(Da Tavolo 4) "«Il
cibo scadente lo mangia l’assistente!»: riprendendo lo slogan
coniato poco più di una settimana fa dai reclusi del blocco B delle
Vallette, una ventina di solidali con i prigionieri in lotta ha fatto
irruzione questa mattina nella sede di
Ecosol, la cooperativa sociale che gestisce le cucine del
carcere torinese. Megafono, volantini e striscione per chiedere conto
della pessima qualità del cibo fornito ai reclusi e per dare un’eco
ulteriore (dopo le battiture fuori dalle gabbie e le dirette
radiofoniche dell’altroieri) alle proteste di queste
settimane nelle sezioni maschile e femminile dei Nuovi
Giunti delle Vallette.
Non è certo un caso
che la Ecosol sia parte integrante della Kairos di Mauro
Maurino, il consorzio immischiato fino al collo nel grande
affare della gestione dei Cie. Chi ha la vocazione per il
business umanitario è un esperto innanzitutto di mascherature
ideologiche e giochi di parole; e così, come Maurino e compagnia
coprivano sistematicamente le violenze della polizia a Gradisca
sostenendo poi di stare nei Cie soltanto per fornire servizi
alla persona a uomini rinchiusi -, la Ecosol nelle cucine delle
Vallette prepara ogni giorno pasti scadenti per i prigionieri
ma poi vanta in pubblico ricerca e selezione attenta delle
materie prime, frutta e verdura fresca di stagione, prodotti locali a
filiera corta quando i prigionieri rimangono ai fornelli e a
mangiare sono invece gli invitati ai banchetti delle aziende
per le quali fa catering con il servizio dal nome offensivo
di “LiberaMensa”.
L’unica risposta
data ai dimostranti da una dipendente di Ecosol, questa mattina, è
stata indicativa di un’inveterata abitudine alla menzogna: «alle
Vallette, da quando ci siamo noi, si mangia molto meglio». Le
denunce dei reclusi uscite in queste settimane sono abbastanza crude
in proposito e poi vi basterà parlare con qualunque frequentatore
abituale delle Vallette (e ce ne sono parecchi sia tra chi legge
questo blog che tra chi ci scrive sopra) per scoprire che là dentro
il cibo sia sempre stato una merda, sia prima che dopo
l’ingresso di Ecosol nel 2005.
Dopo un po’ di
discorsi al balcone, e dopo aver portato a Mauro Maurino il saluto
dei reclusi di Bari Palese che con la rivolta del 6 dicembre
causeranno qualche ammanco di cassa per Kairòs-Connecting People, i
manifestanti si sono spostati a volantinare al mercato e si sono poi
dileguati prima dell’arrivo della polizia".
SEGUE LA LETTERA/APPELLO DI UNA DETENUTA CHE DENUNCIA LE CONDIZIONI NEL CARCERE DELLE VALLETTE, CHE IL 4 DICEMBRE HA DATO VITA, A PARTIRE DALLA SEZIONE FEMMINILE, AD UNA FORTE PROTESTA CON LA "BATTITURA".
(…)Mi
trovo tutt’oggi ancora ai Nuovi Giunti. Sono stata trasferita il 22
luglio. Io come altre detenute, siamo al livello di non ritorno dalla
quasi pazzia. In teoria nei Nuovi Giunti puoi starci massimo 15
giorni.
Dopo
svariati mesi da una petizione siamo riuscite a ottenere uno sgabello
per cella, poter fare l’aria a uno stesso orario, e non come pecore
da pascolo, o tappa-buchi quando le altre sezioni non scendono.
