Pubblichiamo degli interventi di Potere al popolo - perchè servono a dare un quadro dell'ennesima operazione del riformismo populista 'di sinistra' che, come sempre in tempi di ascesa fascio/populista, confermano l'assunto IL RIFORMISMO SERVE LA REAZIONE!
Non so dove condurrà
stamattina l’assemblea, ma mi pare che le contraddizioni esistano e
siano pesanti. Per raccogliere consensi tra associazioni e movimenti, si
sono individuati infatti un programma e un metodo fatti apposta per
dividere ciò che dovrebbero unire. Cosa si intende fare è scritto nella
Costituzione, che di fatto è il programma, ma si è deciso di tenere ben
nascosti nell’ombra i partiti politici, che della Costituzione sono uno
dei pilastri.
Questo non significa che i Partiti non ci saranno, tanto più che qualcuno tra loro eviterà a Dema e soci di raccogliere le 150.000 mila e più firme previste dalla legge. Molto più semplicemente avranno un ruolo estremamente defilato. Poiché non vanno per la maggiore e gli elettori non gradirebbero, ai loro segretari si è anzi chiesto chiaro e tondo di non parlare e loro, che hanno certamente a cuore le sorti della democrazia pericolante, si sono sacrificati. Messa da parte la dignità, hanno accettato il bavaglio.
Così stando le cose, tuttavia, un dubbio sorge e qualche domanda chiede invano risposta: siamo proprio certi, per esempio, che nascondere i partiti e censurare i loro segretari significhi difendere la Costituzione e la democrazia? Se è così bisogna riconoscerlo: la difesa delle libertà costituzionali somiglia talvolta ai trucchi dei prestigiatori. E’ vero, negli ultimi anni i gruppi dirigenti dei partiti politici hanno fatto pessima prova. Ma se è così, perché sono invitati?
Nascosti nel cilindro i partiti, ritenuti evidentemente impresentabili, restano le associazioni e i movimenti, per i quali, tuttavia, non si è utilizzato un criterio unico. Enrico Panini, per dirne una, segretario di Dema, ha diritto di parola perché rappresenta un movimento. Nel girone infernale è collocato invece Potere al Popolo, che però, come Dema, per ora è un movimento. Chiamata a scontare la pena di un passato che non ha vissuto, anche a Viola Carofalo, portavoce di Potere al Popolo, si è così potuto imporre il bavaglio e a scanso equivoci si è chiesto che non parlasse in sua vece una qualche voce napoletana. Sono finiti così in castigo tutti i giovani dell’ex Opg che hanno creato Potere al Popolo.
In questo clima, stamattina al Teatro Italia di Roma si aprirà l’assemblea da cui dovrebbe nascere il “nuovo” baluardo della democrazia. I Partiti ci saranno, i loro segretari staranno zitti, qualcuno parlerà al loro posto e si dirà alla gente che è ora di cambiare. Ci saranno ospiti illustri e una gran passerella. Potere al Popolo non ci sarà.
* Giuseppe Aragno, storico, è stato tra i primi coordinatori di Dema. Attualmente sostiene Potere al popolo.
Questo non significa che i Partiti non ci saranno, tanto più che qualcuno tra loro eviterà a Dema e soci di raccogliere le 150.000 mila e più firme previste dalla legge. Molto più semplicemente avranno un ruolo estremamente defilato. Poiché non vanno per la maggiore e gli elettori non gradirebbero, ai loro segretari si è anzi chiesto chiaro e tondo di non parlare e loro, che hanno certamente a cuore le sorti della democrazia pericolante, si sono sacrificati. Messa da parte la dignità, hanno accettato il bavaglio.
Così stando le cose, tuttavia, un dubbio sorge e qualche domanda chiede invano risposta: siamo proprio certi, per esempio, che nascondere i partiti e censurare i loro segretari significhi difendere la Costituzione e la democrazia? Se è così bisogna riconoscerlo: la difesa delle libertà costituzionali somiglia talvolta ai trucchi dei prestigiatori. E’ vero, negli ultimi anni i gruppi dirigenti dei partiti politici hanno fatto pessima prova. Ma se è così, perché sono invitati?
Nascosti nel cilindro i partiti, ritenuti evidentemente impresentabili, restano le associazioni e i movimenti, per i quali, tuttavia, non si è utilizzato un criterio unico. Enrico Panini, per dirne una, segretario di Dema, ha diritto di parola perché rappresenta un movimento. Nel girone infernale è collocato invece Potere al Popolo, che però, come Dema, per ora è un movimento. Chiamata a scontare la pena di un passato che non ha vissuto, anche a Viola Carofalo, portavoce di Potere al Popolo, si è così potuto imporre il bavaglio e a scanso equivoci si è chiesto che non parlasse in sua vece una qualche voce napoletana. Sono finiti così in castigo tutti i giovani dell’ex Opg che hanno creato Potere al Popolo.
