I fatti di Avola come quelli di tanti altri episodi della
storia della lotta di classe nel nostro Paese ci ricordano che la borghesia al
potere, con i suoi variopinti governi, per difendere i propri profitti e privilegi non esita a fare sparare
sulle masse e a fare morti e feriti… a fare stragi di Stato.
In questi giorni nel 1968 ad Avola le masse si ribellarono
ai soprusi dei padroni... e ieri come oggi... "polizia assassina"...
E ieri come oggi l'ipocrisia dei politicanti al potere è così spessa che si taglia con il coltello. Le dichiarazioni di Musumeci, non a caso definito "fascista perbene", come se potesse esistere una cosa simile! si ripropone di scrivere addirittura a Mattarella "per chiedere di riaprire i fascicoli secretati della polizia per capire cosa accadde veramente il 2 dicembre del '68 ad Avola, nel Siracusano"!!!
da infoaut
Per diventare proprietari dei terreni a loro assegnati, le famiglie dovevano pagare per trent'anni una rata mensile, che quasi sempre si rivelava troppo onerosa.
Nel '68 – '69 le masse meridionali furono così coinvolte nella più grande rivolta dell'intero paese che interessò scuole, fabbriche e campagne: il suo obiettivo principale era la necessità di creare nuovi rapporti di produzione non più basati sulla discriminazione di classe.
La lotta intrapresa dai lavoratori agrari della provincia di Siracusa e a cui parteciparono anche i
braccianti di Avola iniziò il 24 novembre 1968, e rivendicava l'aumento della paga giornaliera, l'eliminazione delle differenze salariali e di orario fra le due zone nelle quali era divisa la provincia, l'introduzione di una normativa atta a garantire il rispetto dei contratti e l'avvio delle commissioni paritetiche di controllo.
braccianti di Avola iniziò il 24 novembre 1968, e rivendicava l'aumento della paga giornaliera, l'eliminazione delle differenze salariali e di orario fra le due zone nelle quali era divisa la provincia, l'introduzione di una normativa atta a garantire il rispetto dei contratti e l'avvio delle commissioni paritetiche di controllo.
Gli agrari rifiutarono di trattare con il Prefetto sull'orario e sulle commissioni, non presentandosi alle diverse convocazioni e facendo così proseguire lo sciopero in un clima di tensione sempre più alto. Il 2 dicembre Avola partecipò in massa allo sciopero generale; i braccianti iniziarono dalla notte i blocchi stradali sulla statale per Noto, con gli operai al loro fianco. Intorno alle 14, il vicequestore Samperisi ordinò al reparto Celere giunto da Catania di attaccare: la polizia cominciò quindi una fitto lancio di lacrimogeni, ma per effetto del vento il fumo gli tornò contro, diventando così un ottimo bersaglio per una fitta sassaiola.
Senza esitare, i militi cominciarono a sparare sulla folla: il bilancio fu di due braccianti morti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, e 48 feriti, di cui 5 molto gravi.
Sul posto furono trovati quasi tre chili di bossoli. Verso mezzanotte il ministro dell'Interno Restivo convocò una riunione fra agrari e sindacalisti, che durò fino al giorno dopo. Il contratto venne firmato, le richieste dei braccianti furono accolte.
La spontanea risposta all'eccidio di operai, lavoratori, studenti fu massiccia in tutto il paese. Il 4 dicembre le confederazioni sindacali indirono una giornata nazionale di lotta. Fabbriche, città e campagne si fermarono. Da più parti si chiese il disarmo degli agenti in servizio di ordine pubblico.
L'inchiesta giudiziaria fu archiviata nel novembre 1970, poi arrivò l'amnistia per i lavoratori. Nulla si è mai saputo degli esiti dell'inchiesta amministrativa.
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