"... la Cina raggiungerà tra pochi anni il cosiddetto «Punto di svolta di
Lewis»... il punto nel quale, in un'economia, il lavoro
diventa scarso al punto da provocare un innalzamento repentino dei
salari, una compressione dei profitti delle imprese industriali, una
conseguente caduta degli investimenti.
...il
punto di svolta dovrebbe arrivare tra il 2020 e il 2025: ma se la
sindacalizzazione dovesse prendere piede e gli operai cinesi volessero
lavorare meno ore di oggi, grazie anche ad aumenti salariali, potrebbe
presentarsi molto prima. Non solo... dati dell'Onu che prevedono l'inizio
del declino della popolazione attiva cinese nel 2020. Succede però che
l'Ufficio nazionale di Statistica di Pechino ha comunicato che già nel
2012 la popolazione in età lavorativa (15-59 anni) è scesa di 3,5
milioni, a 937 milioni.
Che la carenza di manodopera abbia iniziato a farsi sentire,
d'altra parte, è quanto sostengono un po' tutti gli imprenditori: è in
questa situazione che di solito inizia la sindacalizzazione dei
lavoratori, e per quanto la Cina sia un fenomeno unico non si vede il
motivo (a parte la repressione) per il quale i suoi lavoratori
dovrebbero comportarsi diversamente da tutti gli altri. D'altra parte,
l'aumento dei salari è in corso da tempo. E ormai ha provocato la fine
del modello basato sui bassi costi di produzione.
Secondo uno studio del Boston Consulting Group (Bcg), i salari
cinesi crescono a due cifre dal 2000. Altre statistiche dicono che dal
2009 a oggi sono lievitati del 43 per cento e che il costo per unità di
lavoro in dollari è aumentato del 22 per cento dal 2007. Il vantaggio
competitivo dell'economia cinese fondato sulla manodopera a basso costo è
sostanzialmente stato annullato. Tanto che parecchie imprese che
avevano delocalizzato ( outsourcing ) stanno riportando in America e in
Europa le produzioni. Il fenomeno dell' offshoring , del delocalizzare,
si è trasformato nel reshoring . Sempre secondo il Bcg, tra le imprese
americane con un fatturato superiore al miliardo di dollari, il 37 per
cento pianifica o considera di riportare in America produzioni aperte
anni fa in Cina. Tra le grandi imprese con fatturato sopra i dieci
miliardi, la percentuale sale al 48. La stessa tendenza vale per le
aziende europee. Il concetto di «Cina fabbrica del mondo» è insomma già
in via di ridefinizione avanzata.
La stessa Foxconn, per dire, sta aprendo fabbriche in Brasile,
Europa dell'Est, Nord America. Lenovo, il gigante cinese che comprò da
Ibm la produzione del notebook ThinkPad, a giorni riaprirà una fabbrica
nella Carolina del Nord. Uno dei gruppi che avevano con più convinzione
decentrato fuori dagli Stati Uniti, General Electric, ha invertito la
marcia: l' outsourcing è «il modello di ieri», dice il suo boss, Jeff
Immelt....
... Pechino dovrà affrontare il
cambiamento del modello di sviluppo del Paese, trovare forme di crescita
diverse da quella sostenuta dalla manodopera a buon mercato. Il che
significa un'economia meno centralizzata e di comando: non è affatto
detto che il complicato sistema di potere del Paese lo voglia o sia in
grado di farlo. Il guaio è che l'alternativa potrebbe essere caotica..".
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