Accusati di ricattare gli operai per licenziarli
Il 15 maggio prossimo il giudice dell’udienza preliminare
Roberta Marchiori, ascolterà due testimoni prima di decidere se rinviare a
giudizio o meno i titolari della «Eurotecnica» e della «Rock», imprese che hanno
a lungo lavorato in subappalto all’interno di Fincantieri, accusati di
estorsione nei confronti di decine di loro dipendenti, per la maggior parte
operai del Bangladesh. Per quel giorno sono stati convocati il segretario
provinciale della Fiom Luca Trevisan e il funzionario dell’Ispettorato del
lavoro, che ha compiuto i controlli sulle due imprese di Giuseppe Ruggi (Mira) e
Daniele Cassarino (Fiesso d’Artico) e dei due loro soci bengalesi, controlli
conclusi con pesanti ammende. Dovranno spiegare se sia davvero una prassi molto
diffusa, seppur illegale, quella della cosiddetta paga globale. Si tratta di un
sistema che molti operai stranieri, ai quali la pensione non interessa perché
prima o poi se ne andranno dall’Italia, accettano e che conviene soprattutto ai
titolari delle imprese, visto che non pagano i contributi. I quattro, però,
devono rispondere di aver di fatto ricattato i loro operai facendo firmare fogli
di dimissioni senza data. Visto che le paghe, stando alle accuse, venivano
decurtate anche del 30 per cento, se qualcuno si lamentava o protestava le
dimissioni venivano accettate, ma in realtà si trattava di un vero e proprio
licenziamento. Chi non firmava quel foglio senza data non veniva assunto e così,
molti, anzi quasi tutti, lo firmavano pur di lavorare. Quattro anni fa, i
carabinieri della Polizia giudiziaria veneziana, nelle perquisizioni nelle sedi
delle due imprese e nella case dei quattro titolari, avevano trovato le prove:
numerosi fogli di dimissioni già firmate dai dipendenti, tutti regolarmente
senza data e quindi firmati al momento dell’assunzione. Se le ditte avessero
dovuto pagare il salario intero ai dipendenti non avrebbero potuto strappare i
subappalti alla Fincantieri e riuscivano a farlo grazie ai ribassi proposti
grazie ai risparmi fatti sul salario della forza lavoro. Durante le gare,
quattro anni fa, le ditte indicano il prezzo per ora di lavoro, il cui numero
complessivo viene dato da chi appalta, e per non finire fuori mercato si
aggirava sui 20 euro all’ora, un prezzo davvero irrisorio Spesso, tra l’altro,
il loro orario di lavoro superava addirittura le 12 ore.(g.c.)
dallo slai cobas per il sindacato di classe marghera 06-02-2013
Seconda udienza al processo
Rocx-Eurotecnica. Fissata la terza udienza al 15 maggio, in cui saranno sentiti
ispettori del lavoro e in segretario provinciale Fiom in qualità di testimoni
per dire o meno se sia una "prassi diffusa" quella della paga "globale" in
Fincantieri.
La ns.O.S., parte civile al processo, ha spesso documentato
questo aspetto, ma occorre precisare che in questo processo non si sta parlando
di questo, bensì delle denunce di estorsioni con cui venivano fatte massivamente
pagare ai lavoratori di queste ditte, ed "a rate" le somme decise
preliminarmente ai contratti di soggiorno. Di tale aspetto non
viene fatta menzione nel servizio della Nuova Venezia di oggi. (http://www.slaicobasmarghera.org/udienza2rx-et.htm)
L'articolo in cronaca parla delle lettere di dimissioni come
fulcro del potere di ricatto. Non si tratta cioè solo delle lettere in bianco delle
dimissioni, che sono solo un aspetto. Due soci delle due aziende essendo
connazionali della gran parte dei lavoratori, ciò permetteva alla struttura la
selezione e la gestione delle "quote" che venivano pretese e trattenute
mensilmente. La cosa che non si dice è che anche dopo le perquisizioni del 2009
e sino a tutto il 2011, a Marghera queste aziende hanno continuato a ricevere le
commesse da Fincantieri, nonostante non fossero certo le uniche aziende di
saldatura e carpenteria. Certamente questi ricatti non riguardavano solo Rocx ed
Eurotecnica, ma può essere questa una "attenuante" ? O non invece una maggior
responsabilità dei dirigenti di Fincantieri ?
Al contempo stanno continuando le testimonianze, anche
nostre, alle varie udienze circa le opposizioni fatte da Fincantieri ai decreti
ingiuntivi mossi dai legali ns.convenzionati nell'interesse complessivamente di
54 lavoratori delle due aziende, sulla base delle diffide accertative emesse
dalle Istituzioni preposte dopo gli accertamenti della Procura del 2009, che
appunto dettero il via al processo anche sul piano penale.
Il tentativo di Fincantieri, abbastanza maldestro, è stato
quello di cercare di dimostrare che non vi poteva essere responsabilità solidale
sui due anni cercando di giocare sul fatto che le diffide accertative emesse a
fine 2011, hanno dato luogo tra la fine del 2011 ed i primi mesi del 2012 alle
ns.azioni giudiziarie.
Riconoscendo peraltro implicitamente la Giustizia che altre
75 diffide non hanno avuto peraltro seguito. Il rischio per Fincantieri sarebbe
ciò che può venir fuori se gli imputati del processo penale anziché negare,
ammettessero e chiamassero in causa i loro referenti nell'Azienda statale della
Cantieristica nazionale.
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