domenica 1 marzo 2020

pc 1 marzo - Riceviamo e pubblichiamo dai ferrovieri

QUANDO UN “EDUCATORE” ATTACCA MAGISTRATURA E LAVORATORI

Dopo il tragico disastro ferroviario di Livraga, dove hanno perso la vita due nostri compagni di lavoro, abbiamo letto con stupore un’intervista a Roberto Zucchetti, docente di una nota università italiana. Il professore si è scagliato con ingiustificato livore contro la generalità dei macchinisti e contro la magistratura. “La presenza del secondo macchinista è richiesta solo da alcune frange conservatrici della magistratura, talvolta facile nello scagliare avvisi di garanzia. La stessa magistratura che sulla base di un teorema ha condannato con una sentenza stupefacente Mauro Moretti per la strage di Viareggio“. Pontificare dalle colonne di un giornale su argomenti profondamente complessi, come l’organizzazione del delicato lavoro dei macchinisti, etichettando i
magistrati che se ne occupano come “frange” e commentare l'esito di un processo penale come quello per la strage di Viareggio, definendolo “stupefacente” è un approccio decisamente fuori luogo, ai limiti dell’arroganza. Questo procedimento, di enorme complessità tecnica e giuridica, è durato dieci anni e oltre cento udienze, con il coinvolgimento di decine e decine di avvocati, consulenti e numerosi magistrati; come può ‘il ‘professore’ liquidarlo con tanta faciloneria e disprezzo ? Non si tratta infatti di una critica motivata e ragionata – pur se da un punto di vista padronale e reazionario -
all’organizzazione del lavoro degli equipaggi e alla sentenza di Viareggio (chissà perché associate nella risposta), utile alla riflessione e al dibattito, ma di affermazioni pubbliche inaccettabili, non supportate da alcun ragionamento e segnate da una cinica ideologia filo imprenditoriale, livide e gonfie di disprezzo verso l’essere umano. Da un docente ci si aspetta che prepari i propri studenti e quanti ne seguono le esternazioni sulla stampa, al ragionamento e alla riflessione, non soltanto su materie specifiche ma anche ai valori etici, al rispetto dello Stato, delle Istituzioni e delle persone; nel caso si parlava di un disastro ferroviario con 32 persone bruciate vive che ha segnato l’intera opinione pubblica e di due lavoratori morti appena da poche ore. Alla sua affermazione sulla presenza del secondo macchinista rispondiamo che quello che dice non ha un senso ed è contro la logica, ma a favore solo del profitto delle imprese che tagliando un macchinista hanno dimezzato i costi degli equipaggi senza trovare soluzioni adeguate al “nuovo rischio”. Incuranti della potenziale pericolosità che, il sistema di “pronto soccorso” adottato dalle aziende nel caso in cui quell’unico macchinista venisse colto da malore, può avere anche sulla salute e sicurezza dei viaggiatori, utenti o clienti che dir si voglia. La sentenza, al contrario della sua affermazione gratuita e sprezzante sulla magistratura, segna invece una svolta storica – auspichiamo definitiva – sul principio delle responsabilità dell’intera catena di comando aziendale per la strage di Viareggio, uno dei più gravi incidenti ferroviari della storia nazionale: responsabilità e condanne non più riservate al solo operaio, ultimo anello della catena produttiva ma anche ai titolari delle scelte organizzative e di processo. E forse perché appartenente alla stessa scuola di pensiero dell’ex ministro Delrio, si lamenta “solo” della condanna di Moretti e non degli altri numerosi imputati, evidentemente da ritenere al contrario, “giustamente” colpevoli. Ci viene il dubbio che ai suoi studenti, molti dei quali destinati a diventare classe dirigente di questo paese, volesse insegnare “fin da piccoli” anche con queste esternazioni extra scolastiche a gestire con ferocia verbale i rapporti sociali considerando come subalterni sia i lavoratori che la stessa magistratura.
Ed ancora il Professore in merito ai macchinisti presenti su un treno afferma che se, in applicazione del suo pensiero, il Frecciarossa deragliato giovedì 6 gennaio 2020 scorso avesse avuto un solo macchinista in cabina, “oggi piangeremmo solo una vita umana“ (ipersemplificando il concetto con il quale affermava che la sicurezza con un solo macchinista è identica all’equipaggio con doppio macchinista). Anche qui rispondiamo che se il treno fosse stato telecomandato e senza viaggiatori non ci sarebbero stati né morti né feriti. Nell’attesa che i treni si muovano da soli – anzi, in attesa del teletrasporto delle persone via radio e dell'istruzione universitaria mediante un chip da installare sugli studenti per tagliare anche il costo di anziani e obsoleti professori reazionari - noi continueremo a difendere sia il diritto alla mobilità che la sicurezza e la dignità di chi sui treni ci viaggia e ci lavora. L’incidente di Livraga ha riportato alla luce il tema della sicurezza ferroviaria in un ambito, come l’Alta Velocità, in cui si “garantiva” – come per il Titanic, anch’esso “tecnologia all’avanguardia”, ritenuto inaffondabile - che tutto fosse perfetto e invece la mattina del 6 febbraio il paese Italia si è svegliato più fragile. Il vero “Tallone D’Achille” della sicurezza è l’arroganza dei tecnocrati messa al servizio del profitto. Un’analisi seria e responsabile non può e non deve prescindere dal potenziale numero di vittime che potevano esserci nella sola carrozza di testa coinvolta dallo svio; oltre a Mario e Guseppe, potevano esserci 12 viaggiatori VIP (visto il prezzo dei biglietti dei salottini, inaccessibili ai più) e almeno altri tre lavoratori, per un totale di 16 potenziali vittime. Da un educatore ci si aspetterebbe, invece di un attacco irriguardoso a magistratura e lavoratori, una critica motivata a chi perseguendo freddi obiettivi economici, - pur avendone l’obbligo – non garantisce “in concreto” il diritto alla mobilità in assoluta sicurezza dei lavoratori, dei viaggiatori e di tutta la cittadinanza.

Primi firmatari: Luciano Ciriello, Mauro Colombera, Dante De Angelis, Livio Dezzutto, Roberto Favretto, Gianluca Fortunati, Clemente Garruto, Giovanni Gigantino, Giuseppe Grillo, Daniele Ignazzi, Ettore Lanzino, Mirko Lo Giudice, Giuseppe Lorusso, Domenico Maimone, Gaetano Maiorano, Maurizio Mingaroni, Agostino Nicoletta, Andrea Paolini, Fabio Riberti, Roberto Santi, Pasquale Terracciano, Roberto Testa - Ferrovieri ed ex Ferrovieri impegnati a tutela della sicurezza

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