Questa “unità” è rappresentata anche fisicamente da Pietro
Ichino, passato tranquillamente dal PD alla lista Monti, che è stato quando era
ancora nel PD e continua ad essere il più tenace sostenitore della abolizione
dello Statuto dei lavoratori.
In questa campagna elettorale si parla pochissimo di lavoro,
ma c’è da star sicuri che quando se ne parla sono dolori, e che comunque
chiunque governerà non deluderà le aspettative del padronato.
Ichino si presenta con due proposte.
La prima, sostituire
l’attuale legislazione del lavoro con un nuovo Codice semplificato “che in non
più di 60 articoli esponga la stessa materia in modo semplice, leggibile da
milioni di persone”, sembrerebbe apparentemente utile, ma temiamo
fortemente di sapere quali sarebbero gli articoli che andrebbero eliminati,
sicuramente quelli che tutelano i diritti dei lavoratori, considerati vecchi e
da superare. D’altra parte abbiamo già visto, su un terreno importante per la
difesa dei lavoratori, quello della sicurezza, col decreto “semplificazione”
del TU n. 81/08 sulla sicurezza, a cosa porta questa politica delle semplificazioni,
ad eliminare “lacci e laccioli”, oneri per i padroni e ad aumentare il rischio
proprio nelle situazioni lavorative dove vi sono più infortuni e morti, in
primis nei cantieri edili.
La seconda “riforma” punta all’adozione di “modelli
contrattuali meno rigidi e meno costosi”; in cambio il governo concederebbe
“una sensibile riduzione del cuneo fiscale e alleggerimenti contributivi. Solo
che non si capisce in cosa consista il “cambio”, visto che queste misure sono
tutte a favore delle aziende, mentre sono i lavoratori che “in cambio” non avranno nulla
ma solo contratti precari, con tempi e orari flessibili secondo le esigenze del
profitto aziendale e minore retribuzione. Si dice che questo è un modello
sperimentale da applicare ai giovani e alle donne che hanno un lavoro precario,
in nero; per cui dovrebbero già essere grati ad un governo che facendo leggi
pro padroni, gli dà almeno un contratto.
E poi c’è la questione delle questioni: lo “spettro” dello
Statuto dei lavoratori. Ad Ichino la riforma del Ministro Fornero, che ha già
dato un colpo decisivo all’art. 18, non basta. E in sintonia con esponenti del
PdL dice che bisogna passare dallo Statuto dei lavoratori allo Statuto dei lavori. Vale a dire allo Statuto dei padroni.
Ma come dicevamo, anche gli altri partiti sul fronte dei
diritti dei lavoratori vanno sempre più assomigliandosi, chiaramente in
negativo.
Il PD propone di usare il fisco per favorire l’occupazione
delle donne - della serie: donne = esseri inferiori (spesso accomunati agli altri
“disgraziati”, i giovani) per cui per
trovare un lavoro bisogna dare soldi alle aziende, riducendo il carico fiscale;
poi sulle pensioni, propone solo di introdurre “il principio di gradualità che
renda più morbida l’abolizione delle pensioni di anzianità e il salto a… 70
anni”.
Il PDL punta a rendere più vantaggioso per i padroni
l’assunzione del giovani, con contratti flessibili, e uso smodato
dell’apprendistato: quindi contratti precari con retribuzioni ridotte ai
giovani, soldi alle aziende; poi: ritorno al lavoro a domicilio (però, nella formula moderna del "telelavoro") che come tutti sanno porta a lavorare di più e non
di meno, per pochi soldi; e “partecipazione agli utili da parte dei
lavoratori”, che ccome sanno tanti lavoratori- falsi soci delle
cooperativa, ma veri dipendenti, si traduce nel “metterla a quel posto ai
lavoratori”, i quali con la scusa di partecipare agli utili, quindi di avere uno
stesso interesse col padrone, devono farsi sfruttare di più, per, alla fine, non
avere neanche un centesimo di “utile”, ma, al contrario, una partecipazione
alle perdite.
GRILLO, non è diverso. Vuole garantire un “lavoro pieno e
breve per tutti”. Soprattutto “breve”!
Poi prima ha proposto un reddito di cittadinanza per i
giovani di tre anni, poi pensandoci meglio e cambiando un po’ il nome in “sussidio
di disoccupazione” lo ha ridotto a due anni.
INGROIA, parla di abolizione della riforma Fornero e di
ripristino dell’art. 18, ma le sue proposte occupazionali centrate soprattutto
su “riconversione ecologica dell’economia” – messe nel suo programma in
internet – sono appunto da “internet”.
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