sabato 20 marzo 2021

pc 20 marzo - SUL CCNL METALMECCANICO - USARE LE ASSEMBLEE - ORGANIZZARE LA LOTTA


Si stanno molto lentamente tenendo le assemblee nelle fabbriche metalmeccaniche sul nuovo contratto, in alcune, in generale quelle piccole e medie, si sta tenendo anche il referendum - di cui però ancora non ci sono dati ufficiali. 

Noi, chiaramente, non abbiamo nessuna illusione che questo CCNL passerà così come è, e che il referendum fatto da Fim, Fiom, Uilm sia una pallida, burocratica, finta democrazia sindacale.

Diverse possono essere le assemblee, che vanno utilizzate dai lavoratori più coscienti, dai sindacati di base di classe e combattivi, dai delegati non allineati per fare una denuncia del contratto e del ruolo dei sindacati confederali sempre più collaborativo verso i padroni e allineato/sostenitore del governo Draghi; ma soprattutto per chiamare gli operai a lottare e autorganizzarsi, perchè la lotta sui punti del salario, condizioni di lavoro, sicurezza/salute, diritti, ecc. non può essere affatto considerata chiusa col contratto, ma deve partire, perchè ogni illusioni passata verso la trattativa non può che cadere e soprattutto perchè ora più che mai è inaccettabile che anche sulla pandemia, i padroni riprendono alla grande i profitti e lo sfruttamento degli operai e i lavoratori, coloro che producono tutta la ricchezza nazionale, rischiano licenziamenti, hanno salari miseri, rischiano la salute.

Riportiamo due articoli sul CCNL metalmeccanico usciti sul N. 15 del giornale proletari comunisti, che invitiamo a diffondere nelle fabbriche e durante le assemblee.

"Dopo un periodo di lento tran tran che lo aveva fatto sparire dall'orizzonte effettivo degli operai, è stato chiuso, alla vigilia della formazione del nuovo governo Draghi, il contratto dei metalmeccanici, il più importante dei contratti nazionali in via di rinnovo.

La chiusura del contratto sembra rispondere a due esigenze, non strettamente legate ai contenuti di esso, ma al più generale clima economico, politico, sociale caratterizzato da crisi, pandemia, a cui si era aggiunta la crisi di governo.
Come scrive Repubblica “molti industriali chiedevano a Bonomi di scongiurare l'inasprimento del clima sociale. “Adesso non ce lo possiamo permettere - era il mantra di tanti versanti imprenditoriali - In fondo buona parte della manifattura nazionale, anche grazie all'interlocuzione con sindacati e governo, ha arginato al meglio gli effetti del covid, tanto che i dati più recenti dimostrano che le fabbriche italiane sono in ripresa... anche negli altri settori si è andati a chiusura dei contratti, vedi la Federalimentare”. Questo ha in un certo senso condotto Bonomi ad attenuare i toni da ultra falco ostentati all'inizio, così il suo “non c'è spazio per gli aumenti salariali” si è trasformato via via in “sfianchiamoci ai Tavoli di confronto ma basta scioperi, che gli animi sono già esasperati dalla crisi”.

L'altro elemento è tutto politico. Bonomi ha attaccato il governo Conte ne ha guidato la sua caduta, ed ha bisogno di un “patto sociale” che probabilmente il nuovo governo Draghi è in grado di garantire. E su questo il patto neocorporativo con i sindacati, in particolare nelle fabbriche, è fondamentale.

