Dai morti in Canada, alle "foreste fantasma" per i ghiacciai che si sciolgono, dagli incendi eterni dell'Amazzonia e dell'Australia alle pandemie, dalla desertificazione all'inquinamento assassino...
l'imperialismo va combattuto seriamente ed eliminato come sistema sociale quanto prima...
***
Tutte le grandi manovre di Exxon contro l’ambiente
Clima. Unearthed, in una
importante inchiesta di Greenpeace Uk un lobbista del gigante petrolifero svela
tutti i retroscena di una campagna contro regole e scienziati
allarmati per il cambiamento climatico che dura da anni
La raffineria Exxon a Billings, in Minnesota
© Matthew Brown /Ap - LaPresse
EDIZIONE DEL 03.07.2021
PUBBLICATO 2.7.2021, 23:59
Un funzionario di
ExxonMobil ha rivelato che la compagnia fa lobbying per bloccare le politiche
climatiche statunitensi. Non è una novità. Ma, questa volta, c’è un video. E la
conferma che il negazionismo dell’azienda – e, più in generale del settore fossile
– non riguarda solo il passato.
Alcuni giornalisti
sono andati sotto copertura, fingendosi cacciatori di teste per assumere un
lobbista Exxon, Keith McCoy, per conto di un cliente. È la più recente
inchiesta della piattaforma investigativa di Greenpeace UK, Unearthed,
che mostra come ExxonMobil continua, ancora oggi, a ostacolare l’azione a
favore del clima attraverso il lobbying a livello governativo.
Nell’intervista video,
McCoy riconosce che Exxon ha combattuto segretamente e aggressivamente contro
le politiche climatiche attraverso gruppi di facciata e quello che viene
chiamato “dark money”, il flusso di “denaro oscuro” di
organizzazioni che agiscono sotto traccia.
GUARDA L’INTERVISTA A MCCOY
REALIZZATA DA UNEARTHED
Inoltre, dice McCoy, Exxon ha lavorato per screditare la scienza che collega il cambiamento climatico ai combustibili fossili. “Abbiamo combattuto in modo aggressivo contro la scienza (del clima, ndr)? Sì”, ha detto McCoy durante l’intervista. E conferma, con nomi e cognomi, che i senatori che la compagnia “recluta” non sono tutti repubblicani.
McCoy aggiunge che ci
sono 11 senatori che sono “cruciali” per gli sforzi negazionisti di ExxonMobil,
e non tutti sono repubblicani. Tra i più conosciuti oltremare ci sono Marco
Rubio, repubblicano, Chris Coons, democratico e Joe Manchin, senatore
democratico che McCoy chiama il “Kingmaker” del senato.
Secondo McCoy, la
compagnia sostiene pubblicamente una carbon tax perché
comunque “non avrebbe mai abbastanza sostegno politico” per passare,
riferisce Reuters.
E racconta anche come, più di recente, ExxonMobil abbia fatto pressione sul
Congresso per indebolire le disposizioni sul clima nella legge sulle
infrastrutture del presidente Biden.
Nulla di tutto questo
è particolarmente sorprendente, considerando che ExxonMobil è stata tra le
prime aziende di combustibili fossili a mettere in campo strumenti importanti
come strategie di comunicazione e manipolazione mediatica e ingenti
finanziamenti per costruire una campagna di disinformazione sul clima.
Qui la tabella con i finanziamenti noti
Già dagli anni ’70 e
’80 gli scienziati interni all’azienda avevano osservato il legame tra
l’attività di bruciare combustibili fossili e l’aumento delle emissioni e il
conseguente aumento della temperatura.
Secondo i documenti e
i promemoria interni alla compagnia, Exxon sapeva tutto quello che c’era da
sapere per affermare l’esistenza del cambiamento climatico antropico e
ammettere la propria responsabilità.
Eppure, invece di
cambiare rotta, Exxon ha speso decine di milioni di dollari in think tank di
stampo conservatore, gruppi di facciata, appunto, e scienziati negazionisti per
disinformare e confondere il pubblico sulla scienza del clima.
