La corruzione è un fatto strutturale del sistema
capitalistico (non c’è ambito sociale che non sia coinvolto), che al suo
sfruttamento “naturale” della forza lavoro per fare profitti, aggiunge quello
del cosiddetto “sistema mafioso”, una delle tante forme di delinquenza padronale
e non solo…
“… un dossier, finora inedito, che ricostruisce negli ultimi
11 anni l’andamento di questo “sistema”, fatto di corruzioni di funzionari
pubblici, collusioni di imprese, evasione fiscale e riciclaggio di denaro
sporco.”
Questi “dossier” che di tanto in tanto possono mettere in
difficoltà qualche delinquente e servono da denuncia verso la cosiddetta opinione
pubblica, rimangono però lettera morta, non spostano di una virgola la sostanza
del sistema capitalistico al cui centro c’è il profitto creato nelle fabbriche
dallo sfruttamento della forza lavoro.
***
Oro nero, affari di mafia in 11 anni di indagini
Dossier Gdf. Illeciti su prodotti petroliferi: stimata
un’evasione fiscale di 4,3 miliardi tra Iva e accise. Faro su raffinerie,
depositi di stoccaggio e trader
L’accertamento sulla filiera dei prodotti petroliferi è
“mirato e selettivo”. Raffinerie, depositi di stoccaggio e trader sono sotto
monitoraggio non solo per far emergere i casi di evasione fiscale, che
nell’ultima decade ha raggiunto il valore di oltre 4,3 miliardi di euro. L’ipotesi
che ci sia una “faccia pulita” per schermare i traffici dell’oro nero è resa
concreta dalle informative della Guardia di finanza e dalle relazioni
dell’Antimafia, che indicano nell’impresa collusa il “punto di riferimento
grazie al quale” soprattutto le cosche di ‘ndrangheta, “riescono ad accaparrare
il settore petrolifero”.
Il dossier Gdf
L’attenzione è alta. Tanto che il comandante generale della guardia di finanza, Giuseppe Zafarana, ha
costituito un’apposita cabina di regia per monitorare il fenomeno. Anche per questo le Fiamme gialle hanno messo a punto un dossier, finora inedito, che ricostruisce negli ultimi 11 anni l’andamento di questo “sistema”, fatto di corruzioni di funzionari pubblici, collusioni di imprese, evasione fiscale e riciclaggio di denaro sporco.Gli investigatori hanno studiato l’andamento della filiera
illecita, scoprendo che “queste frodi” – si legge nel dossier – non sono un
campo d’azione riservato a “specialisti” della fiscalità ma scaturiscono da
“regie” strutturate della criminalità organizzata”. Al punto che si
registrano annualmente – un incremento costante di accusati di reati mafiosi
connessi ai traffici petroliferi. Si è scoperto, in particolare, un
interesse diretto della ‘ndrangheta, tanto che i capitali sporchi sono utilizzati
nell’acquisizione di depositi di stoccaggio o impianti di distribuzione
stradale. Così sono realizzati “ulteriori e ingenti profitti” grazie
all’evasione dell’Iva e delle accise.
Stando ai dati del rapporto, negli 11 anni di riferimento si
è registrata un’evasione delle accise pari a 2, 6 miliardi di euro. Sul fronte
dell’Iva i calcoli partono dal 2016 e indicano un mancato versamento di 1,7
miliardi.
Paesi di provenienza
Negli ultimi 11 anni sono circolati oltre 1,2 miliardi di
chili di carburante in evasione d’imposta. Prodotto petrolifero proveniente
dall’Est Europa. Le direttrici principali seguite dalle organizzazioni
criminali per introdurre le miscele di idrocarburi in Italia prevedono transiti
via terra e via treno attraverso Polonia, Germania, Ungheria, Repubblica Ceca,
Slovacchia, Austria e Slovenia, cui si aggiungono le rotte via mare dalla
Spagna e da paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, in alcuni casi anche con
l’intermediazione di società maltesi.
In Italia finiscono miscele (dette designer fuels)
classificate come oli lubrificanti, ma con caratteristiche simili a quelle del
normale gasolio: un modo per aggirare l’imponibilità delle accise.
La doppia vita delle società
Per arginare i traffici il legislatore ha studiato una
normativa complessa e con regole stringenti. Ma tanto non basta a frenarli. La
Guardia di finanza ha tracciato un circuito di società costituite allo scopo di
riciclare i capitali sporchi dell’evasione, è il caso della doppia vita di un
agriturismo di Pescara, finito in mano alle cosche di ‘ndrangheta, costituito
al solo scopo di compiere prima frodi sui finanziamenti pubblici, per poi
diventare uno strumento di riciclaggio di soldi illeciti giunti da reati
fiscali nel settore dell’evasione dell’Iva e delle accise in materia di trasporto e distribuzione di carburanti
petroliferi.
E-fattura e flussi finanziari
Stando al dossier della Gdf, l’approccio di polizia è
“mirato e selettivo”. L’accertamento si concentra sulla ricostruzione dei
flussi finanziari, anche attraverso l’approfondimento delle Segnalazioni e
operazioni sospetti ricevuto (Sos) dall’Uif di Bankitalia e rielaborate dalle
Fiamme gialle. L’incrocio dei dati contenuti negli applicativi informativi, tra
cui quelli in tema di fatturazione elettronica obbligatoria, sono di aiuto sul
piano preventivo per compiere controlli anche sulle nuove partite Iva in tema
di prodotti petroliferi.
Il coordinamento degli approfondimenti ora è nelle mani
della cabina di regia costituita al Comando generale della Guardia di finanza,
che ha l’obiettivo di coordinare e valutare il “sistema” mafioso che muove le
fila di questo business illecito.
Il Sole24Ore 5 lug. 21
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