domenica 16 dicembre 2018

pc 16 dicembre - Padroni sfruttatori e assassini - nel Trentino lavoratore in nero e immigrato buttato in una scarpata

Il padrone assassino solo denunciato!

Boscaiolo immigrato in nero muore sul lavoro. Imprenditore getta il corpo in una scarpata
L’imprenditore ha spostato il corpo in una scarpata con l’obiettivo di far sembrare quell’incidente casuale: la vittima, infatti, era un suo lavoratore in nero poco prima colpito alla testa da un pesante cavo d’acciaio.

Assunto "in nero" senza regolare contratto, dopo essere rimasto vittima di un incidente sul lavoro è stato gettato in una scarpata a Sagron Mis, in Trentino, cosicché il suo grave infortunio potesse apparire casuale. Sono le conclusioni alle quali sono arrivati i carabinieri di San Martino che hanno indagato sul ritrovamento del cadavere di Vitali Mardari, un immigrato moldavo di 28 anni morto il 19 novembre scorso. Gli inquirenti hanno denunciato a piede libero un imprenditore residente in provincia di Belluno per omicidio colposo e omissione di soccorso: sarebbe stato lui in persona a trasportare l’immigrato, in gravissime condizioni e bisognoso di soccorso, lontano dal luogo dell’incidente abbandonandolo in un dirupo.

I fatti risalgono al 19 novembre scorso: i carabinieri erano stati chiamati nei boschi di Sagron Mis per effettuare rilievi su una morte apparentemente seguita a una caduta accidentale, probabilmente di un escursionista. Fin da subito tuttavia alcuni particolari sono apparsi incongruenti. L'uomo senza vita
aveva infatti delle ferite alla testa incompatibili con una caduta; nonostante il moldavo fosse stato ben presto identificato come boscaiolo occasionale era stato fatto notare che nella zona del ritrovamento non erano presenti cantieri né lavori al taglio degli alberi. I militari hanno dunque deciso di ascoltare alcuni testimoni arrivando a una ricostruzione più credibile, e purtroppo decisamente più tragica dell’accaduto.

Vitali Mardari poco prima di morire stava lavorando a circa 600 metri di distanza dal luogo del ritrovamento del corpo, in un punto in cui erano in corso lavori di installazione di una teleferica per il trasporto del legname; durante questa operazione un cavo di acciaio si era spezzato colpendo violentemente l’operaio e causandogli svariate fatture craniche. Il lavoratore, benché esanime, era sopravvissuto, ma dal momento che era sprovvisto di un regolare contratto il datore di lavoro aveva deciso di farlo sparire trasportandolo di persona lontano dal cantiere. L’imprenditore stesso aveva successivamente chiamato una guardia boschiva raccontando di aver trovato lui l’uomo già in fin di vita. Il moldavo era ancora in vita all’arrivo dei primi soccorsi ma è deceduto prima di giungere in ospedale. A incastrare definitivamente l’imprenditore sarebbe stato poi il ritrovamento, vicino al cavo spezzato, di un cappello di lana e di alcune macchie di sangue appartenenti alla vittima.

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