Ieri, nel quartiere di San Berillo, abbiamo assistito ad una dimostrazione di spropositata e gratuita violenza poliziesca. E questo nonostante da mesi, oramai, il quartiere, colpevole di ospitare comunità di migranti e lavoratrici sessuali, è soggetto a quotidiane incursioni delle forze dell’ordine.
Ma se di solito questo accanimento viene esercitato con l’intimidazione che chi veste una divisa può agevolmente esercitare nei confronti di soggettività ed individui che la nostra società spinge ai margini, stavolta le forze dell’ordine hanno voluto mostrare i muscoli. Sono stati violentemente picchiati gli
abitanti del quartiere, colpevoli di avere osato riprendere col cellulare l’operato delle forze dell’ordine.In particolare, si è assistito a tre poliziotti sul corpo di una donna trans e la madre che disperata tentava di filmare quello che vedeva non potendo fare altro. Alcune lavoratrici del quartiere sono state buttate a terra e percosse coi manganelli da numerosi poliziotti contemporaneamente. E’ solo un miracolo che nessuna sia rimasta gravemente ferita.
Ma questo, evidentemente, non è bastato alle squadre di polizia che, per cancellare le prove di quanto appena fatto, hanno cominciato a fare irruzione ed a perquisire, senza alcun mandato, la casa di una lavoratrice sessuale, all’interno della quale hanno continuato a picchiare chiudendo le imposte che davano sul balcone di fronte da cui si sarebbe potuto vedere. Inoltre venivano tradotti in questura anche i semplici passanti sequestrandogli i cellulari.
Abbiamo assistito ad una sospensione dei diritti gravissima che in realtà nei quartieri dove sono presenti soggettività poste ai margini per provenienza, genere, classe, accade più spesso di quanto noi possiamo immaginare. In questi mesi noi abbiamo sopportato, in nome di presunte esigenze di ordine derivanti dalla pandemia, ogni genere di incursione e di sopruso nel nostro quartiere.
Sappiamo bene che, in tempi di pandemia più ancora che in tempi normale, i poveri ed i marginali sono il capro espiatorio di ogni problema sociale. Sappiamo bene quali interessi politici ed economici dentro questa città vogliono che il quartiere sia raso al suolo, e con quale retorica da feccia razzista si coprano. Ma adesso diciamo basta: non sopporteremo più che i corpi delle donne o delle soggettività transgender vengano massacrati per strada, che le sexworkers vengano cacciate casa per casa. Da ora in poi ci organizzeremo per fronteggiare e denunciare al meglio questa situazione, perchè accadimenti del genere non si ripetano”.
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