Stoccolma: cronaca dei primi 9
giorni di protesta permanente contro le deportazioni
Il giorno si
è quindi deciso di puntare a una piazza più grande e più in centro, ci si è
spostati in corteo a Medborgarplatsen, che è una delle principali piazze del
centro città, ottenendo il permesso di manifestare per un mese. Essendo
molti dei giovani di origini afghane, uno degli slogan principali dei
manifestanti è “STOP DEPORTATION”, contro i “rimpatri” effettuati dalla
Svezia verso l’Afghanistan. Nonostante si tratti di un paese notoriamente
instabile, con alle spalle decine di anni di guerra, l’Afghanistan è
considerato da diversi stati europei un posto sicuro.
Sono state diverse
migliaia le deportazioni già effettuate verso l’Afghanistan dalla Svezia, ma
succede la stessa cosa in altri paesi come la Germania. Molti casi di rimpatri
forzati riguardano proprio ragazzi minorenni. Altro fattore fondamentale sta
nel fatto che anche la Svezia, come nel resto d’Europa, ha visto un
inasprimento delle leggi sull’immigrazione. A partire dall’Estate scorsa ci
sono infatti maggiori restrizioni nel concedere i ricongiungimenti familiari e
un cambio nella concessione dei permessi di soggiorno, rendendo molto difficile
ottenere il permesso di soggiorno permanente. Ulteriore aggravante sta nel
fatto che molti di questi ragazzi, pur essendo di origine afghana, sono
cresciuti in altri paesi mediorientali, come ad esempio l’Iran e non conoscono
la lingua pashtun né le altre lingue parlate nel paese. Un rimpatrio in Afghanistan,
compromette ancora di più la già difficile situazione.
Durante la conferenza stampa tenuta a Medborgarplasten
Fatemeh Khavari, giovane ragazza di origini afghane, ha dichiarato che:
“Aspettiamo una risposta del Consiglio sull’immigrazione svedese! quando vi
prenderete la responsabilità della nostra sicurezza? Noi non ci arrenderemo e
chiediamo di fermare le deportazioni in Afghanistan subito!”. Nonostante le
ragioni espresse dai manifestanti Mikeal Ribbenwik, direttore generale del
Consiglio per l’immigrazione, ha annunciato che: “Non sarà possibile rispondere
alla richieste dei manifestanti e non sarà possibile concedere l’amnistia ai
cittadini afghani”. In seguito a queste dichiarazioni, i manifestanti lo
hanno invitato per un confronto in piazza che però non ha avuto alcuna
risposta. Nel frattempo l’eco di questa protesta è aumentato in tutto il paese,
oltre a crescere il numero di manifestanti, diverse sono state le piazze di
solidarietà da Nord a Sud del paese. A Gothenburg, la seconda città più popolosa
della Svezia, è iniziata sulla scia di Stoccolma un’altra protesta molto
partecipata che ha visto a Jarntorget, una delle piazze principali, la
partecipazione di più di mille persone. I flussi migratori volti verso il
Nord Europa sono diversi da quelli che investono l’Italia dal Mar Mediterraneo.
Mentre dalla Libia partono prevalentemente migranti subsahariani, del Maghreb,
oppure Bengalesi e Pakistani venuti a Tripoli in aereo dalla Turchia. In
Svezia, Austria e Germania, sono soprattutto persone scappate da Siria,
Afghanistan, Iran e altri paesi mediorientali. I migranti subsahariani giunti
in Nord Europa sono una netta minoranza, e sono quasi sempre passati prima
dall’Italia. Di conseguenza, in seguito all’introduzione dell’identificazione
forzata negli hotspot italiani, una volta riconosciuti tramite le impronte
digitali vengono, come si dice in gergo, “dublinati”, quindi rispediti in
Italia. Questo avviene a causa della Convenzione di Dublino, che decreta che un
migrante può fare richiesta d’asilo solo nel primo paese dell’Unione Europea in
cui mette piede. Negli ultimi due anni sono sempre meno i migranti che partendo
dall’Italia riescono a stabilirsi in altre nazioni europee.
Per saperne di più su quanto sta accadendo in Svezia è
possibile consultare la pagina “UNG I SVERIGE”, pagina Facebook della rete dove
vengono pubblicati informazioni e aggiornamenti. I manifestanti chiedono
solidarietà invitando tutti a partecipare alle proteste, hanno annunciato che
staranno in piazza fino a che non otterranno una risposta soddisfacente dai
diretti responsabili!
Davide Salvadori e Julia Lindblom
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