Da giorni, ai confini di terra e di
mare tra Turchia e Grecia è in atto un altro capitolo della guerra
dell'Unione Europea e dell'Italia agli emigranti dal Medio Oriente e
dall'Africa.
Delle
brutalità e infamie di questa guerra ci arriva solo qualche frammento
che è appena la punta dell'iceberg: sappiamo di due ragazzi uccisi negli
ultimi giorni dalla polizia greca, di un bambino morto a Lesbo;
sappiamo di attacchi omicidi in mare di questa stessa polizia alle
povere imbarcazioni degli emigranti a rischio di affondarle; sappiamo di
spedizioni punitive contro di loro (e contro qualche giornalista
testimone scomodo) organizzate dai fascisti di Alba Dorata, forza di
complemento degli apparati repressivi democratici; sappiamo di un clima
di intimidazione e repressione estremo anche nei campi profughi e
attorno ad essi, che sta portando a respingimenti di massa di siriani,
afghani, pakistani, e altri profughi di guerra, in violazione non solo del diritto internazionale (la cosa non ci sorprende affatto), ma anche delle norme non scritte del "diritto del mare" prodotto dai pescatori e dai marinai.
afghani, pakistani, e altri profughi di guerra, in violazione non solo del diritto internazionale (la cosa non ci sorprende affatto), ma anche delle norme non scritte del "diritto del mare" prodotto dai pescatori e dai marinai.
Saviano ed altri concentrano le loro denunce
contro il "criminale Erdogan", che cinicamente gioca il destino e la
vita di centinaia di migliaia di profughi medio-orientali sul tavolo
della spartizione della Libia. Ma, senza abbonare nulla ad Erdogan e al
carattere reazionario delle velleità e manovre militari turche in Libia,
in Siria, in Kurdistan, massima - è per noi - la criminalità dei suoi mandanti: l'Unione europea e - in essa - l'Italia del governo Conte bis e della sua opposizione di destra,
pienamente solidali in questo genere di crimini anti-proletari.
L'ex-ministro della difesa tedesca e attuale presidente della
Commissione europea Ursula van der Leyen, in visita al confine
greco-turco, ha predicato ieri "sangue freddo" (il sangue freddo dei
killer di professione) e proclamato la Grecia "scudo" dell'Unione
europea contro le minacciose orde dei barbari alle porte, fuggitivi
dalle guerre e dai disastri generati anche dall'Unione europea. E,
insieme a medici, equipaggiamenti, tende, etc., ha assicurato alla
Grecia ciò che più conta in queste faccende: sei pattugliatori costieri,
due elicotteri, un aereo, imbarcazioni off-shore e almeno altre cento
guardie di frontiera. In tempi di vacche magre anche per il bilancio
europeo, i fondi per aumentare le dotazioni di Frontex, la polizia di
frontiera, non mancano mai. Le priorità restano priorità, e questa
guerra agli emigranti/immigrati che ha fatto in vent'anni almeno 30.000
morti nel Mediterraneo e il doppio nel Sahara è una delle priorità
intoccabili del capitale europeo non solo e non tanto come arma di
distrazione di massa, quanto per comprimere indefinitamente il valore
della forza lavoro e spaccare il fronte dei lavoratori lungo linee
nazionali e "razziali".
Per parte nostra, troviamo di una
sconcertante ingenuità o di un irriducibile conformismo legalitario
quanti, pur denunciando questa catena di orrori, continuano a nutrire
speranze in un cambio di rotta della Unione europea, o - almeno - di
un'azione di interdizione a questa guerra da parte del parlamento
europeo, del Consiglio di Europa, della Corte europea dei diritti
dell'uomo, della Corte di Giustizia UE del Lussemburgo, della Corte
penale internazionale, o in un ruolo improvvisamente "umanitario" di
Frontex o, almeno, nell'apertura di quegli striminziti corridoi
umanitari che non risolvono se non casi individuali, e beneficiano più i
loro padrini che i pochissimi richiedenti asilo coinvolti. La politica
UE/italiana della esternalizzazione delle frontiere e del terrore contro
gli emigranti per addomesticarli prima del loro ingresso in Italia e in
Europa, non potrà essere battuta dall'invocazione di articoli delle
convenzioni internazionali, che sono carta straccia per i loro stessi
estensori; potrà essere battuta solo dalla lotta unitaria degli
emigranti e dei proletari e militanti autoctoni pronti a battersi al
loro fianco.
E' quanto sosteniamo da anni nelle nostre analisi
e nella nostra azione militante, e abbiamo argomentato per esteso nel
n. 3 della nostra rivista, le cui 21 tesi conclusive sono state riprese e
tradotte di recente in spagnolo e in francese dal blog
internazionalista argentino https://pasadoypresentedelmarxismorevolucionario.home.blog/
4 marzo
Il Cuneo rosso - com.internazionalista@gmail.com
Piazza Radaelli 3, Marghera
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