sabato 26 ottobre 2019

pc 26 ottobre - No al 41 bis per Nadia Lioce - un'intervista alle avvocate Caterina Calia e Carla Serra - Riprendiamo la lotta per la difesa delle condizioni di vita di Nadia Lioce

Da adnkronos

Difensore Lioce: "Questione è 41 bis, non i permessi premio"

di Assunta Cassiano
La pronuncia della Corte Costituzionale che fa cadere il divieto assoluto per gli "ergastolani ostativi" di accedere a permessi premio "è sicuramente positiva perché consente a persone 'sepolte vive’, spesso da oltre trenta anni, di poter ricominciare a pensare ad un futuro fuori dalle mura di un carcere, persone a cui finora è stata negata ogni possibilità". A dirlo all'Adnkronos l'avvocato Caterina Calia, difensore insieme all’avvocato Carla Serra di Nadia Desdemona Lioce, la brigatista condannata per gli omicidi dei giuslavoristi Massimo D’Antona e Marco Biagi e del sovrintendente della Polizia Emanuele Petri, che sta scontando l'ergastolo in regime di 41 bis.
Per Lioce, spiega il suo difensore, "oggi non è di primaria importanza la questione dei permessi premio, che non credo richiederebbe, quanto invece le condizioni estreme di detenzione in cui si trova".
"Il regime del 41 bis cui è sottoposta da 15 anni - dice - rappresenta la negazione dei diritti primari di ogni persona detenuta. Nel suo caso, così come per gli altri prigionieri politici, tale regime viene applicato nonostante manchi il presupposto principale individuato dalla norma, ovvero la possibilità di contatti con l’organizzazione di appartenenza, che non dà segni di vitalità da almeno 17 anni fa. L'unica ragione per cui è 'murata viva' è la 'ragion di stato' che individua in lei e negli altri prigionieri politici i nemici interni assoluti".
"Al di là del fatto che in questo momento la pronuncia della Corte Costituzionale non ha alcuna diretta ricaduta sulla situazione detentiva  della Lioce - conclude l'avvocato Serra -, va sottolineata la positività e l’importanza della stessa in quanto finalmente pone un limite alle preclusioni e agli automatismi di legge, rimettendo al centro le persone e il ruolo valutativo dei magistrati di sorveglianza che potranno decidere  caso per caso se ci sono le condizioni di accesso ai benefici, anche per quei detenuti che finora ne erano esclusi sulla base del solo titolo di reato".

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