giovedì 8 luglio 2021

pc 8 luglio - La Marina militare italiana alla ricerca di armi sempre più sofisticate, e soldi, per prepararsi ai sistemi di combattimento navale del futuro nelle operazioni a domini multipli”

                                
La Marina Militare italiana, nell’euforia della corsa ad armarsi sempre meglio per le guerre, soprattutto le guerre contro le masse popolari, si arrabbia con l’industria perché non è capace di “fornire velivoli a pilotaggio remoto in grado di atterrare “sul ponte di volo nel mare in tempesta”.

“Il problema”, perché questo per l’Italia imperialista sembra un bel problema, è stato segnalato in un seminario della Marina militare sul “Future combat naval system 2035 nelle multi domain operations”, con rappresentanti di Marina, industria, università.”

Parliamo del 2035! Si parla seriamente di “Sistema di combattimento navale del futuro nelle operazioni a domini multipli”, che sono cinque, come ci raccolta l’articolo del Sole24Ore del 6 luglio scorso: “oltre a quelli terrestre, marino, aeronautico, ci sono “spaziale e cyber”, ha detto il capo

dell’ufficio Spazio e innovazione tecnologica, Enrico Bignale. Il contrammiraglio Valentino Rinaldi, capo del terzo reparto, ha spiegato che ‘l’obiettivo 2035 dello sviluppo capacitivo’ della Marina è articolato in tre aree, “gruppo portaerei più caccia di quinta generazione [ma già si pensa a quello di sesta generazione], forza anfibia (con proiezione a terra), capacità sottomarina”.

Mentre “Il contrammiraglio Placido Torresi, capo del sesto reparto (aeromobili)” ricorda ‘La sfida principale e il rinnovamento della linea aerotattica, con la sostituzione degli Av-8B con gli F-35 a decollaggio corto e appontaggio verticale dal 2024” si lamenta d’altronde che “da più di dieci anni la Marina militare ha un requisito per gli “unmanned”  [gli aerei senza piloti, ndr].” E, cavolo, “Questo gap non è più ritardabile. Sarà necessaria la piena integrazione di aerei a pilotaggio remoto. I mezzi aerei dovranno essere navalizzati.”

Ma nonostante siano “…centinaia le aziende che producono droni … quando si parla di atterraggio sul ponte di volo nel mare in tempesta questi partner si dissolvono. Rilancio l’appello per gli amici dell’industria per navalizzare i droni”.

Tutta questa roba contro le nuove “minacce”! “Mbda ha illustrato le proprie tecnologie contro nuove minacce, sta lavorando a un intercettore endo-atmosferico per affrontare diverse minacce, tra cui missili balistici a raggio intermedio, missili da crociera ipersonici, aerei da combattimento di nuova generazione.”

E questi militari pronti alla guerra si vantano pure di “risultati eccezionali” e degli ottimi partner industriali: “I questi due anni siamo riusciti ad avere risultati eccezionali a livello internazionale, insieme alla Marina e ai partner, Leonardo ovviamente, grazie a un prodotto che è il top, le Fremm, rappresenta l’F-35 in campo navale”, ha detto Giuseppe Giordo, direttore generale divisione navi militari di Fincantieri. “La trasformazione dell’industria italiana navale della difesa deve essere quella di passare da un cantiere navalmeccanico e un prime contractor”.

Insomma tutta l’industria italiana si mette al servizio, naturalmente pagato profumatamente con tanti fondi pubblici, in questo caso anche europei, della preparazione alle guerre attuali e alle prossime: “Alessandro Profumo, a.d. di Leonardo-Finmeccanica, ha parlato di trasformazione digitale e cyber security. “Dico grazie a Giuseppe Giordo per quello che ha detto, che condivido al 100%, ma anche perché ha ottenuto grandi successi a livello internazionale anche come a.d. di Orizzonte sistemi navali, che ha con noi una stretta interconnessione”. Profumo ha parlato del futuro aereo da combattimento di sesta generazione, “il Tempest è il campione digitale”. Insieme al Baltic Institute of Advanced Technology di Vilnius Leonardo si è aggiudicata il progetto Ue sulla cyber security Edf-Edidp Cyber4Se, un consorzio a giuda lituana che beneficia di fondi Ue per 9,3 milioni di euro.”

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