sabato 14 maggio 2016

pc 14 maggio - FCA Pomigliano - da una testimonianza denuncia di un operaio che chiama a rompere il silenzio e alla lotta - ma senza la strategia e tattica della guerra di classe,è difficile capire qual'è il primo passo da fare


....Dopo aver “normalizzato” la fabbrica più rivoltosa, li dove maggiore erano presenti le tracce dell’eterno conflitto “ Capitale – Lavoro “ e dopo esser riuscita nel proprio intento, ecco spuntare sempre dal cilindro magico dell’A.D. Una altra strategia volta sempre più a differenziare, selezionare e controllare la classe lavoratrice, affinché non abbia quest’ultima la possibilità di organizzarsi e di rivendicare maggiori vantaggi e diritti.
La Fabbrica differenziata.
Per prevenire la formazione di spunti di conflittualità rispetto al nuovo ordine imperante e per impedire qualsivoglia tentativo di socializzazione tra i lavoratori la linea di condotta di Marchionne si è inventato ed ha applicato sulla carne viva dei lavoratori: la Settorializzazione delle Fasce.
Tale processo consiste nella formulazione in tre fasce di appartenenza delle maestranze:
Fascia “A” in cui sono allocati tutti coloro addetti alle linee di produzione (montaggio, verniciatura e lastrosaldatura) …i cosidetti “privileggiati, in quanto sono esenti dal ricorso alla Cig, e per questo privilegiati, nel lavorare a tempo pieno.
Fascia “B” gli addetti alle Presse e la Manutenzione, quella che veniva un tempo denominata “Aristocrazia Operaia“
Fascia “C” ove sono presenti tutti quei lavoratori che fanno riferimento agli enti improduttivi, cioè quei settori non strettamente vincolati alla Produzione.
Quest’ultima Fascia, per lo più da lavoratori “RCL” (Ridotte Capacità Lavorative) e altri che in attesa di un aumento del picco produttivo, rimangono ai margini dell’attività lavorativa, investiti anch’essi, dagli Ammortizzatori Sociali, i Contratti di Solidarietà, valevoli soltanto per coloro che risiedono in fascia “C” e per questo motivo impiegati a rotazione soltanto per pochi giorni al mese.
Ovvio che tale impostazione, la suddivisione della fabbrica in settori o fasce, non ha diminuito ma inversamente, aumentato la rivalità e la concorrenza “ a chi è più efficiente e affidabile nei confronti aziendali, pur di lavorare, tra i lavoratori . Questa dinamica ha determinato una ulteriore arretramento in termini di rivendicazioni sindacali, peggiorando le condizioni di vivibilità lavorativa all’interno della fabbrica.
Ad oggi, la fabbrica di Pomigliano d’Arco è una assordante cassa acustica composta dal silenzio misto a rassegnazione degli operai costretti e sottoposti a turni infernali e a ritmi allucinanti sulle “catene” anche se, osservando e vivendo più da vicino questa realtà, si ha la concreta sensazione di trovarsi di fronte ad una pentola a pressione, pronta prima o poi a esplodere per rompere la gabbia dello sfruttamento e dell’alienazione.
Lo avverti e lo senti nei colloqui nascosti, nelle parole imprecate, nei visi e nei volti stanchi degli operai che, di nascosto dai loro superiori, si avvicinano ai pochi delegati e attivisti sindacali,e sfogano la loro rabbia repressa dalle condizioni di apparente normalità in cui sono sottoposti quotidianamente.
Rabbia e disperazione che aumenta di giorno in giorno e che prima o tardi, scoppierà!
  • operaio Fiat/FCA

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