In questo clima, stamattina al Teatro Italia di Roma si aprirà l’assemblea da cui dovrebbe nascere il “nuovo” baluardo della democrazia. I Partiti ci saranno, i loro segretari staranno zitti, qualcuno parlerà al loro posto e si dirà alla gente che è ora di cambiare. Ci saranno ospiti illustri e una gran passerella. Potere al Popolo non ci sarà.
* Giuseppe Aragno, storico, è stato tra i primi coordinatori di Dema. Attualmente sostiene Potere al popolo.
stralci
Perché non siamo all’incontro di De Magistris - di Potere al Popolo!
Oggi non saremo a Roma al Teatro Italia alla presentazione del movimento di De Magistris. Siccome in molti ci hanno chiesto il perché, e siccome avevamo scritto qualche giorno fa che ci saremmo stati, ci sembra giusto scrivere queste righe per spiegare cos’è cambiato.
La
settimana scorsa avevamo ricevuto, sulla mail personale della nostra
portavoce Viola Carofalo, un invito a intervenire, e con piacere avevamo
accettato. Innanzitutto perché siamo aperti al confronto con tutti
quelli che davvero vogliono cambiare le cose, poi perché abbiamo tante
idee e pratiche da condividere e infine perché stimiamo il Sindaco di
Napoli che ha dimostrato in più occasioni onestà e coraggio.
Purtroppo
abbiamo saputo due giorni fa dagli organizzatori dell’evento che
l’incontro si sarebbe svolto nel seguente modo: 23 interventi già
fissati di 5 minuti, nessun intervento “politico” ma solo di “esperienze
sociali”. Noi avremmo potuto intervenire una volta, ma non
presentandoci come Potere al Popolo!, non facendo parlare un napoletano
(!), e non parlando come realtà politica, ma solo raccontando qualche
lotta in cui siamo impegnati come singoli militanti. I soli soggetti
politici titolati a parlare sarebbero stati il coordinatore di DEMA
all’inizio e De Magistris alla fine.
Morale
della favola: Viola, anche se ha militato per 20 anni nei centri
sociali, non poteva parlare in quanto Ka$taaaaa; anzi proprio Potere al
Popolo! non poteva parlare. Anche se non è un partito, ma un movimento
esattamente come DEMA. Anche se siamo nati da solo un anno proprio come
movimento sociale imperniato intorno alle Case del Popolo. Siamo stati
considerati, da un soggetto politico che peraltro è al governo di una
grande città, identici a chi è stato nel centrosinistra e solo fino
pochi mesi fa era candidato con D’Alema e soci…
Ma
c’è di più. Visto che ai precedenti incontri organizzati da De
Magistris erano intervenuti tutti i partiti da Sinistra Italiana a
Rifondazione, passando per formazioni minori, visto che Sinistra
Italiana risultava persino organizzatrice dell’iniziativa su FB, non
potevamo non chiederci: ma che fine hanno fatto questi?
Dopo
poco si è svelato l’arcano: i partiti c’erano. Non sarebbero
intervenuti i leader, che fanno tanto “sfigati della sinistra”, ma
membri significativi di quei partiti nella veste di attivisti sociali.
Di modo che il racconto della giornata avrebbe potuto essere: “ci siamo
raccolti dal basso, siamo una coalizione civica, i cattivi partiti non
ci sono, questa non è Rivoluzione Civile o l’Altra Europa 2”…
Ora,
a sinistra negli ultimi anni si son viste tante cose strane, eh. Ma una
cosa così non l’avevamo ancora sentita. Certo, sarebbe stato divertente
giocare a “trova l’intruso” e passare la mattinata in teatro a scoprire
chi dei relatori ha una o più tessere in tasca, ma il tempo della vita è
breve e preferiamo declinare. Capiamo che i vecchi partiti della
sinistra si aggrappino a tutto perché per esistere devono eleggere e
oggi De Magistris sembra un buon cavallo, ma a tutto c’è un limite…
Com’è possibile che migliaia di militanti di quei partiti si trovino
trascinati ancora una volta in un nuovo cartello senza che nessuno li
interpelli?
Da
un anno noi stiamo provando a “fare tutto al contrario”: partire non da
appelli vaghi, leaderismi, candidature, ma dalle assemblee
territoriali, dal lavoro a contatto con il blocco sociale, da processi
democratici, da un programma chiaro e radicale. L’unità è certo un valore, ma non si fa cucendo un vestito da Arlecchino, dove sta insieme tutto e il contrario di tutto.
L’unità si deve fare innanzitutto con il nostro blocco sociale, su
questioni concrete, su contenuti chiari: deve servire alle persone per
essere più forti, non a residuali gruppi dirigenti per sopravvivere.
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