TARANTO
– I 52 lavoratori della Cooperativa 'Ancorà, che si occupa dei servizi
di
tumulazione delle salme nonchè di custodia, guardiania, sorveglianza
serale e notturna, pulizia e
sistemazione del verde nel cimitero 'San
Brunonè di Taranto, a ridosso dei parchi minerali dello
stabilimento
siderurgico, chiederanno un risarcimento
all’Ilva per i danni alla
salute subiti a causa dell’inquinamento.
Lo annuncia in una nota lo Slai Cobas per il sindacato di classe.
I
lavoratori del cimitero di Taranto, che invocano più tutele e controlli
sanitari, fanno presente di
essere costretti ogni giorno a raccogliere
polveri minerali tra i loculi, ma anche negli uffici e nel
posto di
guardia.
A questo proposito è stato preparato un dossier sullo stato di salute dei lavoratori. Lo
Slai Cobas aveva già manifestato l’intenzione di costituirsi parte
civile nell’ambito del
procedimento per disastro ambientale a carico
dell’Ilva.
L'intervento dei lavoratori cimiteriali di Taranto alla assemblea nazionale della
rete per la salute e sicurezza tenutasi a taranto il 7 dicembre 2013
LAVORATORE CIMITERIALE
Vi saluto tutti a nome anche dei
colleghi che non sono potuti venire o restare fino a
quest’ora.
Lavoriamo al cimitero di Taranto, che
significa stare fisicamente a ridosso e a stretto
contatto con
l’Ilva, a poche decine di metri. Sono tante le polveri che
respiriamo, anche e
soprattutto nelle ore notturne, il sabato e la
domenica, quando all’Ilva approfittano per
emettere a più non
posso, quando è più difficile accorgersene e che ci siano
controlli.
Questa è la realtà che vivo
giornalmente con i miei colleghi e possiamo anche documentarlo
tangibilmente con filmati che abbiamo realizzato in questi anni. Lavoriamo in una situazione
di assoluta criticità.
Condizioni che
abbiamo in comune con chi vive al quartiere Tamburi.
Nella sentenza del riesame emessa a
conferma della ordinanza del Giudice Todisco si scrive:
"la
gravissima situazione di inquinamento, prodottasi con la
contaminazione della vasta area ....
tra i comuni di Taranto e
Statte, causata dall'attività del siderurgico e dalle sue emissioni
incontrollate e incontrollabili, oltre che da quelle autorizzate
di polveri e fumi, si accompagna
ad una allarmante compromissione ambientale delle aree urbane - immediatamente e visivamente
percepibile nei rioni a ridosso del siderurgico, in particolare nel
quartiere Tamburi e nella
zona del Cimitero di San Brunone
massicciamente ricoperti (imbrattati) di una coltre di polveri
ferrose di colore rossastro... che ha determinato un gravissimo e
ormai insostenibile rischio sanitario".
Noi lavoratori
cimiteriali da 15-20 anni ogni giorno per almeno 6 ore all'aria
aperta e sollevando tanta
polvere, pulendo e tumulando ecc, ci
esponiamo quindi a queste sostanze inquinanti, con gravi evidenti
danni alla nostra salute passata, presente e temiamo soprattutto
futuro.
Ora diciamo basta e siamo pronti a mobilitarci.
Con lo
Slai cobas stiamo portando giornalmente avanti la lotta contro queste
condizioni, tra l’altro
in una situazione in cui sono morti per
patologie riconducibili alle condizioni di lavoro un nostro
collega e
il direttore del cimitero urbano.
Abbiamo avuto anche noi i nostri
morti, e questo ci accomuna ancora di più alla lotta
degli operai
dell'Ilva.
IL COORDINATORE DELLO SLAI COBAS
La questione del cimitero richiama la
vicenda dei cittadini dei Tamburi.
Molti cittadini di Tamburi e lavoratori del cimitero stanno avviando e vorrebbero avviare una
class action e altre azioni risarcitorie.
La Rete si occuperà
moltissimo di questo anche per sottrarre questi cittadini e
lavoratori
all’andazzo che si sta generalizzando, di avvocati che
si prestano ad iniziare azioni risarcitorie,
prospettando
risarcimenti milionari, ecc. Per contrastare questo abbiamo
contattato e ci ha
espresso la sua disponibilità e adesione
all’iniziativa l’avv. Bonetto di Torino, che è avvocato
di parte
civile nel processo Eternit, che ha curato la causa civile di tremila
tra lavoratori e
cittadini contro l’Eternit. Bonetto è sostenitore
da tempo del sindacalismo di tutte le forme
di opposizione in
fabbrica e molto conosciuto per questo tipo di processi.
Su questo organizzeremo, forse già e
gennaio un incontro specifico sulla questione di avvio
di cause risarcitorie e costituzioni di parti civili e chiameremo tutti ad
associarsi, non tanto
all’avvocato, ma per assicurare che si possa
fare una battaglia senza secondi fini.
Una battaglia che è di alta
civiltà e certo non solo di ricerca di indennizzi a fronte di
tragedie
così grandi.
I lavoratori del cimitero saranno uno dei
pilastri di questa battaglia, proprio per la loro condizione
specifica di lavoratori esterni all’Ilva che per lo più non
abitano a Tamburi ma che pure si trovano
al centro di questa vicenda.
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