Venerdì 28 febbraio, a causa dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus, la Commissione di garanzia ha imposto la revoca dello sciopero generale del 9 marzo, che era stato convocato dai sindacati di base su indicazione di Non Una di Meno. Un divieto formale, che si aggiunge alle pesantissime conseguenze materiali che le ordinanze emesse in molte regioni stanno avendo sulle vite di quelle donne e lavoratrici che il 9 marzo avrebbero voluto scioperare.
Sebbene non intendiamo esprimerci sulla necessità o meno delle misure adottate per limitare la diffusione del contagio, una riflessione sulle palesi incongruenze di queste misure vogliamo farla: oltre alla salute e magari al di là di essa, ciò che viene massimamente tutelato in questa situazione eccezionale è il «normale» corso degli affari. Come è già accaduto durante la prima settimana
dell’emergenza in moltissime fabbriche, supermercati, uffici, centri commerciali e magazzini, il ricatto del salario ci impone di tornare o continuare a lavorare: quindi, mentre per mitigare la diffusione del contagio in alcune regioni non si potrà neppure manifestare, saremo però «libere» di assembrarci laddove serve per alimentare il profitto. In questo senso, l’emergenza sta rendendo clamorosamente evidente la «normalità» delle condizioni sociali ed economiche contro cui lottiamo ogni giorno.
Nelle regioni in cui le ordinanze hanno imposto la chiusura delle scuole, migliaia di lavoratrici sono state obbligate a restare a casa per prendersi cura dei propri figli/e e per questo hanno ricevuto salari ridotti o nessun salario. Moltissime lo hanno fatto per tutelare gli anziani o i malati di cui si prendono cura, maggiormente esposti al rischio di contagio e alle più gravi conseguenze del virus. Nel frattempo, sono le donne a pagare il prezzo più alto: le insegnanti precarie rimaste a casa senza retribuzione, le operatrici sanitarie e le infermiere il cui lavoro senza soste si è raddoppiato a parità di salario, le lavoratrici domestiche e della cura, soprattutto migranti, che stanno gestendo privatamente una quota del rischio sanitario in cambio di un salario da fame, le lavoratrici dei servizi di pulizia che stanno facendo turni sfiancanti per garantire maggiori livelli di igiene negli ambienti pubblici e privati...
...L’emergenza ha intensificato comportamenti sociali individualistici e la violenza sociale soprattutto nelle sue manifestazioni apertamente razziste: non solo quelle urlate dai razzisti di ogni partito che siedono nelle istituzioni, ma anche vere e proprie aggressioni contro le migranti e i migranti. I limiti alle manifestazioni e alle assemblee pubbliche che oggi sono motivati dal rischio di contagio ieri avevano ‒ e domani continueranno ad avere ‒ la faccia ordinaria dei decreti sicurezza. Non faremo un passo indietro sulla richiesta di abolizione dei decreti sicurezza... Il divieto di sciopero oggi è giustificato dalle temporanee «circostanze eccezionali», ma il diritto di scioperare è da anni sotto attacco e sappiamo che continuerà a esserlo...
...L’8 e il 9 marzo, nonostante l'impossibilità di un'astensione di massa dal lavoro e della revoca della copertura sindacale per il 9 marzo, non rinunceremo affatto allo sciopero femminista e transfemminista e continueremo a praticarlo anche in Italia, in comunicazione transnazionale con ogni lotta femminista e in tutte le forme che saranno possibili. Lo faremo perché ci muove l’urgenza di fare sentire la nostra voce contro la violenza di una società che ci sfrutta, ci opprime e ci uccide, perché sempre di più pretendiamo di affermare la forza della nostra lotta e del nostro desiderio di essere vive e libere!
Perché l'8 e il 9 marzo, in tutto il mondo, ¡arriba las y les que luchan!
Non Una di Meno
ALLARME
ROSSO!!! VOGLIONO IMPEDIRE LO SCIOPERO DELLE DONNE DEL 9 MARZO
PROSSIMO, CON LA SCUSA DEL CORONAVIRUS - ANCHE
QUESTO E’ INDICE DEL MODERNO FASCISMO CHE AVANZA!
...Che si
tratti solo di un pretesto è più che lampante, basti pensare che
nella stragrande maggioranza delle città il COVID-19 non risulta
presente, e poi, lo stesso governo e gli esperti continuano a dirci
che non bisogna allarmarsi...
Inoltre,
tranne che nelle zone “rosse”, la popolazione...ha
continuato la vita di tutti i giorni, recandosi al lavoro, a fare la
spesa, negli uffici pubblici, uscendo per svagarsi etc. .
Se poi
si pensa che a causa della malasanità – indice della
subordinazione pure della salute pubblica al risparmio sulla pelle
dei malati - ogni anno muoiono circa 50 mila persone per infezioni
ospedaliere di ogni genere, risulta veramente ridicolo affermare che
si vuole vietare lo sciopero delle donne a causa dell”allerta
infezione”.
La
verità è che ancora una volta si stia cercando di impedire lo
sciopero delle lavoratrici e delle donne, alle quali stato,
istituzioni, padroni e governi vorrebbero togliere anche il
sacrosanto diritto di lottare contro gli attacchi sempre più pesanti
sia sul lavoro che in tutti gli aspetti della loro esistenza.
Ma noi
non ci arrendiamo e abbiamo chiesto agli altri sindacati di base di
fare lo stesso respingendo il diktat della CGS.
Le
lavoratrici delle fabbriche, del pubblico impiego, quelle licenziate
come le ex operaie della Piaggio di Pontedera, le precarie, le
disoccupate, le operatrici della sanità, che da anni, a causa della
grave carenza di personale vengono supersfruttate con turni
massacranti, e che adesso, in nome dell’emergenza coronavirus
vengono maggiormente spremute come limoni, così come pure le
infermiere, le O.S.S., le tecniche e le dottoresse del policlinico di
Palermo, a cui da un paio di giorni è stato finanche vietato il
ricorso alle ferie e al riposo compensativo, oggi, tutte hanno mille
ragioni in più per scioperare.
...LO SCIOPERO DELLE DONNE E’ UN DIRITTO INALIENABILE E
LO DIFENDEREMO CON LA LOTTA, COME E’ VERO CHE SIAMO DONNE E CHE
PAURA NON ABBIAMO…
Lavoratrici
SLAI Cobas sc ed MFPR Policlinico - Palermo 01.03.2020
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