giovedì 8 luglio 2021

pc 8 luglio - Mentre la lotta degli operai della logistica e in primis gli operai Fedex continua nonostante la repressione per strappare risultati concreti è la Cgil di Landini che punta a riprendersi spazio per isolare il sindacalismo classista e combattivo

[ITALIA] Dall’incontro col ministro Orlando un piccolo ma significativo passo avanti nella vertenza Fedex. La lotta operaia continua

DALL’INCONTRO COL MINISTRO ORLANDO

UN PICCOLO MA SIGNIFICATIVO PASSO AVANTI

NELLA VERTENZA FEDEX

Nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 6 luglio, presso la sede del ministero del lavoro si è svolto il tavolo di incontro tra il ministro Orlando, una delegazione nazionale del SI Cobas e il portavoce nazionale dell’Adl Cobas Gianni Boetto, riguardante la vertenza nazionale Fedex e più in particolare la chiusura del sito di Piacenza.

L’incontro, come molti ricorderanno, era stato inizialmente lo scorso 29 giugno e poi rinviato a causa del concomitante incontro tra governo e confederali sullo sblocco dei licenziamenti.

Anche ieri erano presenti in presidio fuori al ministero per sostenere la delegazione circa duecento tra lavoratori Fedex e solidali.

Al tavolo hanno preso parte anche i collaboratori del ministro e, da remoto, il direttore generale Romolo De Camillis.

Nelle due ore di confronto, la delegazione del SI Cobas (composta dai membri dell’esecutivo nazionale Mohammed Arafat, Alessandro Zadra e Peppe D’Alesio e dal delegato Tnt Fedex di Piacenza Bayoumi Ziad) e il compagno dell’ADL Cobas hanno ripercorso le vicende che a partire dalla chiusura del sito di Piacenza hanno portato nelle ultime settimane ad un escalation di violenza senza precedenti contro i lavoratori della logistica in sciopero, culminata con le aggressioni alla Zampieri di San Giuliano Milanese e Tavazzano e poi nell’assassinio di Adil Belakhdim alla Lidl di Biandrate, sottolineando che il clima da far west che si respira attualmente ai cancelli dei magazzini è l’effetto diretto delle discriminazioni e delle condotte antisindacali messe in campo da Fedex con un triplice scopo:

a) estromettere il sindacalismo conflittuale dalla propria filiera e sostituirlo con sindacati di comodo;

b) portare a termine senza alcuna resistenza il piano di ristrutturazione che prevede 6300 licenziamenti su scala europea; c) smontare pezzo dopo pezzo le conquiste ottenute dai lavoratori in questi anni: conquiste che hanno portato non solo a un miglioramento delle condizioni di lavoro e salariali, ma anche un introito significativo nelle casse dello stato a seguito del superamento in molte filiere del sistema di illegalità e di evasione fiscale e contributiva reso possibile dall’espediente delle finte cooperative.

Abbiamo inoltre evidenziato che questa linea di condotta, oltre ad essere inaccettabile per le sue modalità unilaterali ed arbitrarie, può rappresentare un pericolosissimo precedente per l’intero comparto, attraversato da piani di ristrutturazione analoghi su molte altre filiere: un processo che sarà facilitato e incoraggiato dallo sblocco dei licenziamenti, attraverso il quale le grandi committenze (che quasi ovunque non solo non registrano stati di crisi, ma hanno addirittura tratto un beneficio netto dalla crisi pandemica in termini di profitti) puntano a sostituire migliaia di lavoratori garantiti con altrettanti precari e somministrati.

Alla luce di ciò, è evidente che la vertenza Fedex assume un peso e una valenza nazionale per tutta la categoria (e non solo), e quindi, se si vuol davvero evitare il ritorno alle forme di sfruttamento esasperate nei magazzini e l’inasprirsi del clima da far west di queste settimane, diventa centrale la riapertura del sito di Piacenza e il ripristino di normali relazioni sindacali sull’intera filiera Fedex.

Il ministro, dopo aver manifestato la sua disponibilità a un confronto permanente sulle problematiche nazionali della logistica, ha assunto in prima persona l’impegno a contattare il Mise al fine di verificare la disponibilità di quest’ultimo a una convocazione congiunta di un tavolo di trattativa con Fedex, e in caso di indisponibilità del Mise, ad avocare a se la gestione della vertenza e dunque procedendo a convocare direttamente Fedex.

Orlando ha altresì garantito che questi passaggi saranno espletati entro e non oltre il giro di una settimana.Pur con le lungaggini tipiche della prassi burocratico-istituzionale, e nonostante si sia registrata ancora una volta la completa latitanza del Mise sulla vicenda, esprimiamo una parziale e moderata soddisfazione sugli esiti dell’incontro: dopo 4 mesi di lotta, di scioperi e di mobilitazione fuori ai cancelli Fedex e nelle piazze di tutta Italia, il ministero del lavoro ha finalmente ufficializzato la propria volontà di svolgere un ruolo attivo in questa vertenza e un impegno per la riapertura del sito di Piacenza e la ricollocazione al lavoro dei 280 operai messi alla porta dalla multinazionale americana dalla sera alla mattina.