Questa condizione generale ha portato alla firma del CCNL, i cui risultati vanno inquadrati, contro il

trionfalismo e l'apologia dei sindacati confederali, nelle dichiarazioni del presidente della Federmeccanica che parla di rinnovo che rispetta le due condizioni da esso poste: “la continuità con lo spirito riformatore e la sostenibilità dal punto di vista economico”. Su questo, la Federmeccanica va anche molto oltre quando parla di “chiarimento su un tema essenziale per il nostro comparto che vive un mercato costituito quasi esclusivamente da contratti di appalto pubblici e privati, e chiarezza sul concetto di contratto di categoria sottoscritto dalle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale. Vale a dire l'univoco riferimento al contratto che deve essere applicato nelle gare dai settori rappresentati da Assistal”. In concreto si tratta di una richiesta di più soldi negli appalti pubblici, volti a far coprire dalle stazioni appaltanti i costi del nuovo contratto.

Dopo quello del 2016 con zero aumenti salariali e in continuità con il patto di fabbrica anche questo contratto segue la filosofia del 'patto di fabbrica' legando gli aumenti salariali all’aumento della produttività, con l'introduzione di 2 parametri, il TEC (trattamento economico complessivo) e il TEM (Trattamento economico minimo): il primo variabile dipendente dagli utili aziendali, il secondo direttamente legato al tasso di inflazione ufficiale.

Il patto di fabbrica si fonda sulla piena condivisione degli interessi dell’azienda e quindi del collaborazionismo sindacale (salario ridotto per tutti a meno del salario minimo con aggiunta di forme di welfare, che di fatto sono soldi sottratti al salario dei lavoratori), come spiegava tempo fa Confindustria: «Il contratto, è bene ricordarlo, non è un fine ma uno strumento. Oggi che cambia il mondo anche i contratti devono cambiare e non si può immaginare una contrattazione come quella del passato. Il Patto della fabbrica ha definito un trattamento economico minimo che va indicizzato secondo l’Ipca e un trattamento economico complessivo in cui rientrano tutti i diversi istituti che fanno parte del contratto, compreso il welfare. La somma fa il totale».

Il Patto di fabbrica, come a suo tempo abbiamo denunciato,  rafforza il corporativismo-fascista in fabbrica, che non solo subordina ancora più strettamente le condizioni dei lavoratori agli interessi del profitto padronale, ma chiama una parte di essi a farsi agenti, pratici, politici, ideologici, tra la massa dei lavoratori di tali interessi.

Questo contratto è frutto di una mobilitazione ultra contenute e diluita, ultimamente con solo 4 ore di sciopero, mentre in tante aziende si lavorava di brutto anche con straordinari per recuperare la produzione persa per il lockdown.

La chiusura del contratto è una scelta di fermare ogni fattore di tensione in fabbrica che possa incanalare e dare riferimento alla potenziale ribellione operaia che va ben oltre il contratto e che è legata alla condizione generale di sfruttamento, precarietà, dittatura e comando di fabbrica, in una situazione taglieggiata da cassintegrazione, chiusura di posti di lavoro e mannaia della fine del blocco dei licenziamenti.

Le dichiarazioni dei sindacati confederali dimostrano quanto anche la loro preoccupazione non è la difesa delle condizioni dei lavoratori, ma “la stabilità del paese”:
Fiom: risultato straordinario
Fim: i metalmeccanici con questo contratto danno una grande risposta di fiducia e stabilità al paese intero, un contratto importantissimo perché punta a far ripartire l’industria metalmeccanica premiando il valore del lavoro
Uilm: oggi i metalmeccanici fanno la storia portando a casa il miglior contratto degli ultimi anni
Cgil-Cisl-Uil: un ottimo segnale per il paese

 Nelle fabbriche questo contratto anti-operaio e collaborazionista deve far prendere coscienza agli operai che senza rompere la pace sociale sui posti di lavoro di cui fiom-fim-uilm si fanno garanti in perfetta sintonia con il governo Draghi, nuovo governo dei padroni, si continuerà a pagare ancora più pesantemente la crisi/pandemia.

Questo vuol dire che dobbiamo moltiplicare per cento gli sforzi per rompere la pace sociale e la passività operaia in fabbrica, pur negli attuali rapporti di forza in fabbrica che sono negativi per la debolezza del sindacalismo di classe e il livello di coscienza e combattività degli operai.

