Oggi
(23/10) noi studenti del Liceo Mamiani abbiamo deciso di lanciare una
protesta. Un appello allo Stato, ai cittadini e soprattutto a noi
studenti che da anni chiediamo un cambiamento nella politica italiana.
Un cambiamento ben diverso da quello proposto dall’attuale governo. Siamo convinti che la chiusura dei porti sia l’emblema di una linea politica superficiale, incapace di analizzare la realtà e comprendere le sfide del futuro, che punta il dito contro un nemico inesistente piuttosto che affrontare le vere cause del disagio sociale italiano e europeo.
In quanto giovani e in quanto cittadini ci sentiamo abbandonati da una “sinistra” che ha lasciato che l’istruzione pubblica fosse svenduta, con tagli alle scuole che ormai cadono a pezzi e creando un divario incolmabile tra centro e periferie. Una “sinistra” che ha entusiasticamente avviato un processo di precarizzazione del lavoro, privandoci di ogni prospettiva futura e che ha permesso che si diffondesse una politica di odio e paura contro i bersagli sbagliati.
Per noi il cambiamento non significa razzismo ma solidarietà. Per noi il cambiamento non
si concretizza inserendo la polizia nelle scuole, ma creando un’alternativa per i giovani. Non avviene dando maggiori poteri alle forze dell’ordine, ma investendo sull’istruzione e sulla sanità. Non si genera sgomberando le occupazioni abitative senza preoccuparsi della successiva sistemazione di coloro che ci vivono. E neanche formando un sistema di assistenzialismo che non cancella la povertà ma che la mantiene in un limbo, creando una classe di poveri pronti a svendere il proprio lavoro, ma cambiando il sistema, invertendo la rotta.
Nessuno di noi pretende di saper dare una soluzione ai grandi problemi sociali ed economici nazionali, ma abbiamo la fortuna di vivere in un contesto benestante dove la nostra coscienza critica viene costantemente stimolata attraverso gli strumenti e le opportunità offerte dalla scuola. Proprio per questo ci sentiamo investiti dalla responsabilità di prendere posizione e quindi proveremo a fornire un modello di società che metta in primo piano il benessere collettivo e rappresenti i nostri valori: la nostra occupazione non sarà solamente una protesta sterile, ma un periodo che – attraverso corsi, lezioni e incontri con vari ospiti – arricchirà la formazione di ogni studente.
Con quest’occupazione intendiamo dunque aprire un discorso politico cittadino e perciò riteniamo che il nostro atto non debba essere fine a sé stesso, ma anzi che sia solo l’inizio di un percorso di riappropriazione di una coscienza sociale e civile tra i giovani e di una lotta per costruire un’alternativa al razzismo e alla demagogia spicciola di chi pensa di comprarci continuando a tagliare il futuro.
Per questo motivo scriveremo, insieme a tante altre scuole romane, un manifesto che rappresenti le nostre idee e che possa riunire gli studenti sotto le stesse linee guida.
Sappiamo che verremo accusati di essere dei “nullafacenti”, dei casinisti senza scopo, ma siamo determinati e lo dimostreremo.
Ci teniamo infine a precisare che non abbiamo nulla contro la Preside e il corpo docenti e il nostro impegno sarà per lo sviluppo di una protesta “pulita” nell’interesse di tutti e per questo chiediamo a tutti noi studenti il rispetto verso la nostra scuola.
Oggi il Mamiani é occupato perché siamo orfani di un sogno e siamo pronti a costruirlo.
Un cambiamento ben diverso da quello proposto dall’attuale governo. Siamo convinti che la chiusura dei porti sia l’emblema di una linea politica superficiale, incapace di analizzare la realtà e comprendere le sfide del futuro, che punta il dito contro un nemico inesistente piuttosto che affrontare le vere cause del disagio sociale italiano e europeo.
In quanto giovani e in quanto cittadini ci sentiamo abbandonati da una “sinistra” che ha lasciato che l’istruzione pubblica fosse svenduta, con tagli alle scuole che ormai cadono a pezzi e creando un divario incolmabile tra centro e periferie. Una “sinistra” che ha entusiasticamente avviato un processo di precarizzazione del lavoro, privandoci di ogni prospettiva futura e che ha permesso che si diffondesse una politica di odio e paura contro i bersagli sbagliati.
Per noi il cambiamento non significa razzismo ma solidarietà. Per noi il cambiamento non
si concretizza inserendo la polizia nelle scuole, ma creando un’alternativa per i giovani. Non avviene dando maggiori poteri alle forze dell’ordine, ma investendo sull’istruzione e sulla sanità. Non si genera sgomberando le occupazioni abitative senza preoccuparsi della successiva sistemazione di coloro che ci vivono. E neanche formando un sistema di assistenzialismo che non cancella la povertà ma che la mantiene in un limbo, creando una classe di poveri pronti a svendere il proprio lavoro, ma cambiando il sistema, invertendo la rotta.
Nessuno di noi pretende di saper dare una soluzione ai grandi problemi sociali ed economici nazionali, ma abbiamo la fortuna di vivere in un contesto benestante dove la nostra coscienza critica viene costantemente stimolata attraverso gli strumenti e le opportunità offerte dalla scuola. Proprio per questo ci sentiamo investiti dalla responsabilità di prendere posizione e quindi proveremo a fornire un modello di società che metta in primo piano il benessere collettivo e rappresenti i nostri valori: la nostra occupazione non sarà solamente una protesta sterile, ma un periodo che – attraverso corsi, lezioni e incontri con vari ospiti – arricchirà la formazione di ogni studente.
Con quest’occupazione intendiamo dunque aprire un discorso politico cittadino e perciò riteniamo che il nostro atto non debba essere fine a sé stesso, ma anzi che sia solo l’inizio di un percorso di riappropriazione di una coscienza sociale e civile tra i giovani e di una lotta per costruire un’alternativa al razzismo e alla demagogia spicciola di chi pensa di comprarci continuando a tagliare il futuro.
Per questo motivo scriveremo, insieme a tante altre scuole romane, un manifesto che rappresenti le nostre idee e che possa riunire gli studenti sotto le stesse linee guida.
Sappiamo che verremo accusati di essere dei “nullafacenti”, dei casinisti senza scopo, ma siamo determinati e lo dimostreremo.
Ci teniamo infine a precisare che non abbiamo nulla contro la Preside e il corpo docenti e il nostro impegno sarà per lo sviluppo di una protesta “pulita” nell’interesse di tutti e per questo chiediamo a tutti noi studenti il rispetto verso la nostra scuola.
Oggi il Mamiani é occupato perché siamo orfani di un sogno e siamo pronti a costruirlo.
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