quanto il
sistema democratico aveva ereditato dal Codice Rocco del ventennio fascista,
sempre più spesso utilizzata come strumento di contrasto della conflittualità di
piazza.
Il 15 ottobre decine di migliaia di persone scesero in piazza a Roma
per dare una decisa risposta alle politiche di austerità messe in campo dai
governi italiano ed europei,alla ferocia del dominio di classe
che queste
politiche determinavano.
Le “ forze dell’ordine”, schierate massicciamente a
difesa dei “palazzi del potere”, sono intervenute violentemente a fronte delle
esplosioni di rabbia che si sono prodotte in vari spezzoni del corteo, fino ai
caroselli selvaggi in piazza San Giovanni senza che alcun varco fosse lasciato
per far defluire i manifestanti.
La macchina della repressione si è subito
messa in moto con estrema durezza: oltre alle cariche e ai fermi con una pesante
campagna mediatica di criminalizzazione. Puntualmente sono partiti i tentativi
di dividere il movimento in buoni e cattivi, fino a comportamenti di aperta
delazione messi in pratica anche da soggetti che pure erano in piazza quel 15
ottobre.
Anche con questo dobbiamo fare i conti: con quanto una parte "dei
movimenti", avendo cancellato la repressione dalla propria agenda e dal proprio
dibattito per decenni quasi fosse un tabú, sia impreparato ad affrontare non
solo la strategia repressiva nel suo complesso ma anche la singola operazione
repressiva.
Questi meccanismi li conosciamo bene, li abbiamo ritrovati dopo
Genova, dopo il corteo del 1 maggio 2015 a Milano e dopo la manifestazione
antifascista di Cremona o in molti episodi anche minori che viviamo nelle nostre
città.
Meccanismi ripetutamente utilizzati anche contro il movimento NoTAV
che peró ha saputo rispondere agli attacchi della controparte facendo vivere la
solidarietà nella lotta contro il TAV e sviluppando iniziative contro la
repressione fuori e dentro i tribunali e davanti alle carceri. Anche a questo
dobbiamo la sua forza e la sua longevità.
In una realtà dominata dalla
violenza del capitale e dello sfruttamento, dall’ingiustizia e dalla
diseguaglianza, in cui i meccanismi repressivi e legalitari sono strumenti per
il mantenimento del dominio di classe, non possiamo che affermare con forza la
nostra solidarietà nei confronti dei 17 imputati nel processo di Roma, di chi
lotta e di chi subisce quella repressione, a Cremona, a Milano, in Val di
Susa,così come verso gli 86 imputati del processo ai movimenti fiorentini che
arriverà a sentenza prossimamente.
LA LOTTA È L’UNICA VIA,
SOLIDARIETÀ!
Collettivo contro la repressione Firenze
CPA Firenze
sud
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos Campi B.
Collettivo Politico
Scienze Politiche Firenze
Per chi è a Roma
h 18 – Assemblea sul
reato di devastazione e saccheggio presso L38 Squat, in via Domenico Giuliotti
8x, con contributi sui processi relativi ai cortei del 1 maggio 2015 a Milano e
del 24 gennaio 2015 a Cremona.
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