Scrive il Sole 24 Ore:
“Dopo lo sciopero del 20 aprile che ha ricompattato il sindacato
è ripartito il Tavolo per il rinnovo del contratto nazionale”.
Appunto. Lo sciopero è
servito unicamente al sindacato, e qui inteso come strutture ed
apparati di Fim, Fiom, Uilm che si sono mossi insieme con
l'obiettivo, fine a sé stesso, di trovare un peso nella trattativa
che finora non hanno avuto, senza però cambiare minimamente i
termini dello scontro tra operai e padroni.
La Federmeccanica ha
risposto allo sciopero proponendo l'introduzione “graduale”
del nuovo impianto contrattuale nel triennio di vigenza. Vale a dire,
per usare il linguaggio utilizzato nello sciopero dai sindacati, sul
salario verrebbero esclusi dagli aumenti il 95% dei metalmeccanici.
Ebbene, ne dovrebbero essere esclusi, secondo Federmeccanica,
“gradualmente”.
I sindacati,
evidentemente, sanno bene che questo non cambierebbe assolutamente la
natura del risultato contrattuale e l'opposizione operaia sarebbe
estesa e inevitabile.
Ma certamente, sanno
altrettanto bene che questa è la griglia, l'impianto a cui la loro
linea, la loro composizione li porta.
D'altra parte qual'è la
prassi che corrisponde a questa linea. La continuità degli scioperi?
L'alzare il livello del conflitto all'interno di ciascuna delle
fabbriche? Niente di tutto questo.
Come scrive il Sole 24
Ore: “La trattativa prosegue con Tavoli tecnici il 10-11-16-17
maggio su welfare, formazione, sistema appalti, inquadramento. E con
un nuovo appuntamento “in ristretta” sull'andamento complessivo
della trattativa, compresa la parte salariale che potrebbe svolgersi
tra il 18 e il 19 maggio”.
Gli operai non possono
avere illusione, di nessun genere e verso nessuno dei sindacati, né
delle componenti interne ad essi; il risultato di questa trattativa
prolungata sarà passare, come in altre occasioni, “dalla zuppa al
pan bagnato”.
Noi sosteniamo che senza
la rottura di massa, innanzitutto coi sindacati confederali, non è
possibile alcun risultato diverso a difesa del salario, delle
condizioni di lavoro, e a difesa dello stesso contratto nazionale.
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