La Marina Militare italiana, nell’euforia
della corsa ad armarsi sempre meglio per le guerre, soprattutto le guerre contro
le masse popolari, si arrabbia con l’industria perché non è capace di “fornire
velivoli a pilotaggio remoto in grado di atterrare “sul ponte di volo nel
mare in tempesta”.
“Il problema”, perché questo per
l’Italia imperialista sembra un bel problema, è stato segnalato in un seminario
della Marina militare sul “Future combat naval system 2035 nelle multi
domain operations”, con rappresentanti di Marina, industria, università.”
Parliamo del 2035! Si parla seriamente di “Sistema di combattimento navale del futuro nelle operazioni a domini multipli”, che sono cinque, come ci raccolta l’articolo del Sole24Ore del 6 luglio scorso: “oltre a quelli terrestre, marino, aeronautico, ci sono “spaziale e cyber”, ha detto il capo
dell’ufficio Spazio e innovazione tecnologica, Enrico Bignale. Il contrammiraglio Valentino Rinaldi, capo del terzo reparto, ha spiegato che ‘l’obiettivo 2035 dello sviluppo capacitivo’ della Marina è articolato in tre aree, “gruppo portaerei più caccia di quinta generazione [ma già si pensa a quello di sesta generazione], forza anfibia (con proiezione a terra), capacità sottomarina”.Mentre “Il contrammiraglio
Placido Torresi, capo del sesto reparto (aeromobili)” ricorda ‘La sfida
principale e il rinnovamento della linea aerotattica, con la sostituzione
degli Av-8B con gli F-35 a decollaggio corto e appontaggio verticale dal
2024” si lamenta d’altronde che “da più di dieci anni la Marina militare ha un
requisito per gli “unmanned” [gli aerei
senza piloti, ndr].” E, cavolo, “Questo gap non è più ritardabile. Sarà
necessaria la piena integrazione di aerei a pilotaggio remoto. I mezzi aerei
dovranno essere navalizzati.”
Ma nonostante siano “…centinaia
le aziende che producono droni … quando si parla di atterraggio sul ponte di
volo nel mare in tempesta questi partner si dissolvono. Rilancio l’appello
per gli amici dell’industria per navalizzare i droni”.
Tutta questa roba contro le nuove
“minacce”! “Mbda ha illustrato le proprie tecnologie contro nuove minacce, sta
lavorando a un intercettore endo-atmosferico per affrontare diverse
minacce, tra cui missili balistici a raggio intermedio, missili da crociera
ipersonici, aerei da combattimento di nuova generazione.”
E questi militari pronti alla
guerra si vantano pure di “risultati eccezionali” e degli ottimi partner industriali:
“I questi due anni siamo riusciti ad avere risultati eccezionali a livello
internazionale, insieme alla Marina e ai partner, Leonardo
ovviamente, grazie a un prodotto che è il top, le Fremm, rappresenta
l’F-35 in campo navale”, ha detto Giuseppe Giordo, direttore generale divisione
navi militari di Fincantieri. “La trasformazione dell’industria
italiana navale della difesa deve essere quella di passare da un cantiere
navalmeccanico e un prime contractor”.
Insomma tutta l’industria
italiana si mette al servizio, naturalmente pagato profumatamente con tanti fondi
pubblici, in questo caso anche europei, della preparazione alle guerre attuali
e alle prossime: “Alessandro Profumo, a.d. di Leonardo-Finmeccanica, ha parlato
di trasformazione digitale e cyber security. “Dico grazie a Giuseppe
Giordo per quello che ha detto, che condivido al 100%, ma anche perché ha
ottenuto grandi successi a livello internazionale anche come a.d. di Orizzonte
sistemi navali, che ha con noi una stretta interconnessione”. Profumo ha
parlato del futuro aereo da combattimento di sesta generazione, “il Tempest
è il campione digitale”. Insieme al Baltic Institute of Advanced Technology
di Vilnius Leonardo si è aggiudicata il progetto Ue sulla cyber security
Edf-Edidp Cyber4Se, un consorzio a giuda lituana che beneficia di fondi
Ue per 9,3 milioni di euro.”
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