giovedì 7 febbraio 2013

pc 7 febbraio - Ilva Taranto - polveri nel cimitero - i 52 lavoratori chiedono risarcimento


 

 

 



lo slai cobas per il sindacato di classe organizza la lotta di tutti i cimiteriali da anni e ne ha fatto
in certe occasioni... il posto più vivo della città


 








TARANTO – I 52 lavoratori della Cooperativa 'Ancorà, che si occupa dei servizi di 
tumulazione delle salme nonchè di custodia, guardiania, sorveglianza serale e notturna, pulizia e 
sistemazione del verde nel cimitero 'San Brunonè di Taranto, a ridosso dei parchi minerali dello 
stabilimento siderurgico, chiederanno un risarcimento 
all’Ilva per i danni alla salute subiti a causa dell’inquinamento.

Lo annuncia in una nota lo Slai Cobas per il sindacato di classe.

I lavoratori del cimitero di Taranto, che invocano più tutele e controlli sanitari, fanno presente di 
essere costretti ogni giorno a raccogliere polveri minerali tra i loculi, ma anche negli uffici e nel 
posto di guardia.
A questo proposito è stato preparato un dossier sullo stato di salute dei lavoratori.
Lo Slai Cobas aveva già manifestato l’intenzione di costituirsi parte civile nell’ambito del 

procedimento per disastro ambientale a carico dell’Ilva.

L'intervento dei lavoratori cimiteriali di Taranto alla assemblea nazionale della 
rete per la salute e sicurezza tenutasi a taranto il 7 dicembre 2013


LAVORATORE CIMITERIALE

Vi saluto tutti a nome anche dei colleghi che non sono potuti venire o restare fino a
quest’ora.
Lavoriamo al cimitero di Taranto, che significa stare fisicamente a ridosso e a stretto
contatto con l’Ilva, a poche decine di metri. Sono tante le polveri che respiriamo, anche e
soprattutto nelle ore notturne, il sabato e la domenica, quando all’Ilva approfittano per
emettere a più non posso, quando è più difficile accorgersene e che ci siano controlli.
Questa è la realtà che vivo giornalmente con i miei colleghi e possiamo anche documentarlo
tangibilmente con filmati che abbiamo realizzato in questi anni. Lavoriamo in una situazione
di assoluta criticità.
Condizioni che abbiamo in comune con chi vive al quartiere Tamburi.
Nella sentenza del riesame emessa a conferma della ordinanza del Giudice Todisco si scrive:
"la gravissima situazione di inquinamento, prodottasi con la contaminazione della vasta area ....
tra i comuni di Taranto e Statte, causata dall'attività del siderurgico e dalle sue emissioni
incontrollate e incontrollabili, oltre che da quelle autorizzate di polveri e fumi, si accompagna
ad una allarmante compromissione ambientale delle aree urbane - immediatamente e visivamente
percepibile nei rioni a ridosso del siderurgico, in particolare nel quartiere Tamburi e nella
zona del Cimitero di San Brunone massicciamente ricoperti (imbrattati) di una coltre di polveri
ferrose di colore rossastro... che ha determinato un gravissimo e ormai insostenibile rischio sanitario".
Noi lavoratori cimiteriali da 15-20 anni ogni giorno per almeno 6 ore all'aria aperta e sollevando tanta
polvere, pulendo e tumulando ecc, ci esponiamo quindi a queste sostanze inquinanti, con gravi evidenti
danni alla nostra salute passata, presente e temiamo soprattutto futuro.
Ora diciamo basta e siamo pronti a mobilitarci.
Con lo Slai cobas stiamo portando giornalmente avanti la lotta contro queste condizioni, tra l’altro
in una situazione in cui sono morti per patologie riconducibili alle condizioni di lavoro un nostro
collega e il direttore del cimitero urbano.
Abbiamo avuto anche noi i nostri morti, e questo ci accomuna ancora di più alla lotta
degli operai dell'Ilva.


IL COORDINATORE DELLO SLAI COBAS

La questione del cimitero richiama la vicenda dei cittadini dei Tamburi.
Molti cittadini di Tamburi e lavoratori del cimitero stanno avviando e vorrebbero avviare una
class action e altre azioni risarcitorie.
La Rete si occuperà moltissimo di questo anche per sottrarre questi cittadini e lavoratori
all’andazzo che si sta generalizzando, di avvocati che si prestano ad iniziare azioni risarcitorie,
prospettando risarcimenti milionari, ecc. Per contrastare questo abbiamo contattato e ci ha
espresso la sua disponibilità e adesione all’iniziativa l’avv. Bonetto di Torino, che è avvocato
di parte civile nel processo Eternit, che ha curato la causa civile di tremila tra lavoratori e
cittadini contro l’Eternit. Bonetto è sostenitore da tempo del sindacalismo di tutte le forme
di opposizione in fabbrica e molto conosciuto per questo tipo di processi.
Su questo organizzeremo, forse già e gennaio un incontro specifico sulla questione di avvio
di cause risarcitorie e costituzioni di parti civili e chiameremo tutti ad associarsi, non tanto
all’avvocato, ma per assicurare che si possa fare una battaglia senza secondi fini.
Una battaglia che è di alta civiltà e certo non solo di ricerca di indennizzi a fronte di tragedie
così grandi.
I lavoratori del cimitero saranno uno dei pilastri di questa battaglia, proprio per la loro condizione
specifica di lavoratori esterni all’Ilva che per lo più non abitano a Tamburi ma che pure si trovano
al centro di questa vicenda.



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