sabato 7 marzo 2020

pc 7 marzo - Turchia/Grecia - riceviamo e pubblichiamo per il dibattito e sollecitiamo prese di posizioni unitarie

Da giorni, ai confini di terra e di mare tra Turchia e Grecia è in atto un altro capitolo della guerra dell'Unione Europea e dell'Italia agli emigranti dal Medio Oriente e dall'Africa.
Delle brutalità e infamie di questa guerra ci arriva solo qualche frammento che è appena la punta dell'iceberg: sappiamo di due ragazzi uccisi negli ultimi giorni dalla polizia greca, di un bambino morto a Lesbo; sappiamo di attacchi omicidi in mare di questa stessa polizia alle povere imbarcazioni degli emigranti a rischio di affondarle; sappiamo di spedizioni punitive contro di loro (e contro qualche giornalista testimone scomodo) organizzate dai fascisti di Alba Dorata, forza di complemento degli apparati repressivi democratici; sappiamo di un clima di intimidazione e repressione estremo anche nei campi profughi e attorno ad essi, che sta portando a respingimenti di massa di siriani,
afghani, pakistani, e altri profughi di guerra, in violazione non solo del diritto internazionale (la cosa non ci sorprende affatto), ma anche delle norme non scritte del "diritto del mare" prodotto dai pescatori e dai marinai.
Saviano ed altri concentrano le loro denunce contro il "criminale Erdogan", che cinicamente gioca il destino e la vita di centinaia di migliaia di profughi medio-orientali sul tavolo della spartizione della Libia. Ma, senza abbonare nulla ad Erdogan e al carattere reazionario delle velleità e manovre militari turche in Libia, in Siria, in Kurdistan, massima - è per noi - la criminalità dei suoi mandanti: l'Unione europea e - in essa - l'Italia del governo Conte bis e della sua opposizione di destra, pienamente solidali in questo genere di crimini anti-proletari. L'ex-ministro della difesa tedesca e attuale presidente della Commissione europea Ursula van der Leyen, in visita al confine greco-turco,  ha predicato ieri  "sangue freddo" (il sangue freddo dei killer di professione) e proclamato la Grecia "scudo" dell'Unione europea contro le minacciose orde dei barbari alle porte, fuggitivi dalle guerre e dai disastri generati anche dall'Unione europea. E, insieme a medici, equipaggiamenti, tende, etc., ha assicurato alla Grecia ciò che più conta in queste faccende: sei pattugliatori costieri, due elicotteri, un aereo, imbarcazioni off-shore e almeno altre cento guardie di frontiera. In tempi di vacche magre anche per il bilancio europeo, i fondi per aumentare le dotazioni di Frontex, la polizia di frontiera, non mancano mai. Le priorità restano priorità, e questa guerra agli emigranti/immigrati che ha fatto in vent'anni almeno 30.000 morti nel Mediterraneo e il doppio nel Sahara è una delle priorità intoccabili del capitale europeo non solo e non tanto come arma di distrazione di massa, quanto per comprimere indefinitamente il valore della forza  lavoro e spaccare il fronte dei lavoratori lungo linee nazionali e "razziali". 
Per parte nostra, troviamo di una sconcertante ingenuità o di un irriducibile conformismo legalitario quanti, pur denunciando questa catena di orrori, continuano a nutrire speranze in un cambio di rotta della Unione europea, o - almeno - di un'azione di interdizione a questa guerra da parte del parlamento europeo, del Consiglio di Europa, della Corte europea dei diritti dell'uomo, della Corte di Giustizia UE del Lussemburgo, della Corte penale internazionale, o in un ruolo improvvisamente "umanitario" di Frontex o, almeno, nell'apertura di quegli striminziti corridoi umanitari che non risolvono se non casi individuali, e beneficiano più i loro padrini che i pochissimi richiedenti asilo coinvolti. La politica UE/italiana della esternalizzazione delle frontiere e del terrore contro gli emigranti per addomesticarli prima del loro ingresso in Italia e in Europa, non potrà essere battuta dall'invocazione di articoli delle convenzioni internazionali, che sono carta straccia per i loro stessi estensori; potrà essere battuta solo dalla lotta unitaria degli emigranti e dei proletari e militanti autoctoni pronti a battersi al loro fianco.
E' quanto sosteniamo da anni nelle nostre analisi e nella nostra azione militante, e abbiamo argomentato per esteso nel n. 3 della nostra rivista, le cui 21 tesi conclusive sono state riprese e tradotte di recente in spagnolo e in francese dal blog internazionalista argentino https://pasadoypresentedelmarxismorevolucionario.home.blog/ 

4 marzo
Piazza Radaelli 3, Marghera 

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