a fronte della indecente sentenza della cassazione che annulla sequestro:8,1
miliardi cifra stimata equivalente alle somme che nel corso degli anni la
società avrebbe risparmiato non adeguando gli impianti 'generando malattia e morte'
11 gennaio
convegno di protesta a taranto
organizza rete nazionale per sicurezza e
salute sui posti di lavoro e territorio
info
bastamortesullavoro@gmail.com
347-1102638
comunicato
invito
è convocato un convegno sul processo a riva e soci del 2014 con
l'avvocato dei processi tyssen ed eternit a torino, avv Bonetto
-sostenitore rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e
sul territorio.
-per protestare con dati di fatto contro la sentenza
della cassa
integrazione
-per riportare un bilancio dell'esperienza
vincente dei processi Tyssen-Eternit
-per una piattaforma e un metodo
della costituzione associata come parte civile, gratuita e di massa, degli
operai,lavoratori e cittadini
il convegno aperto a tutti si terrà
sabato 11 gennaio 2014 dalle ore 9.30
alle 13 presso sala palazzo di città o
biblioteca comunale - da confermare
a cura rete nazionale salute e
sicurezza sui posti di lavoro e territorio
sede taranto
bastamortesullavoro@gmail.com
347-1102638
20
dicembre 2013
La Corte di Cassazione ha stabilito che i beni
della
holding Riva Fire, società proprietaria di Ilva spa, non
andavano
sequestrati e ha annullato senza rinvio il decreto di sequestro
confermato
dal riesame nel giugno scorso dal tribunale del riesame di
Taranto.La stima
di oltre 8 miliardi era stata formulata dai
custodi
giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza, Claudio Lofrumento e
Mario
Tagarelli come il costo totale degli interventi necessari al
ripristino
funzionale degli impianti dell'area a caldo per un possibile
risanamento
ambientale. La società Riva Fire, secondo quanto ricostruito
dagli
inquirenti, avrebbe ottenuto negli anni un notevole vantaggio
economico
attraverso quella che i magistrati definiscono una "consapevole
omissione"
degli interventi nell'Ilva per la protezione e
salvaguardia
dell'incolumità
dell'ambiente, degli operai e dei cittadini
di Taranto. In sostanza 8,1
miliardi erano i soldi che secondo l'accusa i
Riva avrebbero risparmiato
evitando di ammodernare gli impianti della
fabbrica che secondo i periti del
tribunale, oggi "genera malattia e morte".
, il gip Todisco aveva
autorizzato il sequestro di denaro, conti
correnti,
quote societarie nella disponibilità della società Riva Fire, per
le
violazioni ambientali alla legge 231/01 che sancisce la
responsabilità
giuridica delle imprese per i reati commessi dai propri
dirigenti. In realtà
finora, gli uomini della Guardia di finanza erano
riusciti a individuare
solo due miliardi rispetto agli otto richiesti. Dal
sequestro sarebbero
dovuti rimanere fuori i beni e le finanze riconducibili
alla società di Ilva
spa poiché il gip Todisco aveva infatti chiarito che i
beni della società
potevano essere aggrediti solo nel caso in cui non siano
strettamente
indispensabili all'esercizio dell'attività produttiva nello
stabilimento di
Taranto. L'accusa nei confronti di Emilio, Nicola e Fabio
Riva è di
associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale,
avvelenamento
di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele sui luoghi
di lavoro.
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