pc 3 febbraio - le operaie si ribellano alle paghe di fame
Canosa di Puglia, ''Non lavoreremo più per 4 euro l'ora''
''Il contratto preveda uno
stipendio mesile di 1400 euro ma noi abbiamo sempre ricevuto la metà''.
Sabina e Tonia, insieme al rappresentante della Filctem Cgil per la
provincia di Barletta-Andria-Trani, Pietro Laboragine, hanno raggiunto
la capitale in auto per raccontare, alle telecamere di Tv2000, la loro
battaglia contro l'azienda di confezioni di Canosa di Puglia (Simony
Srl) per la quale hanno lavorato per oltre un decennio. Loro sono due
delle ex operaie alle quali, lo scorso aprile, il datore di lavoro ha
vietato l'accesso in fabbrica ammonendo la loro iscrizione al sindacato e
colpevolizzandole di aver denunciato ai carabinieri le irregolarità
nella busta paga. A quell'episodio sono seguiti gli incontri tra
dipendenti, azienda e sindacato. Ma le promesse di un miglioramento
delle condizioni retributive (e non solo), fatte da parte del titolare,
non sono state fino ad oggi mantenute. Anzi: il 1 ottobre la Simony ha
chiesto la cassa integrazione, non accettata poiché il 31 dicembre la
ditta va in liquidazione; il 18 gennaio arriva il telegramma di
licenziamento per tutte le 32 lavoratrici. Intanto il gruppo di donne
iscritte al sindacato si è ridotto da 10 a 7. Solamente un paio di
giorni fa, l'azienda fa sapere che passa alla cooperativa e invita, con
una lettera, le 7 ex dipendenti a discutere la possibilità di tornare a
lavorare. ''Ho deciso di affidarmi ad un sindacato dopo aver stirato
abiti per 18 anni al prezzo di 4 euro l'ora'', dice Tonia ai microfoni
del programma televisivo 'Romanzo familiare'. E quando la giornalista
chiede ''Vi siete mai pentite di aver fatto questa scelta?'', la
risposta è secca: ''Ci siamo pentite di non averlo fatto prima''. Al di
là degli sviluppi di una eventuale collaborazione futura, queste signore
puntano al riconoscimento della loro dignità e si fanno portavoce di
una condizione di sfruttamento che, per forza di cose, rievoca la
tragedia del crollo della fabbrica clandestina di Barletta in cui
persero la vita 5 donne. (ma.pa.)
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