Alla
vigilia dell'incontro con i sindacati confederali e alla faccia delle
dichiarazioni di questi giorni la Fiat fa sapere che allargherà la
Cassa Integrazione per lo stabilimento di Pomigliano, come riporta la
stampa di oggi (Il Sole 24 Ore): “Saranno 4.500 i lavoratori
interessati al nuovo periodo di cassa integrazione straordinaria
nello stabilimento di Pomigliano D'Arco ma la rotazione si dovrebbe
applicare sostanzialmente a circa 2mila addetti di cui 1.800 operai”.
Questi
1.800 secondo la Fiom di Napoli, verrebbero relegati in cassa
integrazione fissa per un anno. Infatti, “Lo schema proposto
dall'azienda – continua il Sole24ore - prevede la suddivisione
delle lavorazioni dello stabilimento in tre aree, le prime due
direttamente legate al ciclo produttivo della Panda, quelle dunque
dove la rotazione per la cassa sarà minima. L'ultima area invece
ingloberà i 1.400 addetti attualmente in cig a zero ore, non ancora
rientrati nello stabilimento, e che dunque si inseriranno nel nuovo
ciclo di cassa integrazione. Questo significa che un bacino di
duemila addetti ruoterà per l'occupazione di circa 600 posizioni.”
Che
la situazione per gli operai sia abbastanza complicata e non si
sblocca si capisce dall'atteggiamento dell'azienda sui 19 operai che
avendo vinto la causa dovevano rientrare e che invece sono stati
rimandati a casa, come è successo agli operai di Melfi “ma anche
sui 126 che rappresentano la 'quota' di ulteriori tesserati Fiom che
il Tribunale di Roma, con la sentenza del 21 giugno scorso – poi
confermata in appello nel mese di ottobre -, ha imposto alla Fiat di
riassorbire”.
Davanti
a questa ulteriore arroganza i 19 operai hanno deciso di denunciare
l'azienda per “reiterata discriminazione”.
Ma
le manovre dell'amministratore delegato della Fiat non finiscono qui,
ha deciso infatti di chiudere il progetto Fabbrica Italia e
trasferire tutti gli operai alla FGA e sul Manifesto di oggi troviamo
questa considerazione di Piergiovanni Alleva, giuslavorista e
componente del collegio legale della Fiom: «Marchionne ... ha deciso
dal primo marzo il trasferimento d'azienda di Fabbrica Italia
Pomigliano a Fiat Group Automobiles, un modo per non assumere
nessuno e mettere tutti in
cassa integrazione.”
Come
si vede le intenzioni di Marchionne sembrano comprensibili a tutti.
La sua arroganza e le sue battute sono oramai diventate un
tormentone come certe canzonette estive, ma che si può permettere,
come abbiamo più volte detto, perché ha sempre una platea
accondiscendente (questa volta nella sala organizzata a Torino dal
quotidiano La Repubblica c'era anche Airaudo che non ha detto una
parola, e poi subito fuori, fa l'”esperto” nell'intervista a La
Repubblica.)
Dell'intervista
a Repubblica approfitta anche Marchionne, che alla Berlusconi, ha
usato il metodo delle dichiarazioni “shock”; ha ammesso
pubblicamente di aver sbagliato a creare la newco Fabbrica Italia
Pomigliano, “una vera imbecillaggine” si è detto da solo, e se
lo dice lui! Da un lato la storia dei 20 miliardi di investimento era
una cosa così stupida e palese che continuare a fare lo scemo su
questo poteva essere controproducente, ma, dall'altro, è chiaro che
adesso deve cercare di apparire come uno che ci ha ripensato per far
apprezzare la nuova proposta, quella appunto del trasferimento di
tutti gli operai in FGA. Che nella sostanza serve anche a risolvere
il contenzioso nato con i sindacati amici, i confederali e la Fismic,
sui 19 operai messi in mobilità per ritorsione contro la decisione
del tribunale.
Poi
si è anche autocriticato sulla Cina, dicendo che hanno sbagliato
dieci anni fa, alla faccia del grande manager che percepisce uno
stipendio di circa 20 milioni di euro l'anno!
Nel
frattempo, fra una battuta e l'altra, per rimanere nell'ambito del
Marchionne che dice sempre menzogne, incassa gli incentivi alle auto
elettriche, si legge infatti sul Sole 24 Ore di ieri: “Aiutare il
comparto [delle auto cosiddette ecologiche] non è però solo un modo
per rendere più sostenibile la nostra mobilità [cosa non vera nelle
attuali condizioni] ma anche una strada certa per dare una mano a
Fiat.”
Una
“mano a Fiat” la dà di certo il governo, la danno i sindacati
confederali e la Fismic, e la Fiom quando continua a rivolgersi ai
tribunali invece di mobilitare sul serio gli operai.
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