Quando questi
fatti vennero alla
luce nel 2015, è nato l’hashtag #Exxonknew,
#Exxonsapeva. E non era l’unica compagnia, anche Shell e altre aziende
sapevano. Solo che hanno scelto di non dirlo al resto del mondo.
Secondo una dichiarazione
del 1997 il presidente Exxon dell’epoca, Lee Raymond disse: “È altamente
improbabile che la temperatura a metà del prossimo secolo venga influenzata in
modo significativo sia che le politiche vengano attuate ora sia che accada tra
20 anni”.
Diciannove anni prima, James F. Black, scienziato Exxon, aveva dichiarato: “L’essere umano ha una finestra temporale di cinque o dieci anni prima che la necessità di prendere decisioni difficili riguardo ai cambiamenti nelle strategie energetiche possa diventare critica”.
Nel 1998, l’American Petroleum Institute (Api), un gruppo che comprendeva anche rappresentanti di Chevron, Exxon, Southern Company (grande azienda energetica statunitense) e del George C. Marshall Institute, tutti impegnati nella campagna di negazionismo sui cambiamenti climatici, diffusero un “piano di azione” con l’obiettivo di “informare i media sulle incertezze della scienza climatica” e di “educare e informare il pubblico, stimolandolo a sollevare questioni con i politici”.
Secondo il documento,
la “vittoria” (dei negazionisti, ndr) sarebbe stata raggiunta solo
nel momento in cui “coloro che promuovono il Trattato di Kyoto sulla base della
scienza esistente sembrano aver perso di vista la realtà”.
All’epoca la strategia
negazionista, come quella di Exxon, era di far passare il cambiamento climatico
come un’opinione, una teoria e non un fenomeno scientifico empiricamente
osservabile: capovolgevano i fatti, per cui chi aveva compreso che il
riscaldamento globale era reale e causato dall’uomo diventava, invece, qualcuno
che aveva “perso di vista la realtà”.
Nel 2005, il New York Times ottenne
alcuni documenti che mostravano come Philip Cooney, capo di stato maggiore ed
ex lobbista dell’Api, aveva manipolato i rapporti scientifici delle agenzie
governative per mettere in dubbio la scienza del clima e ostacolare la
regolamentazione del governo sulla riduzione delle emissioni di carbonio.
Cooney fu costretto a dimettersi e, non a caso, poi andò a lavorare per Exxon.
Alcuni gruppi
negazionisti, come il Global Climate Coalition, cercarono di minare la
credibilità dei rapporti dell’International Panel on Climate Change,
utilizzando noti negazionisti come “esperti” al fine di legittimare la loro
posizione: Patrick Michaels, Robert Balling e Fred Singer, tutti finanziati in
parte da ExxonMobil o da altre aziende fossili.
Insomma, ci sono
talmente tante prove del negazionismo di ExxonMobil che passarle tutte in
rassegna sarebbe impossibile in un solo articolo.
Quello che l’inchiesta
di Unearthed ha reso chiaro è che questi sforzi sono in corso ancora oggi.
Oggi, in un momento in cui la temperatura nella provincia canadese della
British Columbia ha superato i 49°C, e negli Stati Uniti nord-occidentali fa
talmente caldo (sono stati registrati 46°C a Portland, in Oregon, per esempio)
che le strade stanno cedendo e l’asfalto si sta crepando.
“Il cambiamento
climatico…non ha effetti sulla vita quotidiana delle persone”, ha detto McCoy
nella video intervista. Una frase ridicola se non si trattasse di un
problema serio con effetti drammatici sulla vita e sulla salute umana.
Il Washington
Post riferisce che, da venerdì, ci sono state 486 morti
improvvise in Canada, un aumento del 195 per cento rispetto alla
media su un arco di cinque giorni. Bbc News invece ha riferito martedì che solo
a Vancouver, la polizia ha trovato più di 130 morti per
cui il calore è stato spesso un “fattore che ha contribuito”.
