mercoledì 6 febbraio 2013

pc 6 febbraio - La Fiat "prende impegni"... e allarga la Cassa integrazione a Pomigliano


Alla vigilia dell'incontro con i sindacati confederali e alla faccia delle dichiarazioni di questi giorni la Fiat fa sapere che allargherà la Cassa Integrazione per lo stabilimento di Pomigliano, come riporta la stampa di oggi (Il Sole 24 Ore): “Saranno 4.500 i lavoratori interessati al nuovo periodo di cassa integrazione straordinaria nello stabilimento di Pomigliano D'Arco ma la rotazione si dovrebbe applicare sostanzialmente a circa 2mila addetti di cui 1.800 operai”.

Questi 1.800 secondo la Fiom di Napoli, verrebbero relegati in cassa integrazione fissa per un anno. Infatti, “Lo schema proposto dall'azienda – continua il Sole24ore - prevede la suddivisione delle lavorazioni dello stabilimento in tre aree, le prime due direttamente legate al ciclo produttivo della Panda, quelle dunque dove la rotazione per la cassa sarà minima. L'ultima area invece ingloberà i 1.400 addetti attualmente in cig a zero ore, non ancora rientrati nello stabilimento, e che dunque si inseriranno nel nuovo ciclo di cassa integrazione. Questo significa che un bacino di duemila addetti ruoterà per l'occupazione di circa 600 posizioni.”

Che la situazione per gli operai sia abbastanza complicata e non si sblocca si capisce dall'atteggiamento dell'azienda sui 19 operai che avendo vinto la causa dovevano rientrare e che invece sono stati rimandati a casa, come è successo agli operai di Melfi “ma anche sui 126 che rappresentano la 'quota' di ulteriori tesserati Fiom che il Tribunale di Roma, con la sentenza del 21 giugno scorso – poi confermata in appello nel mese di ottobre -, ha imposto alla Fiat di riassorbire”.
Davanti a questa ulteriore arroganza i 19 operai hanno deciso di denunciare l'azienda per “reiterata discriminazione”.
Ma le manovre dell'amministratore delegato della Fiat non finiscono qui, ha deciso infatti di chiudere il progetto Fabbrica Italia e trasferire tutti gli operai alla FGA e sul Manifesto di oggi troviamo questa considerazione di Piergiovanni Alleva, giuslavorista e componente del collegio legale della Fiom: «Marchionne ... ha deciso dal primo marzo il trasferimento d'azienda di Fabbrica Italia Pomigliano a Fiat Group Automobiles, un modo per non assumere nessuno e mettere tutti in cassa integrazione.”

Come si vede le intenzioni di Marchionne sembrano comprensibili a tutti. La sua arroganza e le sue battute sono oramai diventate un tormentone come certe canzonette estive, ma che si può permettere, come abbiamo più volte detto, perché ha sempre una platea accondiscendente (questa volta nella sala organizzata a Torino dal quotidiano La Repubblica c'era anche Airaudo che non ha detto una parola, e poi subito fuori, fa l'”esperto” nell'intervista a La Repubblica.)

Dell'intervista a Repubblica approfitta anche Marchionne, che alla Berlusconi, ha usato il metodo delle dichiarazioni “shock”; ha ammesso pubblicamente di aver sbagliato a creare la newco Fabbrica Italia Pomigliano, “una vera imbecillaggine” si è detto da solo, e se lo dice lui! Da un lato la storia dei 20 miliardi di investimento era una cosa così stupida e palese che continuare a fare lo scemo su questo poteva essere controproducente, ma, dall'altro, è chiaro che adesso deve cercare di apparire come uno che ci ha ripensato per far apprezzare la nuova proposta, quella appunto del trasferimento di tutti gli operai in FGA. Che nella sostanza serve anche a risolvere il contenzioso nato con i sindacati amici, i confederali e la Fismic, sui 19 operai messi in mobilità per ritorsione contro la decisione del tribunale.

Poi si è anche autocriticato sulla Cina, dicendo che hanno sbagliato dieci anni fa, alla faccia del grande manager che percepisce uno stipendio di circa 20 milioni di euro l'anno!

Nel frattempo, fra una battuta e l'altra, per rimanere nell'ambito del Marchionne che dice sempre menzogne, incassa gli incentivi alle auto elettriche, si legge infatti sul Sole 24 Ore di ieri: “Aiutare il comparto [delle auto cosiddette ecologiche] non è però solo un modo per rendere più sostenibile la nostra mobilità [cosa non vera nelle attuali condizioni] ma anche una strada certa per dare una mano a Fiat.”
Una “mano a Fiat” la dà di certo il governo, la danno i sindacati confederali e la Fismic, e la Fiom quando continua a rivolgersi ai tribunali invece di mobilitare sul serio gli operai.

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