Torino, botte e umiliazioni ai detenuti: 25 indagati tra cui il direttore, contestato per la prima volta il reato di tortura
Nel mirino
soprattutto i reclusi con problemi psichici, spogliati, malmenati e
minacciati nella famigerata "sezione X". E le denunce cadevano nel vuoto
Celle dedicate
alla punizione dei detenuti con scompensi psichici. Venivano obbligati a
spogliarsi e a gridare frasi come “Sono un pezzo di m...” mentre gli
agenti li malmenavano con schiaffi e pugni, attrezzati di guanti per non
lasciare i segni. “Figlio di p..., ti devi impiccare” urlava la guardia
carceraria Antonio Ventroni al detenuto Daniele Caruso dopo averlo
portato in infermeria.
"In due gli sputavano addosso e lo colpivano con violenti pugni al volto, provocandogli un ematoma a un occhio, emorragia dal naso e una lesione a un dente incisivo superiore che, dopo qualche tempo, a causa di quel colpo cadeva". Decine di episodi a partire dalla primavera del 2017, denunciati prima dai detenuti e poi dalla garante di Torino, Monica Gallo, ma sempre ignorati a tutti i livelli.
"In due gli sputavano addosso e lo colpivano con violenti pugni al volto, provocandogli un ematoma a un occhio, emorragia dal naso e una lesione a un dente incisivo superiore che, dopo qualche tempo, a causa di quel colpo cadeva". Decine di episodi a partire dalla primavera del 2017, denunciati prima dai detenuti e poi dalla garante di Torino, Monica Gallo, ma sempre ignorati a tutti i livelli.
È l’intero
"sistema carcere" a essere finito sotto inchiesta da parte del pubblico
ministero di Torino Francesco Pelosi: inchiesta che si è chiusa con 25
indagati che vanno dal direttore della casa circondariale "Lorusso e
Cutugno" di Torino, Domenico Minervini, al capo delle guardie
carcerarie, Giovanni Battista Alberotanza, ai rappresentanti del
sindacato più attivo della polizia penitenziaria, l’Osapp.
Violenze fisiche e vessazioni ai detenuti, denunciate in più occasioni, costano ai principali indagati l’accusa di tortura, per “condotte che comportavano un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona detenuta”, reato mai contestato prima per le violenze all’interno del carcere. Favoreggiamento e omissione di denunce di reati sono invece le accuse per il direttore Domenico Minervini, il quale avrebbe sempre ignorato le lamentele e le segnalazioni della garante, lasciando che gli agenti agissero indisturbati.
Erano le celle numero 209, 210, 229, 230 della X Sezione quelle prescelte per isolare i detenuti che davano segno di scompenso psichico, nonostante nel carcere di Torino esista una sezione apposita per quel tipo di problematiche. L’ispettore Maurizio Gebbia e altri agenti penitenziari portavano lì i reclusi per “punirli” nel silenzio generale che consentiva loro di eludere le indagini.
E quando i detenuti erano troppo malconci e dovevano farsi visitare li minacciavano dicendo loro che “dovevano dichiarare che era stato un altro detenuto a picchiarlo, altrimenti avrebbero usato nuovamente violenza su di lui, così costringendolo il giorno successivo alle violenze a rendere in infermeria questa falsa versione dei fatti”, come è riepilogato nel documento di chiusura delle indagini.
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