Tanti coordinatori e lavoratori nostri sono oggetto di questo procedimento e restrizione, tra i tanti ricordiamo anche quello da Foggia ad un altro nostro coordinatore, Piero, per aver sostenuto le lotte dei lavoratori delle campagne. Nella giornata di ieri è stata invece notificata a Eddy, uno dei nostri coordinatori, un foglio di via da San Giuliano Milanese in cui viene definito “soggetto che esprime pericolosità sociale”. In questo caso, invece, la sua colpa è quella di essere stato al fianco dei lavoratori del magazzino di Zampieri di San Giuliano quando, la sera del 27 Maggio, bodyguard armati di mazze e pistole taser, aggredirono il picchetto ma furono respinti dai lavoratori del Si Cobas che mantennero il presidio fin quando quest’ultimo non fu completamente accerchiato dalle forze dell’ordine. Nei giorni scorsi sempre Eddy è stato informato di un’indagine a suo carico per Associazione a delinquere (articolo 416 del codice penale) in cui sarebbe coinvolto e che risulta tuttora in corso. Quanto accaduto non ha nulla di casuale e non è una persecuzione ad un singolo compagno: il fatto che gli sfruttati e le sfruttate stiano provando ad organizzarsi a più livelli e in maniera sempre più convinta non fa dormire sonni tranquilli ai padroni la cui unica esigenza diventa quella di prevenire e poi reprimere ogni tentativo di lotta che metta in discussione questo sistema sociale ed economico. Si potrebbero fare mille singoli esempi a partire da Piacenza dove la Fedex ha preferito fermare uno stabilimento dinanzi alla straordinaria resistenza dei lavoratori e alle loro vittorie ma la verità è che la repressione colpisce tutti e tutte coloro che non solo lottano per la difesa e il miglioramento delle condizioni di vita sui posti di lavoro ma che provano contemporaneamente anche a rafforzare un fronte unico di classe che si opponga, combattendo, al fronte dei padroni. Padroni che rispondono coi fogli di via, le multe e le denunce contro i lavoratori combattivi in sciopero, gli arresti ai sindacalisti di base che si oppongono alle chiusure delle fabbriche, i crumiri che uccidono in nome del profitto Adil e di quelli che provano ad ammazzare fuori altri picchetti, le squadracce al servizio delle multinazionali, le accuse e le minacce ai portuali che si rifiutano di lavorare le armi israeliane. Una lotta contro questi meccanismi repressivi non può essere slegata da una lotta quotidiana contro il sistema economico e sociale che li produce: sarà fondamentale fare quadrato attorno a chi viene represso perché prova a rovesciare lo status quo ma siamo consapevoli che l’unica risposta che abbiamo è continuare ad allargare il fronte unico degli sfruttati a partire da una stagione di sciopero generale unitario contro le politiche capitalistiche dell’Unione Europea e del Governo italiano, per ribaltare il tavolo e tracciare nuovamente la possibilità di mettere in discussione questo sistema che produce oramai solo barbarie, disoccupazione, licenziamenti, inquinamento, disastri ambientali, crisi sanitarie, abbruttimento sociale.
da si cobas napoli
Nessun commento:
Posta un commento