Il XXV Rapporto sull'economia globale e l'Italia, riassunto
in questo articolo dell’Ansa, mette più che in ridicolo le parole euforiche di
Gentiloni, ex capo del governo italiano e attuale Commissario Ue per l’economia
(!), e di tutti quelli che gridano al nuovo miracolo economico post pandemia.
Proprio all’indomani delle dichiarazioni di Gentiloni, infatti,
che ha parlato di “numeri da boom economico”, le borse di tutto il mondo sono quasi
crollate!
Tutti hanno capito, senza essere economisti alla Gentiloni,
che la “ripresa” di cui si parla è solo un “rimbalzo” rispetto alla terribile caduta
(ulteriore) dovuta alle chiusure causate dal Covid.
Questo per dire da un lato quanto poco capiscano della loro
stessa “economia”, della società capitalistica, e dall’altro quanto siano interessati in realtà a
propagandare, nonostante i dati contrari, sempre uno stato di “ripresa” di un
sistema oramai da troppo tempo sul ciglio della propria tomba…
Questo rapporto indica soprattutto alcuni temi:
- La disoccupazione in arrivo (1,5 milioni di
occupati a rischio) dovuta alle
- “trasformazioni del mondo del lavoro” come
- Commercio on line e smart working che “sono qui per
restare”
- mancanza di “competenze” nell'industria manifatturiera,
- Eterna necessità di “riforme” (ammortizzatori sociali e
politiche attive del lavoro)
- La ripresa difficile (nonostante i 191,5
miliardi del Recovery Plan europeo)
E... l’incertezza che regna su tutto! in un 'Un mondo sempre più fragile' come dice un altro rapporto, ma soprattutto un mondo assolutamente insostenibile e per il quale le ricette dei G20 non possono fare assolutamente nulla... se non cercare di sopravvivere peggiorando nel contempo le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori e delle masse popolari di tutto il pianeta!
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Realizzato dal Centro Luigi Einaudi e da Intesa Sanpaolo
Redazione ANSATORINO08 luglio 202113:41NEWS
La digitalizzazione delle imprese può determinare una domanda di personale con competenze diverse rispetto a quello posto in cassa integrazione durante il Covid: per questo 1,5 milioni di occupati sono a rischio non solo di non tornare all'occupazione precedente, ma anche della possibilità di trovare un lavoro diverso essendo prive delle competenze per farlo. Lo sottolinea il XXV Rapporto sull'economia globale e l'Italia, presentato dal Centro Einaudi e da Intesa Sanpaolo nell'auditorium del grattacielo sede della banca.
Il Rapporto, curato da Mario Deaglio, docente emerito di
Economia Internazionale dell'Università di Torino, mette in evidenza le
trasformazioni del mondo del lavoro dovute al lockdown e spiega che da alcuni
cambiamenti non si tornerà indietro.
"Commercio on line e smart working sono qui per
restare: a certificare la fine di un'epoca, nel 2020 le vendite di
vestiti grigi - gli abiti formali da uomo simbolo del lavoro impiegatizio e
manageriale nel secolo scorso - sono più che dimezzate rispetto al 2011".
Il Rapporto richiama l'attenzione sul fatto che il progressivo pensionamento
dei nati fino al 1965, ossia delle generazioni numerose del tardo baby boom
italiano, sta determinando la rarefazione, anche nell'industria
manifatturiera, di competenze sofisticate, accumulate durante la vita
lavorativa e non sostituite, negli anni, da competenze giovani all'interno di
percorsi educativi e formativi adeguati. Rischiamo di avere contemporaneamente
molti disoccupati e molte imprese che non trovano il personale di cui avrebbero
bisogno. La riforma degli ammortizzatori sociali, che il Governo Draghi
si è impegnato a presentare in autunno, dovrà essere accompagnata da una riforma
delle politiche attive del lavoro che abbia come stella polare quella di
munire tutti i lavoratori delle competenze che pongano in grado di trovare, o
ritrovare, un lavoro. Alle persone, e alle imprese, si dovranno offrire non
solo sussidi, ma opportunità reali di crescita". Decisivo diventa per
l'Italia trovare una soluzione, insieme a quello delle donne, al
problema dei Neet, i soggetti di età inferiore a 30 anni che non
risultano né occupati né impegnati in attività di studio e di formazione.
La ripresa non sarà semplice
"La ripresa non sarà semplice, nonostante i 191,5
miliardi del Recovery Plan europeo, che arriveranno in parte come
trasferimenti e in parte come prestiti a lungo termine. Una volta presentato il
documento di base, la prima vera difficoltà consisterà nell'impegnare
effettivamente le risorse finanziarie (il 70% nel 2021-2022 e il 30% entro il
2023) e spenderle subito dopo". Lo sottolinea il XXV Rapporto
sull'economia globale e l'Italia,
Il Rapporto non offre ricette, ma punta a cogliere
le tendenze per il futuro, le opportunità. Il Recovery Plan - spiega il
Centro Einaudi - sottoporrà l'Italia a uno sforzo titanico per fare le cose nei
tempi previsti. Ma non basta: anche se non sono ancora chiari gli indicatori
con i quali la Commissione valuterà l'Italia e decidere se meriteremo le
tranches successive di finanziamento, è certo che il successo verrà misurato
non solo dalla capacità di spendere, ma anche da quella di rimuovere, con
riforme adeguate, i vincoli attuali alla crescita. L'elenco delle riforme su
cui l'Italia verrà valutata non esiste ancora, ma il Parlamento europeo ha già
scritto nero su bianco che i Piani dovranno stimolare "il potenziale di
crescita" e avere un "effetto duraturo" comportando
"riforme globali". Secondo il Rapporto Einaudi, le riforme si
riassumono nella tripletta della riforma della burocrazia, della riforma della
giustizia (civile) e della riforma tributaria. Per ripartire l'Italia ha
bisogno di investimenti "buoni", in infrastrutture, in ricerca e
innovazione, in formazione del capitale umano.
Sguardo a futuro e opportunità
Cogliere le tendenze per il futuro e le opportunità dopo la
grande crisi provocata dall'epidemia. E' l'obiettivo del XXV Rapporto
sull'economia globale e l'Italia,
Hanno aperto i lavori Beppe Facchetti, presidente del Centro Einaudi e Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo. Il Rapporto intitolato 'Un mondo sempre più fragile' è stato presentato dal curatore Mario Deaglio, professore emerito di Economia Internazionale dell'Università di Torino. Sono intervenuti anche Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, Anna Gatti, professore associato di Practical Digital Transformation della Sda Bocconi e direttore del Lift Lab, Giovanna Nicodano, professore di Economia Finanziaria dell'Università di Torino e del Collegio Carlo Alberto, Nathalie Tocci, direttore dell'Istituto Affari Internazionali.
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