Un articolo sull'Ilva mostra come si stanno muovendo: capitalisti, governo, sindacati e "ambientalisti" - degli operai, naturalmente, non si parla direttamente, benchè le vittime comunque dovranno essere loro.
di Paolo Bricco - 26 luglio 2014
"Nella notte di Taranto il gigante dorme"
Scrive
P. Bricco (voce dell'anima, del sentire del padronato del Sole 24
Ore) - "... A due anni esatti dagli arresti
e dal sequestro dell'area a caldo, il maggior organismo industriale
italiano... ha ridotto le sue funzioni vitali al minimo... Mercoledì
16 luglio l'impianto ha prodotto la quantità di acciaio minore della
sua storia: in quella giornata ha realizzato poco più di 10mila
tonnellate... L'equilibrio è a quota 22mila tonnellate. A 22mila
tonnellate di acciaio medie prodotte al giorno l'Ilva è a
break-even: né perde né guadagna soldi. Con l'effetto
moltiplicatore delle grandi fabbriche e dei grandi volumi
industriali, se riesci a collocarti al di sopra di questa asticella,
allora guadagni molto. Per fare un esempio: nel 2007, ultimo anno
prima della crisi, il record assoluto di una media quotidiana di 27,3
mila tonnellate consentì all'Ilva di beneficiare di un margine
operativo lordo di poco più di un miliardo di euro....
Ogni
mille tonnellate in meno fatte al giorno provoca in proiezione una
perdita mensile di 17 milioni di euro. Certo, una perdita puramente
"manifatturiera" - circoscritta al perimetro prettamente
industriale dell'Ilva - che si può limitare e temperare tagliando,
tagliando, tagliando...
"Tagliando,
tagliando, tagliando" - questa è l'indicazione e il futuro per
l'Ilva previsto comunque - al di là delle soluzioni proprietarie. E
cosa taglieranno se non prima di ogni cosa gli operai? Il cui costo,
in questo anno soprattutto, è il lamento continuo dei commissari?
Scrive
P. Bricco - "Il presidente del Consiglio Renzi
aveva promesso, sull'Ilva, un cambio di passo. Bisognerà verificare
la destinazione finale di questo nuovo stile di camminata. Ma un
cambio di passo, senz'altro, c'è stato...
Gnudi
è un grande commercialista... È dotato di un pacchetto di relazioni
ampio e trasversale... Gnudi è spesso negli uffici dell'Ilva di
Milano e di Roma. Parla con le banche. Delega ad altri la
quotidianità produttiva..."
L'attuale
commissario Gnudi - ma leggi "governo Renzi" -
semplicemente si disinteressa della realtà produttiva interna
all'Ilva, dove - a detta degli operai - si lavora a "vista",
al "giorno per giorno", in cui la precarietà e
l'incertezza è la norma (con tutto quello che significa per gli
operai fino alla permanente insicurezza di come si lavora). Non
parliamo, poi, del disinteresse per il risanamento degli impianti e
delle aree...!
A
Gnudi e governo interessa solo che l'Ilva abbia soldi dalle banche
per tirare avanti, giusto il tempo per svenderla agli altri padroni.
E
su questo P. Bricco scrive - "...I franco-indiani
di Arcelor Mittal, a Taranto, sono già venuti due volte. «Certo -
osserva Fausto Durante, responsabile per l'Europa della Cgil -
bisognerebbe vedere quale delle due anime che coesistono nel gruppo
franco-indiano prevarrebbe. Arcelor aveva una governance concertativa
con i sindacati e i lavoratori negli organi di controllo e di
indirizzo, molto interessante per un caso come quello di Taranto.
Mittal, invece, è durissima con i sindacati e i governi».
I
nuovi padroni più accreditati in effetti sono gli indiani della
Arcelor Mittal (qui parlare di franco-indiani è falso e fuorviante,
dato che la Arcelor è stata comprata dalla Mittal indiana e quindi
ora è a tutti gli effetti del padrone Mittal; cosa poi abbia
comportato per gli operai Arcelor questo passaggio/svendita forniremo
in futuro notizie dirette che è bene che sappiano gli operai
italiani). Questi hanno due obiettivi prioritari nel comprare l'Ilva:
far fuori altri concorrenti sul mercato mondiale; scalare la sua
quotazione in borsa, che già è salita per il fatto stesso che è
"uscita" la notizia dell'allargamento in Europa della
Arcelor-Mittal: fermo restando questo obiettivi, per cui l'Ilva è
soprattutto un'operazione finanziario e di occupazione di aree,
un'operazione che gli deve costare poco, per cui assisteremo ad una
svendita dello stabilimento di taranto come e peggio dei tempi di
Riva, "se" gli indiani penseranno di produrre, si terranno
solo la parte che loro considereranno produttiva, tagliando tutto il
resto.
In
questo quadro è veramente oscena e squalificata la posizione della
Cgil, che: primo, si preoccupa solo delle relazioni concertative
sindacali; secondo, fa apparire una presenza all'interno
dell'Arcelor-Mittal di due "anime" padronali, che
semplicemente non può esistere.
Scrive
P. Bricco - «L'auspicio - dice Biagio De Marzo, voce
dell'ecologismo non radicale e settario di Taranto e dal 1971 in
Italsider - è che, chiunque faccia una offerta nei prossimi mesi,
comprenda che questa acciaieria vive soltanto se soddisfa il proprio
gigantismo: il ciclo integrale sta in piedi con almeno 8,5 milioni di
tonnellate all'anno. Il livello standard minimo raggiunto dai Riva.
Una punta che ai tempi delle Partecipazioni Statali fu toccata
soltanto per un mese nel 1976. Sappiamo bene che volumi più bassi
significherebbe una violenta riduzione del personale»...
Della
serie: vatti a fidare degli ambientalisti... Prima l'ambiente era
tutto, ora negli auspici di De Marzo, la questione ambientale
semplicemente è sparita...
Ma
la questione ambientale la risolve la Cisl. Conclude infatti P.
Bricco, riprendendo la questione inquinamento Tamburi - "...Nelle
sere di Taranto, mentre il gigante dorme, non sono mai tranquilli nei
loro letti gli abitanti di Tamburi, il rione che si trova a ridosso
dei parchi minerali. «Non mi capacito - dice Bruno Manghi, sociologo
che qui a Taranto ha diretto fra il 1981 e il 1983 la Scuola del Sud
della Cisl - come negli ultimi vent'anni non vi sia mai stato in
alcuna agenda, nazionale e locale, lo spostamento degli abitanti. In
tutto il mondo si fa così...».
COME
SI VEDE, SONO GLI OPERAI CHE NON POSSONO "DORMIRE" E CHE SI
DEVONO QUANTO PRIMA SVEGLIARE!
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