Questo tocca al sindacalismo di classe già in azione – vedi sciopero del 29 gennaio, promosso dal Si,cobas, Slai cobas sc, che è stato un segnale ancora flebile a cui anche gli operai delle fabbriche pur non scioperando hanno guardato – a partire da battaglie chiare sulla cassintegrazione al 100% del salario, la riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga, la rigida opposizione a chiusura e licenziamenti, la lotta per la salute e la sicurezza.

Passando alla sostanza del contratto:

l'aumento è di 112 euro spalmato in un periodo più lungo del previsto, dato che il contratto diventa di quattro anni e mezzo; si riduce anche la già misera richiesta di 146 euro che doveva coprire il triennio 2020-2022, contenuta nella piattaforma di fiom-fim-uilm che più che un aumento era una piccolo risarcimento del salario perso in questi anni.

L'“aumento” ottenuto non è neanche un caffè al giorno. A giugno del 2021 l'aumento è di 25 euro, a giugno del '22, 27 euro a giugno del '23 e 35 euro a giugno del '24. Una spalmatura che nasconde un taglio dei salari di fatto. Se pensiamo che la maggiorparte dei lavoratori metalmeccanici ha avuto diversi periodi di cassintegrazione e che nell'anno scorso e nel primo semestre di quest'anno si tratta di cassa-covid che taglia oltre il 40% del salario, si può ben vedere come questo aumento sia irrisorio, e certamente non coperto dagli ulteriori 12 euro dell'Ipca (Indicatore dei prezzi al consumo armonizzati a livello europeo al quale si agganciano gli aumenti contrattuali) che arriveranno sui minimi da giugno 2020 per effetto del prolungamento del contratto precedente, insieme ai 200 euro di flexible benefit che beneficiano dell'esenzione fiscale.

L'altro “punto forte” del contratto è il nuovo inquadramento unico, che era rimasto, almeno contrattualmente, intatto dal 1973. Esso consiste nella sostanza nell'abolizione del 1°livello, quindi con passaggio a 9 livelli invece che 10. Qui c'è da dire che il 1° livello era diventato assolutamente di responsabilità di ruolo. “Si passa - come scrive il Sole 24 Ore – dalla mansione al ruolo; dal cosa si fa a come si può fare meglio”. Vengono individuati 6 criteri di professionalità: autonomia, responsabilità gerarchico-funzionale, competenza tecnico specifica, competenze trasversali, polivalenza, polifunzionalità, miglioramento continuo ed innovazione, collegati ai nuovo sistemi integrati di gestione. Un sistema che schiaccia i livelli verso il basso riducendo il salario dei metalmeccanici e facendo risparmiare i padroni sulla pelle dei giovani operai che già sono ai contratti più bassi.

Si tratta in sostanza di una richiesta di intensificazione dello sfruttamento, cumulo di mansioni, rapporto livello/prodotto/produttività, che non si tradurrà in un miglioramento salariale effettivo o che condizionerà ancora peggio di prima salario e passaggio di livello.

Il contratto poi si lancia su una serie di questioni che la realtà dimostrerà presto di cosa concretamente si tratta: rafforzamento delle relazioni industriali, confronto e partecipazione, diritto soggettivo alla formazione, clausola sociale negli appalti pubblici (mentre non si chiede per gli appalti privati, dove spesso c'è un passaggio da CCNL metalmeccanico a quello multiservizi), violenza di genere e smart working.

Inoltre, per favorire la previdenza complementare per le giovani generazioni vi è l’aumento del contributo aziendale al Fondo Cometa per i neo iscritti under 35; il contributo passerà dall’attuale 2% al 2,2% dei minimi contrattuali. Quindi, mentre c’è il collasso della sanità e la pandemia con i morti sui posti di lavoro e tra la popolazione, ancora soldi alla gestione privata della sanità con 'meta salute'."

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