Davide Falcioni, giornalista di Fanpage.it, è stato condannato a quattro mesi
dal Tribunale di Torino: per i pm doveva aspettare e chiedere alla polizia cosa
accadeva invece di documentare quanto vedeva con i suoi occhi.
Il giornalista di Fanpage.it – e in passato di
AgoraVox – Davide Falcioni è stato
condannato oggi dal tribunale di Torino a quattro mesi di reclusione con
l’accusa di “concorso in violazione di domicilio” solo per aver raccontato la
cronaca delle proteste dei No Tav in Val Susa. I fatti contestati risalgono al
2012 quando il reporter marchigiano ha seguito per AgoraVox le attività del
movimento No Tav raccontando le azioni di protesta del gruppo.
Proprio nel suo
ruolo di cronista stava seguendo un gruppo di attivisti che il 24 agosto di
quell’anno entrò nella sede torinese della Geostudio, un’azienda partecipava al
consorzio dei costruttori della tratta ferroviaria Torino-Lione, documentandone
le azioni in un reportage e in un articolo. Fatti di cronaca che però si sono
trasformati in contestazione giudiziaria per lui da parte del pm Manuela
Pedrotta quando il giornalista si rese disponibile a testimoniare in difesa dei
19 imputati per quella azione di protesta. Nel corso dell’esame in aula,
infatti, al reporter venne comunicato che, viste le sue dichiarazioni, sarebbe
stato indagato per lo stesso reato ascritto agli altri imputati, quello di
violazione di domicilio. In pratica il giornalista avrebbe dovuto raccontare in
aula quello che aveva già scritto e cioè che non erano avvenuti danneggiamenti
come invece riferiva la polizia, ma quando iniziò a parlare la pm stralciò la
sua posizione dicendo che era correo del reato. Dopo la notifica della chiusura
delle indagini preliminari, risalente all’ottobre 2015, il 4 aprile Davide
Falcioni è stato quindi rinviato a giudizio dal Gup del Tribunale di Torino
Paola Boemio. Oggi la sentenza del processo di primo grado che ha accolto la
tesi dell’accusa secondo la quale Davide Falcioni doveva aspettare fuori e
chiedere cosa accadeva dentro invece di entrare e documentare quello che vedeva
con i suoi occhi come dovrebbe fare un giornalista. In pratica per la
Procura di Torino il giornalista avrebbe dovuto chiedere alla polizia quello
che era successo nonostante nessun agente fosse stato presente al fatto ma
intervenuto solo dopo. “Falcioni, perché è entrato? Non poteva farsi
raccontare quello che era successo dalle Forze dell’Ordine?” ha chiesto il
pubblico ministero durante il dibattimento. “Scusi, ma lei è marchigiano,
cose le interessava della Tav?” è stata un’altra delle domande rivolte
all’imputato. “Avrei dovuto rinunciare a fare il giornalista per non
commettere il reato di violazione di domicilio. Io invece credo, ovviamente, di
non aver commesso alcun reato, anzi di aver fatto quello che qualsiasi cronista
dovrebbe fare se gli capitano delle cose davanti agli occhi” ha dichiarato
Falcioni.
Durante la sua requisitoria finale la pm invece ha
esortato il giudice a condannare il giornalista dichiarando “se lei giudice
assolve Falcioni oggi, dichiara che i diritti costituzionali sono inferiori al
giornalismo“.
A Davide tutta la nostra più affettuosa solidarietà e complicità
Nessun commento:
Posta un commento