Questo era un disagio non da poco. Una mattina alle 9, il giorno dopo
alle 11 come veniva comodo a loro e quell’ora d’aria diventava
una corsa per poter essere pronte all’improvviso. Questa situazione
è da sempre insostenibile. Due ore d’aria e ventidue chiuse senza
la possibilità di fare un’attività ricreativa. C’è una
bellissima palestra inagibile. Abbiamo ottenuto di poter usufruire
della doccia dalle 9 alle 11, orario in cui devi essere già pronta
per la così sospirata ora d’aria. Alle 11 passa il vitto. Bene noi
al nostro ritorno dall’aria alle 12 abbiamo nei piatti qualcosa di
commestibile, di cui non si capisce la fattispecie, messa a giacere
per un’ora fino al nostro ritorno in cella. Prima cosa non mi
sembra molto corretto e igienico che io debba avere il vitto per
un’ora dentro la cella senza neppur vedere cosa mi ci si mette
dentro. Io personalmente ho un piccolo aiuto dall’esterno e vado
avanti da più di tre mesi a yogurt e frutta. Ma chi non ha la
possibilità di fare quel minimo di spesa si fa coraggio chiude gli
occhi e butta giù. Le mie compagne mangiano degli alimenti con corpi
estranei all’interno!
Poi
c’è il lusso della doccia dalle 13 alle 15. Alle 15 bisogna essere
pronte per l’aria. Quindi in una sezione dove ora siamo 25 ma
spesso si è 50 con 2 docce funzionanti e un lavabo bisogna fare
coincidere tutto. Voglio puntualizzare che nelle celle non c’è
proprio la predisposizione per l’acqua calda a differenza delle
docce dove c’è un termostato per la temperatura a piacimento loro.
Quello che potrebbe essere un piccolo ritaglio di relax diventa una
vera e propria tortura per molte, direi quasi tutte. La temperatura
priva di calore rende insostenibile il nostro livello di stabilità.
Io personalmente faccio comunque la doccia seppur con la speranza che
non mi si geli il cervello. Ma le mie compagne sono tutte comunque di
un’età sulla cinquantina anche oltre puoi capire il loro disagio e
impossibilità di lavarsi dignitosamente: si prendono a secchiate a
vicenda prendendo l’acqua dal lavabo della doccia che è per lo
meno tiepida. Potrebbero chiamarsi problematiche sorvolabili invece
queste condizioni imposte rendono la nostra permanenza e
sopravvivenza insostenibili a un minimo tenore dignitoso. Ho deciso
di scrivere questa parte di lettera di sfogo perché vedo crollare la
stabilità delle compagne sotto ai miei occhi! E mi sto quasi
sentendo impotente a poter solo tendergli la mano.
Ci
sono detenute che andrebbero spostate in centri che possano aiutarle
e non essere imbottite di terapia per non disturbare la quiete delle
lavoranti “agenti-assistenti” con il continuo urlo straziante per
il loro malessere psicologico con “invalidità al 100%
neurologica”. Sono già state in diverse strutture OPG ma ora
giacciono qui nei Nuovi Giunti. Io non mi permetto di chiudere la
bocca a nessuno. Così per non sentire queste urla assordanti ho
praticamente un trapianto di cuffie alle orecchie.
Ho
preso realmente coscienza che bisogna fare uscire al di fuori da
queste mura la realtà vera, cruda delle carceri italiane. Perché
lottando sole facciamo solo numero. Così da questa sera a un mese
ognuna di noi farà da passaparola per fare girare la voce nelle
carceri italiane. Il
4|12 alle ore 16 faremo una battitura.
Nel giro di un mese credo che il passaparola sarà arrivato in tutte
le carcere e chi ha la possibilità di mandarci giornalisti al di
fuori di queste strutture da degrado, aiuterà a fare uscire oltre
queste infinite sbarre il nostro grido di aiuto. Se una persona lotta
da sola, resta solo un sogno, quando si lotta assieme la realtà
cambia. Qualcuno dovrà pure darci ascolto!
Siamo
ancora prive di un contatto con il mondo esterno, prive di tv che
potrebbe aiutare a distogliere la mente dai nostri pensieri. La posta
potrebbe essere un po’ di zucchero per i nostri cuori ma anche lì
abbiamo il lusso che ci venga consegnata “dal martedì al venerdì”,
forse non avendo contatti con il mondo esterno non siamo a conoscenza
che le poste italiane ora lavorano solo quei giorni. Ma non credo sia
così. Dopo un mese dal mio trasferimento a questo penitenziario
nuova disposizione: tutta la posta deve essere registrata al computer
“quando ne hanno tempo”. Altrimenti come oggi seppur lunedì la
posta vista da altre detenute non c’è stata consegnata. In prima
sezione hanno fatto la battitura, noi nuovi giunti all’aria ci
mettiamo sul piede di guerra: minacciamo di non risalire dall’aria.