I media anglosassoni
l’hanno chiamata “heat dome” (lett. cupola di calore), un
fenomeno meteorologico per cui una zona sperimenta un calore soffocante quando
un sistema di alta pressione spinge aria molto calda verso il basso e la tiene
intrappolata come in una bolla.
Come sta avvenendo a
Lytton, un villaggio a nord-est di Vancouver, che questa settimana ha stabilito
un record nazionale di temperatura per tre giorni di fila. Tanto che,
mercoledì, l’intero villaggio è stato evacuato a causa del pericolo di incendi
esplosivi.
Il governo della
British Columbia ha anche dato l’allarme inondazione per il fiume Upper Fraser,
dicendo che le temperature elevate e “senza precedenti” hanno “innescato una
quantità sorprendente di scioglimento della neve”.
Negli Stati Uniti nord-occidentali, per combattere il caldo, molte contee hanno allestito alcuni edifici pubblici forniti di aria condizionata come “rifugi di raffreddamento” di emergenza. Nonostante queste precauzioni, però, Buzzfeed ha riferito che, tra lo stato del Washington e l’Oregon, più di mille persone sono state mandate in ospedale per “possibili malattie legate al calore” negli ultimi giorni.
Una scultura di ghiaccio realizzata da ambientalisti a Dallas, foto Ap |
L’ondata di calore non è un fenomeno slegato dal cambiamento climatico.
Secondo il dottor J.
Marshall Shepherd, esperto di clima e direttore del programma di scienze
atmosferiche dell’Università della Georgia “i media e i decision-makers devono
smettere di chiedere se un evento (meteorologico ndr) è stato
causato dal cambiamento climatico”.
Le domande che
bisognerebbe fare piuttosto sono altre: “eventi di questa gravità sono più o
meno probabili a causa del cambiamento climatico?”. Oppure: “in che misura
l’evento è stato più o meno intenso a causa del cambiamento climatico?”
Sul New York
Times, il famoso scienziato del clima Michael E. Mann e la direttrice della
non-profit Climate Communication Susan Joy Hassol, hanno scritto un editoriale specificando
che, ovviamente, una heat dome avrebbe potuto svilupparsi
anche senza il cambiamento climatico antropico ma che non sarebbe mai stata
così estrema. E hanno aggiunto che oggi le ondate di calore si verificano tre
volte più spesso che negli anni ‘60, i mesi di caldo record si verificano cinque
volte più spesso di quanto ci si aspetterebbe senza il riscaldamento globale, e
le ondate di calore sono diventate più estese, colpendo il 25% in più di
superficie terrestre nell’emisfero settentrionale rispetto al 1980. Aree
oceaniche incluse, le ondate di calore sono cresciute del 50%.
Negare pubblicamente
gli effetti della crisi climatica è diventato impossibile anche per i
negazionisti. Ed Exxon lo sa.
Darren Woods,
presidente e amministratore delegato della compagnia, ha dichiarato:
“Condanniamo le dichiarazioni e ce ne scusiamo profondamente, compresi i
commenti riguardanti le interazioni con i funzionari eletti…Siamo scioccati da
queste interviste e rimaniamo fedeli al nostro impegno di lavorare per trovare
soluzioni al cambiamento climatico”.
Dichiarazione che la
campagna #Exxonknew ha commentato su Twitter con: “Avete
saputo e mentito sul vostro contributo al cambiamento climatico per decenni. Qualcuno
sarebbe sorpreso se ora steste mentendo sull’impegno a trovare soluzioni? Noi
non lo siamo”.
Da parte sua, McCoy ha
detto su LinkedIn di essere “profondamente imbarazzato” per i suoi commenti e
si è scusato con i colleghi di Exxon. Scuse che la giornalista climatica Kate
Aronoff ha parafrasato su Twitter con: “Mi scuso per aver detto la verità”.
Stella Levantesi,
giornalista e fotoreporter, è autrice di I bugiardi del
clima. Potere, politica, psicologia di chi nega la crisi
del secolo, ed. Laterza
https://ilmanifesto.it/exxon-e-le-grandi-manovre-contro-lambiente/
Nessun commento:
Posta un commento