Quando vi è un divieto illegittimo, anticostituzionale, fascista, come questo di attacco al diritto di sciopero (la prima volta nella storia della Repubblica che si blocca uno sciopero nazionale per queste ragioni), non basta la denuncia, bisogna sfidare i divieti, respingerli con le azioni! Fare disobbedienza civile. Bisogna fare lo sciopero - che lo Slai cobas per il sindacato di classe ha confermato e che tante operaie e lavoratrici faranno (indipendentemente dall'iscrizione sindacale).
Quindi uniamoci nello sciopero del 9 marzo!
Slai Cobas per il sindacato di classe
SOTTO IL COMUNICATO DEL SI.COBAS CHE, COMUNQUE, NON AVEVA INDETTO A LIVELLO NAZIONALE LO SCIOPERO DELLE DONNE
Un
8 marzo schiacciato tra emergenza e divieti
Il
DPCM 4 marzo 2020 che stabilisce in tutto il territorio nazionale la
chiusura delle scuole e rafforza i precedenti decreti regionali e
prefettizi che impongono da giorni divieti di assembramento in luoghi
pubblici e privati, impone una quarantena sociale che limita o
cancella le iniziative che erano state programmate in occasione della
giornata internazionale di lotta delle donne, ivi compreso lo
sciopero del 9 marzo.
Ma
il coronavirus, lungi dall’azzerare le ragioni dello sciopero e
delle mobilitazioni, le rende ancor più attuali ed urgenti.
Se
da un lato il governo Conte impedisce di scioperare e obbliga a
disdire scadenze preparate da settimane, dall’altro lato migliaia
di lavoratori e lavoratrici sono costretti dai
padroni a operare e a
produrre senza il minimo rispetto delle tutele previste dai
protocolli emanati negli ultimi giorni, senza mascherine e guanti e
non potendo di certo, tra l’altro, rispettare le distanze di
sicurezza stabilite dal decreto, con evidente aumento del rischio sia
per se che per i propri congiunti: nelle ultime ore già arrivano le
prime notizie di provvedimenti disciplinari o addirittura di
licenziamenti nei confronti di chi si ribella all’assenza di
adeguate misure a tutela della salute e dell’incolumità sul luogo
di lavoro.
Ma
al danno dell’inasprimento ulteriore della repressione e del
disciplinamento si aggiunge la beffa per milioni di lavoratrici con
figli (sulle quali da sempre ricade in prevalenza il peso del lavoro
di cura nell’ambito familiare) che si sono viste da un giorno
all’altro piombare addosso il mastodontico problema della gestione
dei bambini tenuti forzatamente a casa; nelle famiglie nelle quali
entrambi i genitori lavorano il problema talvolta si inverte, ma
nella stragrande maggioranza dei casi sono le madri a dover trovare
il modo di assentarsi dal lavoro; nella selva di indicazioni date
finora da istituzioni e prefetture, le aziende hanno risposto “a
piacere”, addirittura negando le richieste di ferie e permessi,
costringendo lavoratrici e lavoratori a richiedere giorni di
malattia, o ad usufruire dei già scarsi congedi parentali previsti
dalla legge.
In
queste ore il governo e le istituzioni per far fronte al caos
montante hanno tirato fuori dal cappello una soluzione che,
attraverso bonus e voucher, consente ai genitori di stare a casa, ma
con una decurtazione del 70% della retribuzione o addirittura il suo
annullamento: l’ennesimo regalo ai padroni che già stanno
beneficiando di ingenti sgravi e detassazioni!
Ci hanno fatto pagare per anni
i costi della crisi capitalistica, ora vogliono farci pagare anche i
costi economici e sociali del coronavirus, il cui impatto sta
divenendo devastante soprattutto a causa di decenni di distruzione
programmata della sanità pubblica a favore di quella privata.
Occorre
fin da subito prepararsi alla lotta per far si che lo “stato di
eccezione” di queste settimane non diventi l’alibi per un
ulteriore attacco al diritto di sciopero e alle agibilità sindacali
e per un ulteriore ondata di macelleria sociale contro i lavoratori e
soprattutto contro le lavoratrici!
Bisogna
battersi da subito per far si che l’astensione dal lavoro di madri
e padri sia pienamente retribuita; per la requisizione di mezzi,
personale ed attrezzature nelle mani della sanità privata e la loro
messa a disposizione gratuita per far fronte all’emergenza dei
posti-letto negli ospedali; per un piano di assunzioni straordinario
di medici, infermieri, operatori socio-sanitari e di tutte le figure
professionali sanitarie; per impedire che anche una sola lavoratrice
e un solo lavoratore sia licenziato a causa del coronavirus.
Al
di la delle ricorrenze simboliche sulla data, oggi più che mai le
ragioni politiche e sociali più profonde dell’8 marzo e le istanze
di riscatto e di emancipazione del movimento femminista devono
sedimentare e svilupparsi nei giorni, nelle settimane e nei mesi a
venire.
6
marzo 2020
S.I.
Cobas nazionale
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