Giuseppe Demasi, Antonio Laurino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone, e Robertto Scola: ecco i nomi dei sette operai che rimasero uccisi da una vampata di olio bollente.
Ma
se loro, a buon diritto, si possono definire sfortunati, altrettanto
non si può dire per i padroni della multinazionale ed i loro tirapiedi
locali, condannati a pene lievissime per aver provocato quella strage.
L’ad
della “fabbrica dei tedeschi”, Harald Esphenhan - che aveva scientemente
accettato il rischio di un simile accadimento scegliendo di non fare
più manutenzione sulle linee, dal momento che di lì a poco lo
stabilimento avrebbe chiuso – è stato condannato a dieci anni, ma vive
in Germania e non risulta che sia stato ancora arrestato.
I
suoi sottoposti italiani hanno subito sì l’onta della prigione, ma con
condanne talmente leggere che non vi è alcuna proporzione tra
l’avvenimento e le conseguenze per chi non ha alzato un dito per
impedirlo.
Bosio (Al), 06 dicembre 2018
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
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