La
fase di transizione che porta all'ascesa di Luigi Filippo Bonaparte è
caratterizzata dalla volontà della borghesia di liberarsi
dell'opposizione piccolo borghese, di liberarsene come
contraddizione, ma assorbirla come gestione.
Lo
spettro degli insorti di giugno è quello che continua ad essere
agitato per spingere la borghesia a superare le forme politiche
esistenti per consolidare il suo potere in termini dittatoriali.
Dentro
le forme di questo scontro vive lo stato della crisi economica e in
particolare, il termometro di essa, il debito pubblico. Ma dietro
questa formula si cela chi è realmente debitore e chi non lo è, e anzi diventa creditore.
Il
debito pubblico per la piccola borghesia, in particolare quella dei
commerci, diventa debito privato e quindi fallimento; mentre per la
borghesia diventa credito pubblico.
Quindi dentro la crisi non c'è mai un uguale condizione. C'è chi la utilizza per uscirne vincente e più
ricco di prima, c'è chi invece ne viene rovinato.
Ma,
naturalmente questo acutizza le contraddizioni sociali e di classe e
per questo la borghesia ha bisogno di rafforzare il suo potere e lo
fa inglobando proprio quei piccolo borghesi che erano
all'opposizione.
Nel
caso concreto della Francia di quei giorni, la questione si concentra
nel dare forza a Cavaignac (generale francese organizzatore della sanguinosa repressione della rivolta operaia del giugno 1848).
Scrive
Marx: “Tutta la Francia borghese saluta in Cavaignac il suo
salvatore e questi diventa il suo generale, lo accoglie nei suoi
salotti e gli dà tutto il potere”. Ma attenzione, dice Marx: “non
era la dittatura della spada sulla società borghese; era la
dittatura della borghesia mediante la spada. E del soldato essa aveva bisogno ancora, ma solo come gendarme”.
E'
importante quindi comprendere per i proletari, ma anche per l'intera
società “civile” che non si ritrova al potere, che la forma
della dittatura militare è sempre la forma della dittatura della
borghesia e che autonomia proletaria significa cogliere questo dato
per indirizzare i suoi strali e le sue lotte nei confronti della
classe che domina mentre combatte per le strade e con i suoi alleati
la forma del potere borghese.
Ma
la borghesia anche quando fuoriesce dalla sua forma democratica ha
bisogno di dare alla sua dittatura una forma democratica. Nella
Francia di quei giorni Marx scrive: “Elaborare questa forma,
portare a compimento una Costituzione repubblicana, in questo
consisteva la grande opera organica dell'Assemblea nazionale
costituente”.
Ma
cos'è questa Costituzione se non semplicemente un cambio di vestito
che ratifica il fatto compiuto? Il fascismo e la dittatura militare
tali sono.
Nella
Francia di allora “vengono elevati a legge costituzionale il fatto
dei poteri straordinari”. La Costituzione diventa un cambio di
etichetta.
Per
le masse proletarie è fondamentale leggere il vero significato di
slogan e progetti che chi sale al potere, e che spesso proviene dalla
piccola borghesia - è il caso in questo periodo delle forze
fascio-populiste -, presenta come nuovi e dove il nuovo è la sfumatura
successiva della dittatura della borghesia.
Abbiamo
visto parlare di seconda repubblica, di terza repubblica, e ora i
fascio-populisti parlano di quarta repubblica. Marx nelle sua
mirabile descrizione dei fatti della Francia ci dà la possibilità
di leggere la vera natura di questi passaggi. Scrive, riferito a
quegli eventi “Mentre in teoria (l'Assemblea costituente) definiva
esattamente le forme entro le quali il dominio della borghesia si
sarebbe speso in modo repubblicano, in realtà esso si affermava
unicamente con la soppressione di tutte le forme, con la violenza
sans phrase, con lo stato d'assedio”.
Marx continua: “Nel primo progetto di Costituzione, elaborato prima delle
giornate di giugno, si trovava ancora il "droit
au travail",
il diritto al lavoro, prima formula goffa in cui si riassumono le
rivendicazioni rivoluzionarie del proletariato. Lo si trasformò
nel droit
à l'assistance,
nel diritto alla pubblica assistenza; e qual è lo Stato moderno che
non nutre, in un modo o nell'altro, i suoi poveri? Il diritto al
lavoro è nel senso borghese un controsenso, un meschino, pio
desiderio; ma dietro il diritto al lavoro sta il potere sul capitale,
dietro il potere sul capitale sta l'appropriazione dei mezzi di
produzione, il loro assoggettamento alla classe operaia associata, e
quindi l'abolizione del lavoro salariato, del capitale e dei loro
rapporti reciproci. Dietro il "diritto
al lavoro"
stava l'insurrezione di giugno. L'Assemblea costituente, che aveva
posto di fatto il proletariato rivoluzionario hors la loi, fuori
legge, doveva per ragioni di principio espellere dalla Costituzione,
dalla legge delle leggi, la sua formula:
doveva lanciare il suo anatema contro il "diritto al lavoro".
Ma qui non si fermò. Come Platone aveva bandito dalla sua repubblica
i poeti, essa bandí dalla sua, in perpetuo, l'imposta
progressiva.
E l'imposta progressiva non è solamente una misura borghese,
attuabile, su scala maggiore o minore, entro i rapporti di produzione
esistenti; essa era l'unico mezzo per legare i ceti medi della
società borghese alla repubblica "dabbene", per ridurre il
debito dello Stato, per dare scacco alla maggioranza antirepubblicana
della borghesia”.
Il
potere borghese, mentre stabilisce la sua dittatura
controrivoluzionaria per soffocare e mettere fine alle lotte del
proletariato e del popolo, o realizza una controrivoluzione preventiva laddove per effetto della crisi teme
l'esplosione delle rivolte del popolo, ha bisogno di mostrare la sua
natura popolare – o come diremmo oggi, “populista” - e questo,
dice Marx, lo fa modificando le parole d'ordini del popolo, che
esprimono peraltro il contenuto ancora illusorio delle sue
aspirazioni, in parole d'ordine e provvedimenti che ne trasformano la
sostanza e le rendono compatibili, quasi necessarie, alla borghesia
e al suo nuovo potere.
In
questo senso, queste pagine de Le lotte di classe in Francia parlano
da sole, e tutti gli operai e i lettori dotati di coscienza di classe
e di spirito critico e di osservazione possono fare anche da soli il
paragone e l'equivalenza con quello che è sotto i nostri occhi nella
fase politica che stiamo attraversando.
(CONTINUA)
(CONTINUA)
Nessun commento:
Posta un commento