Due incidenti uno sulle
Melendugno-Torre dell'Orso (morta attivista No Tap), l'altro a Monteroni di
Lecce (deceduto un 20enne di Castrì)
13 Agosto
2017
Due giovani poco più che ventenni sono morti in
altrettanti incidenti stradali avvenuti stanotte a poche ore di distanza uno
dall'altro in Salento, uno sulla Melendugno-San Foca, l'altro a Monteroni. Nel
primo schianto, avvenuto alle prime luci dell'alba, una Lancia Y - forse per la
velocità o probabilmente per l'asfalto reso viscido dalla pioggia - è uscita di
strada ribaltandosi e finendo la corsa contro un albero di ulivo. Una ragazza
di 25 anni, Angelica Greco, una attivista No Tap, che era alla guida è
morta sul colpo. La vittima viaggiava da sola in auto e nello scontro non sono
rimaste coinvolte altre auto. Per estrarre il corpo si è reso necessario
l'intervento dei vigili del fuoco.
di redazione
Almeno duemila persone hanno sfilato
dal centro di San Foca alle recinzioni dell'area in cui dovrebbe sorgere il
cantiere del gasdotto. I manifestanti si sono mossi in silenzio per la morte di
Angelica Greco, attivista No Tap scomparsa all'alba in un incidente stradale.
Il Salento
torna in piazza contro il gasdotto Tap, la maxi-opera che rischia di devastare
un pezzo di costa adriatica e l'entroterra di San Foca e dei comuni situati
lungo il percorso del tubo che dovrebbe trasportare gas dall'Azerbaijan al Nord
Europa. Un corteo diverso dagli altri, silenzioso a causa di un grave lutto.
Intorno alle 6 di questa mattina, infatti, un incidente stradale ha strappato
dalle braccia dei compagni e della famiglia Angelica Greco, una giovane attivista No Tap di 25 anni.
dalle braccia dei compagni e della famiglia Angelica Greco, una giovane attivista No Tap di 25 anni.
Avevamo
conosciuto Angelica in una notte di lotta, tra gli ulivi e le barricate. Si
interrogava sul suo futuro in una terra che rischia di essere trasformata per
sempre dall'ennesima inutile grande opera. Quella notte, lei che viveva a pochi
metri dall'area del “pozzo di spinta”, si era commossa davanti alle grate e ai
fari che difendevano l'espianto degli ulivi. Questa mattina, invece, Angelica
se ne è andata per sempre, in un incidente stradale. Il movimento ha deciso,
nonostante il lutto, di confermare il corteo. In accordo con la famiglia della
ragazza. «Angelica lo avrebbe voluto», hanno detto. Così, tantissime persone
hanno sfilato dal centro di San Foca a quel che resta delle grate che, dopo
l'espianto degli ultimi ulivi e prima dell'inizio dei nuovi lavori, proteggono
il nulla. È l'area in cui Tap vorrebbe far approdare il gasdotto. Un progetto
che nel Salento non vuole praticamente nessuno. Lo testimoniano le
mobilitazioni di questi mesi, le bandiere No Tap che puntellano case ed
esercizi commerciali di San Foca e dei comuni limitrofi, le tante magliette contro
il gasdotto che si vedono in giro in quest'estate infuocata, fino alle prese di
posizione di quasi tutti i sindaci della provincia. Silenziosamente, la
manifestazione ha fatto il suo percorso, intervallata da applausi e piena di
occhi lucidi. In alcuni momenti, i manifestanti hanno intonato cori contro la
Digos che, irrispettosa persino del lutto, si è presentata alla manifestazione,
filmando i manifestanti.
La
mobilitazione si è conclusa davanti al luogo in cui sono stati espiantati gli
ulivi, in una campagna situata tra la costa di San Foca e il comune di
Melendugno. Ancora una volta, una rivendicazione chiara e netta: «Tap non si
deve fare. Né qui, né altrove». Proprio in questi giorni, sono sorte nuove
polemiche intorno alla grande opera. Dopo alcune rilevazioni, gli attivisti di Sea
Shepherd e i tecnici della Regione hanno dichiarato, in disaccordo con il
parere della multinazionale, che il gasdotto danneggerà la Posidonia, una
pianta sottomarina fondamentale per proteggere l'ecosistema marino e arginare
l'erosione della costa. Il corteo di oggi segna l'ennesimo punto a favore di
tutti quelli che si oppongono al gasdotto. Il movimento non è in vacanza e,
nonostante le recenti intimidazioni della questura, è pronto a
continuare in maniera compatta la mobilitazione. Soprattutto in vista di un
autunno che si preannuncia caldo: dovrebbero partire i lavori più invasivi, ma
il territorio ha dimostrato di non avere nessuna intenzione di abbassare la
testa.
Il Tap non si
deve fare. