No Tav: "Analisi costi-benefici pietosa, sbagliati anche i chilometri"
Il movimento che si oppone al Terzo Valico smonta l'analisi costi-benefici fatta dal governo Lega-M5s. "Errori macroscopici. Non c'è stata la volontà di fermare un'opera inutile. La nostra battaglia continua, non facciamo sconti a nessuno"
NOVI LIGURE - Il
Movimento No Tav Terzo Valico non si muove di un millimetro dal suo “no” alla
grande opera da 6,2 miliari di euro e dal giudizio sugli ex colleghi di
battaglia del Movimento 5 Stelle. “Abbiamo fatto un pezzo di percorso insieme, è
vero, ma non abbiamo mai delegato a nessuno la nostra battaglia
- dicono nel corso di una conferenza stampa - Non faremo sconti a
nessuno. Il Movimento 5 Stelle è peggio del Pd che ha sempre
criticato”
Non è solo un giudizio politico, quello dei No Tav. E' anche una valutazione tecnica sull'analisi costi benefici resa nota (tramite un post su Facebook da parte del ministro Danilo Toninelli) dal Governo che ha dato il via libera alla prosecuzione dell'opera.
Un'analisi che i No Tav definiscono “pietosa”. Intanto nel metodo: non una conferenza stampa, non
un tentativo di dialogo, bensì un post su Facebook “dopo mesi di silenzio imbarazzante”.
E, soprattutto, nei contenuti. E' stato l'ingegnere Francesco De Milato a leggere e studiare riga per riga l'analisi e a ribattere punto per punto.
Chilometri errati
“Il primo errore macroscopico – dice – è il chilometraggio sbagliato, alla base di tutti i calcoli”. L'analisi del governo parla infatti di una tratta di 75 chilometri, da Genova Brignole a Tortona. “Peccato che i chilometri effettivi siano 54, da Genova Fegino a Rivalta”. L'imputazione dei costi e dei benefici parte, quindi, da una base errata.
“La nuova linea in realtà è più corta solo di 6 chilometri rispetto a quella storica”. Tanto valeva, dicono i No Tav, prendere in considerazione l'ipotesi, peraltro fatta anche nell'analisi costi-benefici, di fare partire due treni lunghi (100 teu) da Genova ed assemblarli poi ad Arquata o Rivalta.
Un altro errore sarebbe poi negli ipotetici minuti risparmiati dai viaggiatori: non 28,8 come indicato, bensì 19,8 minuti.
Penali di recesso
Errata anche l'analisi giuridica, voluta per valutare il costo di una eventuale interruzione. Toninelli parla di un costo pari a 1,2 miliardi di euro. Ma, secondo i No Tav, tale calcolo è stato fatto tenendo conto di cinque lotti, mentre effettivamente finanziati, fino al giorno prima dei risultati, erano quattro. Si parla, poi, nell'analisi di un “contributo europeo” che gli attivisti del movimento No Tav assicurano che non c'è.
Lo Stato, inoltre, avrebbe potuto chiedere penali a Cociv per i ritardi accumulati. Ma non lo ha mai fatto. I costi di recupero ambientale? “Non devono essere calcolati, perchè erano già inclusi”, dice De Milato. Neppure la ricostruzione storica delle vicende giudiziarie sarebbe corretta: troppe “dimenticanze”. Così come non sarebbe stato preso in considerazione il costo di gestione delle terre e rocce da scavo contenente amianto. “O i costi erano gonfiati già da prima, oppure aumenteranno inevitabilmente in seguito”, dicono.
Ci sono anche soluzioni per riutilizzare le opere già fatte, "come la possibilità di usare un tratto di galleria, da Libarna a Novi, come circonvallazione di Serravalle".
Di base, secondo gli attivisti No Tav, “non c'è stata la volontà politica di fermare l'opera. Il Movimento 5 Stelle, dopo una campagna elettorale che faceva perno su legalità e trasparenza ha cambiato idea per compiacere la Lega Nord, in nome di un contratto di governo”. “Fanno schifo – conclude Eugenio Spineto – lo dico e lo ribadisco senza timore. La nostra battaglia continua”.
Non è solo un giudizio politico, quello dei No Tav. E' anche una valutazione tecnica sull'analisi costi benefici resa nota (tramite un post su Facebook da parte del ministro Danilo Toninelli) dal Governo che ha dato il via libera alla prosecuzione dell'opera.
Un'analisi che i No Tav definiscono “pietosa”. Intanto nel metodo: non una conferenza stampa, non
un tentativo di dialogo, bensì un post su Facebook “dopo mesi di silenzio imbarazzante”.
E, soprattutto, nei contenuti. E' stato l'ingegnere Francesco De Milato a leggere e studiare riga per riga l'analisi e a ribattere punto per punto.
Chilometri errati
“Il primo errore macroscopico – dice – è il chilometraggio sbagliato, alla base di tutti i calcoli”. L'analisi del governo parla infatti di una tratta di 75 chilometri, da Genova Brignole a Tortona. “Peccato che i chilometri effettivi siano 54, da Genova Fegino a Rivalta”. L'imputazione dei costi e dei benefici parte, quindi, da una base errata.
“La nuova linea in realtà è più corta solo di 6 chilometri rispetto a quella storica”. Tanto valeva, dicono i No Tav, prendere in considerazione l'ipotesi, peraltro fatta anche nell'analisi costi-benefici, di fare partire due treni lunghi (100 teu) da Genova ed assemblarli poi ad Arquata o Rivalta.
Un altro errore sarebbe poi negli ipotetici minuti risparmiati dai viaggiatori: non 28,8 come indicato, bensì 19,8 minuti.
Penali di recesso
Errata anche l'analisi giuridica, voluta per valutare il costo di una eventuale interruzione. Toninelli parla di un costo pari a 1,2 miliardi di euro. Ma, secondo i No Tav, tale calcolo è stato fatto tenendo conto di cinque lotti, mentre effettivamente finanziati, fino al giorno prima dei risultati, erano quattro. Si parla, poi, nell'analisi di un “contributo europeo” che gli attivisti del movimento No Tav assicurano che non c'è.
Lo Stato, inoltre, avrebbe potuto chiedere penali a Cociv per i ritardi accumulati. Ma non lo ha mai fatto. I costi di recupero ambientale? “Non devono essere calcolati, perchè erano già inclusi”, dice De Milato. Neppure la ricostruzione storica delle vicende giudiziarie sarebbe corretta: troppe “dimenticanze”. Così come non sarebbe stato preso in considerazione il costo di gestione delle terre e rocce da scavo contenente amianto. “O i costi erano gonfiati già da prima, oppure aumenteranno inevitabilmente in seguito”, dicono.
Ci sono anche soluzioni per riutilizzare le opere già fatte, "come la possibilità di usare un tratto di galleria, da Libarna a Novi, come circonvallazione di Serravalle".
Di base, secondo gli attivisti No Tav, “non c'è stata la volontà politica di fermare l'opera. Il Movimento 5 Stelle, dopo una campagna elettorale che faceva perno su legalità e trasparenza ha cambiato idea per compiacere la Lega Nord, in nome di un contratto di governo”. “Fanno schifo – conclude Eugenio Spineto – lo dico e lo ribadisco senza timore. La nostra battaglia continua”.
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