Da Rete Evasioni
Domenica 2 dicembre, dal primo pomeriggio, circa
ottanta persone tra solidali, amici e familiari di detenuti si sono
ritrovate davanti il carcere di Velletri per rompere il silenzio che
circonda quella prigione e ricordare che, solo nell’ultimo mese, due
persone sono morte in quel luogo infame. Tra queste due persone c’è
Cristian, ufficialmente suicida, la cui famiglia ha voluto fortemente
questa giornata per indicare che è solo il carcere il responsabile della
morte del loro caro.
Appena iniziato il presidio con saluti e musica, la risposta delle
persone detenute è stata subito molto forte: ai cori dei e delle
solidali si sono alternati quelli dei detenuti e l’urlo “libertà” ha
scandito il ritmo della nostra presenza lì fuori.
Il carcere di Velletri è completamente isolato, circondato solo dalla
campagna: non abbastanza isolato, però, da riuscire a nascondere così
bene ciò che avviene
oltre quelle mura, tra pestaggi e vessazioni di ogni tipo da parte delle guardie, tra atti di autolesionismo e morti tra i detenuti (sono 4 le persone decedute quest’anno dal mese di aprile). Diverse sono altresì le proteste poste in atto dalle persone ristrette per provare a resistere e rispondere ai trattamenti subiti.
oltre quelle mura, tra pestaggi e vessazioni di ogni tipo da parte delle guardie, tra atti di autolesionismo e morti tra i detenuti (sono 4 le persone decedute quest’anno dal mese di aprile). Diverse sono altresì le proteste poste in atto dalle persone ristrette per provare a resistere e rispondere ai trattamenti subiti.
Nel corso delle ore, diversi interventi si sono susseguiti per
spiegare i motivi della nostra presenza lì davanti, per provare a
raccontare ai detenuti cosa succede fuori da quel carcere e in altre
galere; per fare sapere loro che, nonostante gli unici racconti riguardo
quello che avviene lì dentro siano quasi sempre quelli delle guardie,
le sole voci che per noi contano, le uniche a cui scegliamo di credere,
sono quelle delle persone detenute.
Sono proprio queste voci che, ad un certo punto, sono esplose in un fragoroso “L’hanno impiccato!”.
Anche la famiglia di Cristian non ha mai voluto dare per vera l’ipotesi del suicidio.
Anche la famiglia di Cristian non ha mai voluto dare per vera l’ipotesi del suicidio.
Che le relazioni tra detenuti, famiglie e solidali siano fondamentali
e ci diano forza per continuare a lottare contro carceri e la società
che le nutre, lo dimostra il pronto fastidio che ha dimostrato il
sindacato dei secondini di Velletri il quale non ha perso tempo per
rilasciare l’ennesima dichiarazione e, nonostante l’evidenza delle morti
in carcere, continuare a ergersi strenuo difensore dei diritti dei
detenuti e dipingersi come vittima del sistema carcerario.
Non staremo qui a rispondere ai loro grotteschi tentativi di proteggersi a vicenda, piuttosto a ribadire quello che domenica abbiamo detto in tre parole, finché ogni muro non sarà abbattuto:
il carcere uccide.
Non staremo qui a rispondere ai loro grotteschi tentativi di proteggersi a vicenda, piuttosto a ribadire quello che domenica abbiamo detto in tre parole, finché ogni muro non sarà abbattuto:
il carcere uccide.
Sempre a fianco di chi lotta
4 dicembre 2018
Rete Evasioni
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