Così per azzittirci la nostra dignitosa ispettrice ci viene a dire
che stanno registrando la posta. A chiacchiere: niente posta. Io
personalmente una raccomandata l’ho firmata dopo 9 giorni dal suo
arrivo!
Non
veniamo rifornite di niente: generi di prima necessità per l’igiene
persona e quant’altro. Solo al nostro arrivo un rotolo di carta
igienica, due piatti e due posate di plastica, uno spazzolino e un
dentifricio con saponetta. Poi dopo aver dormito senza lenzuola
coperte e cuscino se sei fortunato entro un paio di giorni dal tuo
arrivo puoi ottenerle e poi niente più. E, mi ripeto, chi non ha un
piccolo aiuto dall’esterno economico è privo di tutto. Non viene
rifornito neppure dalla carta igienica. Ma per fortuna c’è la
domenica di mezzo. Ci viene data gentilmente in regalo Famiglia
Cristiana e molti giornali. E molte hanno trovato rimedio a scopo
carta.
Scrivo
terra-terra sdrammatizzando ma siamo nel tunnel degli orrori.
Prendendo atto di ciò che è accaduto il 31 ottobre ora do il libero
sfogo. Abbiamo sollecitato più volte le assistenti di sezione di
tenere sotto osservazione una nostra compagna da giorni in uno stato
confusionale e, preoccupate per questa visibile instabilità, abbiamo
solo richiesto che venisse applicato il loro ruolo: controllarci.
Bene se questo fosse stato fatto con i tempi giusti oggi non ci si
troverebbe in questa condizione. Bene siamo scese all’aria alle 15
e al nostro ritorno dopo più di un’ora che eravamo rientrate
notiamo un’allarmante via vai di assistenti nella cella di questa
nostra compagna. L’hanno trovata priva di sensi con entrambe le
braccia tagliate da ferite importanti tanto da procurarsi la sutura
di 19 punti al braccio sinistro e 24 al quella destro. Ovviamente
mentre era in infermeria viene fatto il cambio cella per essere poi
piantonata. “Ovviamente”. Tutto ciò poteva essere evitato
ascoltando le sue ragioni. Non volevano consegnarle la spesa della
sua con ciellina uscita liberamente, che aveva fatto tanto di
domandina per lasciare la sua spesa a lei. Domandina vista da vari
assistenti e poi credo cestinata. Questa è stata la goccia che ha
interrotto quel filo sottile della sua stabilità già offuscata.
Anche qui sarebbe bastato ascoltare e controllare prima che
succedesse l’accaduto. Malgrado piantonata, la stessa notte per la
seconda volta ci è andata troppo vicina: si stava soffocando con la
sua maglia, e per ritardare l’accesso alla sua cella di
piantonamento ha tirato su la branda facendola incastrare nelle
sbarre del blindo. Allora tiriamo fuori la realtà, la verità. Non
credo che bisogna aspettare che uno sia sottoterra. Questo va ben
oltre. Ieri è andata bene, se così si può dire, facciamo qualcosa.
Aiutateci. Aiutiamo queste donne, figlie, madri.
Per
finire in bellezza la stessa notte una compagna si sente male. Soffre
di gastrite nervosa. Mi dirai che non è una patologia così
allarmante, sì se solo non soffrisse di problemi cardiocircolatori.
Ha già avuto un arresto cardiaco provocato da questi attacchi.
Continuano a farle flebo e punture di “Contramal” per alleviare
il suo dolore. Ma in sostanza con i problemi che ha aggrava solo le
sue condizioni. Portandola tra le mie braccia di peso sino in
infermeria è passata più di un’ora e mezza per fare intervenire
la guardia medica.
Bene.
Io sono allibita da tutto ciò. Ma non smetterò di combattere per me
e le mie compagne, il nostro grido di dolore è assordante ma non ci
sente nessuno. La guardasigilli Cancellieri si sta muovendo per noi?
Per la popolazione carceraria? Ma deve aiutare noi tutte, detenute
dal degrado.
Un
grido di aiuto e un affettuoso saluto le detenute seconda sezione
Nuovi Giunti.
Se
Seguono le firme di 22 detenute
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