La sentenza del collegio giudicante presieduto da Rosario Baglioni, chiude il processo di primo grado svoltosi al tribunale di Potenza
di Redazione -
10 Marzo 2021 - 18:38
Al termine di una camera di consiglio durante circa 8
ore, il giudice Rosario Baglioni che ha presieduto “il processo per smaltimento
illecito di reflui petroliferi ha condannato Eni.
La pm titolare dell’indagine, Laura Triassi, aveva chiesto
complessivamente 112 anni di reclusione e oltre 2 milioni e mezzo di pena
pecuniaria. 35 gli imputati e dieci le società coinvolte.
Il processo che si chiude oggi, in primo grado, è scaturito da un’indagine coordinata dalla Procura di Potenza e condotta dal Noe dei Carabinieri, che nel marzo 2016 portò all’arresto di 6 funzionari Eni con l’accusa di smaltimento illecito di reflui petroliferi e sforamento delle
emissioni in atmosfera al Centro Olio di Viggiano.Per quanto riguarda lo smaltimento illecito di
rifiuti petroliferi, l’accusa aveva evidenziato che l’acqua separata dal
greggio estratto nell’impianto della Val d’Agri era stata classificata
erroneamente come rifiuto non pericoloso, nonostante all’interno vi fossero
sostanze tossiche e quindi da indicare con appositi codici non utilizzati. Quei
rifiuti erano stati smaltiti in impianti della Basilicata (Val Basento) e non,
ritenuti non idonei.
Il reato per il quale il tribunale ha condannato
l’azienda del cane a sei zampe è il reato di traffico illecito di rifiuti. Inoltre
il giudice ha condannato la compagnia petrolifera al pagamento di
una sanzione amministrativa di 700mila euro e alla
confisca di circa 44,2 milioni di euro, da cui sottrarre i costi
già sostenuti per l’adeguamento degli impianti.
Condannati per traffico illecito di rifiuti: Ruggero
Gheller, già direttore del distretto meridionale Eni, (condannato a 2
anni) Enrico Trovato, Roberta Angelini, Vincenzo
Lisandrelli,( 1 anno e 4 mesi) Nicola Allegro e Bagatti
Luca (anni 2) , dirigenti Eni.
Salvatore Lambiase ex dirigente del Dipartimento
ambiente della Regione Basilicata, anche lui condannato a 1 anno 6 mesi di
reclusione.
Tutti i condannati sono stati, inoltre, interdetti dai
pubblici uffici, dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle
imprese, nonché dichiarati incapaci di contrattare con la Pubblica
Amministrazione, per la durata di un anno.
Assolti, invece, gli ex Dg dell’Arpab Raffaele Vita e
Aldo Schiassi.
Esclusa la responsabilità delle altre Società
coinvolte, tra cui Tecnoparco Val Basento.
L’Eni
condannata per traffico illecito di rifiuti nel centro Oli di Viggiano:
confisca da 44,2 milioni
Nel 2016
l’inchiesta portò al sequestro, durato circa quattro mesi, del Centro Oli di
Viggiano, in provincia del capoluogo lucano: l’accusa riguardava lo smaltimento
dei rifiuti prodotti dallo stesso Centro Oli. Una vicenda che ebbe profonde
ripercussioni politiche, con le dimissioni di Federica Guidi da ministro dello
Sviluppo economico del governo Renzi. In totale il tribunale ha
condannato sette persone - sei tra ex manager e dipendenti Eni, e un ex
dipendente della Regione Basilicata - a pene comprese tra un anno e quattro
mesi e due anni di reclusione, e all’interdizione di un anno dai pubblici
uffici (con pena sospesa) per attività organizzata per il traffico di rifiuti,
assolvendo 27 imputati
di F. Q. | 10 MARZO 2021
Si conclude con la
condanna dell’Eni il processo sulle estrazioni petrolifere
in Basilicata. La sentenza è stata emessa dal presidente della sezione penale
del Tribunale di Potenza, Rosario Baglioni. Nel 2016
l’inchiesta portò al sequestro, durato circa quattro mesi, del Centro Oli di Viggiano, in provincia del capoluogo
lucano: l’accusa riguardava lo smaltimento dei rifiuti prodotti dallo stesso
Centro Oli. Una vicenda che ebbe profonde ripercussioni politiche, con le
dimissioni di Federica Guidi, all’epoca ministra
allo Sviluppo Economico del governo di Matteo Renzi. Nella
vicenda fu coinvolto l’ex compagno della Guidi, Gianluca
Gemelli, la cui posizione fu poi archiviata.
Il reato per il quale il
tribunale ha condannato l’azienda del cane a sei zampe è il reato di traffico
illecito di rifiuti. Inoltre il giudice ha condannato la compagnia petrolifera
al pagamento di una sanzione amministrativa di
700mila euro e alla confisca di circa 44,2 milioni di euro, da cui sottrarre i costi già
sostenuti per l’adeguamento degli impianti. In totale il tribunale ha condannato
sette persone – sei tra ex manager e dipendenti Eni,
e un ex dipendente della Regione Basilicata – a pene comprese tra un anno e
quattro mesi e due anni di reclusione, e all’interdizione di un anno dai
pubblici uffici (con pena sospesa) per attività organizzata per il traffico di
rifiuti, assolvendo 27 imputati, ed escludendo la responsabilità per nove
società, assolte per mancanza di prova dell’illecito amministrativo.
In particolare, sono
stati condannati a due anni di reclusione Ruggero Gheller (ex
responsabile del Distretto meridionale dell’Eni), Nicola Allegro e Luca Bagatti; a un
anno e quattro mesi di reclusione Enrico Trovato (ex
responsabile del Distretto meridionale dell’Eni), Roberta Angelini e Vincenzo
Lisandrelli; a un anno e sei mesi di reclusione l’ex dipendente della Regione
Basilicata, Salvatore Lambiase. Il Tribunale ha inoltre condannato i sette
imputati e l’Eni, in solido, al risarcimento dei danni, patrimoniali e non
patrimoniali, da liquidarsi in separata sede, per 278 parti civili. “La
condanna è un segnale importante per la tutela dell’ambiente. Bisogna tutelare
la libertà di impresa, ma è necessaria che questa si svolga nel rispetto delle
norme e nella tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente”, dice la
pm Laura Triassi, che dal 2016 ha seguito l’inchiesta
sulle estrazioni petrolifere in Basilicata e ora è il procuratore capo di Nola.
L’azienda petrolifera ha diffuso una nota in cui pone l’acccento sulla “pronuncia di assoluzione parziale emessa oggi dal Tribunale” di Potenza “rispetto all’ipotesi di reato di falsità ideologica in atto pubblico”, ma al contempo “non condivide il riconoscimento di responsabilità per la grave ipotesi di reato di traffico illecito di rifiuti”. La compagnia – continua la nota – “rimane convinta che l’operato del Cova (il Centro Olio di Viggiano) e dei propri dipendenti sia stato svolto nell’assoluto rispetto della normativa vigente e, in attesa di leggere le motivazioni della odierna sentenza, si prepara a presentare al più presto appello”.
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