D’altra parte, ci teniamo a ribadire che i tavoli istituzionali non sostituiscono la mobilitazione e il protagonismo dei lavoratori: al contrario, come i fatti hanno ampiamente dimostrato, le istituzioni e lo stesso ministero entrano in gioco e svolgono il proprio ruolo solo a seguito della spinta determinata dalle lotte.

Non è un caso se l’incontro di ieri è stato “accompagnato” da una nuova serie di scioperi su tutta la filiera Fedex nazionale: lunedì mattina a Peschiera Borromeo, la sera successiva a Fiano Romano, e ieri per tutta la giornata a Bologna.

Nei prossimi giorni verificheremo se alle parole del ministro Orlando seguiranno i fatti.

Al termine dell’incontro la delegazione ha tenuto un assemblea coi lavoratori presenti al presidio, nella quale si è ribadito che la lotta contro Fedex proseguirà ad oltranza finchè i padroni non si decideranno ad aprire un vero tavolo di trattativa sulla ricollocazione al lavoro dei 280 di Piacenza.

Solo la lotta paga

dalla stampa borghese

“Un piano nazionale per la logistica” - Sabato a Lodi assemblea con Landini

Logistica. Oltre 100 delegati dell’Emilia-Romagna sabato a Lodi all’assemblea nazionale del settore merci, spedizione e logistica organizzata dalla FILT CGIL.

“È sotto gli occhi di tutti – afferma il sindacato – quanto successo e quanto sta accadendo in questi giorni nel nostro Paese dopo l’incidente di Biandrate, che ha visto la morte del sindacalista Adil Belakhdim iscritto al Si Cobas. Un fatto gravissimo, che ha messo al centro la situazione che vive il settore della logistica in Italia. In tutto questo manca purtroppo l’attenzione del Governo e della politica su un settore che è diventato ormai strategico per l’economia nazionale ed internazionale, producendo il 9% del PIL nazionale. Serve una regia, un sistema di regole, un piano nazionale della logistica che coinvolga tutti gli attori del processo, che riesca a mettere ordine in un settore non governato, dove non ci sono regole e il tanto osannato mercato non viene deciso in Italia ma altrove”.

“Per affermare le nostre idee e stare al merito dei problemi, sabato 10 luglio oltre cento delegati dell’Emilia-Romagna parteciperanno all’assemblea nazionale dei delegati del settore merci spedizioni e logistica, organizzata dalla FILT CGIL a Lodi, nel triangolo della logistica, che vedrà le conclusioni del segretario nazionale della CGIL Maurizio Landini. Perché, e va detto con grande chiarezza, le organizzazioni sindacali confederali rappresentano questo settore. Lo dicono i numeri: solo come CGIL associamo e rappresentiamo in Emilia-Romagna più di 15.000 lavoratori della logistica, che diventano 30.000 con CISL e UIL”.

“Lo racconta – proseguono – il costante lavoro di tutela, di scontro, di confronto e di contrattazione con le aziende e le cooperative. Lo dimostrano tutte le vertenze aperte. Lo dice il grande lavoro di tutela collettiva ed individuale che svolgiamo sui territori tutti i giorni. Da qui il risultato enorme del rinnovo della parte economica del Contratto Nazionale, sottoscritto recentemente dalle organizzazioni sindacali confederali di categoria e da tutte le controparti datoriali del settore, accordo che ha determinato nel triennio un aumento medio di 104 euro e tiene insieme le variegate e numerosissime (28) controparti datoriali. E poi c’è il caso Fedex, uno dei processi di internalizzazione più importante degli ultimi anni (750 lavoratori a livello nazionale di cui circa 200 Bologna), che ci insegna anche un’altra verità: questo mondo può funzionare bene anche se i lavoratori sono diretti. E non è vero che necessariamente devono essere date in appalto le attività di facchinaggio e di movimentazione delle merci, si può fare diversamente stando sul mercato e restando competitivi”.

“Noi pensiamo che nessuno sia forte da solo, dobbiamo far capire al Governo che a questo settore non bastano le task force, utili nell’immediato, ma un intervento strutturale, un piano che consenta di mettere ordine, diritti, legalità, sui contratti, con regole e norme sull’intero sistema degli appalti. Chiediamo che ci sia una norma che estenda la responsabilità in solido del committente sulle attività appaltate, alla parte fiscale, per avere un controllo diretto sul pagamento dell’IVA da parte delle imprese che affidano l’appalto. Vorremmo che ci fossero una modifica alle leggi sulla cooperazione e molti più controlli nei confronti delle false cooperative che, attraverso i regolamenti interni, derogano e stravolgono il contratto nazionale, per risparmiare sul costo del lavoro, attivando e prorogando finti stati di crisi a scapito degli stipendi dei propri soci. Per questo auspichiamo un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni sindacali da parte del Governo, un confronto strutturato che non può e non deve vivere solo di emergenza”.

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