Le frasi ad effetto di Draghi possono servire a soddisfare i
presenti dell'Accademia del Lincei dove è andato a ritirare un premio (?), ma i
fatti sono più duri del suo sorriso da burocrate imbalsamato!
E i fatti dicono che mancano ancora, secondo le statistiche
del governo, 700mila posti di lavoro se si contano solo quelli persi durante l’anno
della pandemia, il 2020.
A questi dati, tutte le dichiarazioni degli addetti ai
lavori ne aggiungono tanti altri: abbiamo già riportato il numero previsto dallo
sblocco dei licenziamenti, ma ci sono pure quelli che si vedono di meno, quelli
previsti dalle aziende dichiarate infallibili, quasi 500mila, ma che
stanno fallendo come dicono i commercialisti che tengono i conti di queste
aziende in un loro studio.
“Commercialisti in allarme Finiti gli aiuti, a rischio
370mila micro imprese” titola il Sole 24 Ore di ieri, infatti!
L’anno prossimo “…più di 371mila imprese non fallibili potrebbe trovarsi in grave difficoltà, con il
rischio di lasciare a casa 445mila lavoratori.”Le “imprese non fallibili” “che in tutto sono 1,27
milioni (esclusi i professionisti e gli enti non commerciali).” sono in
sostanza aziende agricole e piccole aziende.
“… secondo il presidente del Consiglio nazionale dei
commercialisti Massimo Miani … una prima ondata di insolvenze potrebbe
generarsi nella seconda metà del 2021, per poi dilagare nel corso del 2022 e
negli anni seguenti. «Quando la “bolla” degli aiuti governativi esploderà
– sottolinea Miani – la situazione potrebbe degenerare con conseguenze economicamente
disastrose».”
Ma la crisi viene da lontano, infatti “…un elevato campione
di imprese versava in situazioni di crisi già prima di essere travolta
dall’ondata pandemica, il che rende ancor più verosimile ipotizzare un aumento
delle insolvenze una volta che le misure di sostegno – che hanno tenuto in
vita anche le realtà già deteriorate – verranno allentate.”
Anche qui risalta sempre la differenza tra Nord e Sud del
Paese: “In particolare il 61,7% dei commercialisti del campione dichiara che il
25% e più delle loro imprese clienti ha subito una perdita di fatturato superiore
al 30% nel 2020; se però si guarda più
nel dettaglio questa percentuale è pari al 57,2% al Centro-nord e sale
al 70,5% al Sud.”
Saranno piccole e micro, ma anche queste hanno usato gli
ammortizzatori sociali: “In merito agli ammortizzatori sociali il 57,7% degli
intervistati dichiara che almeno il 25% delle imprese clienti vi ha fatto
ricorso, percentuale più alta al Centro-Nord (58,3%) rispetto al Sud (55,6%).”
Quindi disoccupazione e povertà in continuo aumento, ma per
Draghi "… questo è un momento favorevole.” grazie alle “…certezze fornite
dall'Europa e dalle scelte del governo [cioè soldi a piene mani dati ai padroni],
la capacità di superare alcune di quelle che erano considerate barriere
identitarie [e cioè un bel governo di tutta la borghesia], l'abbondanza di
mezzi finanziari pubblici e privati sono circostanze eccezionali per le imprese
e le famiglie.”
Per le imprese di sicuro, per le famiglie Draghi intende
quelle della borghesia!
“Ma”, ma tutto questo ottimismo deve coniugarsi con la
ripresa del capitalismo nostrano! E infatti Draghi ricorda, sempre con frasi
che ingannano, alle masse operaie e proletarie che bisogna “…coniugare
efficienza con equità, crescita con sostenibilità, tecnologia con occupazione.”
È solo così che per Draghi “torna a prevalere il gusto del futuro.
Viviamolo appieno, con determinazione e con solidarietà".
Anche la classe operaia ha bisogno di determinazione e
solidarietà! Ma per rispondere colpo su colpo per far prevalere il proprio “gusto
del futuro”, quello di una lotta di classe portata fino in fondo.
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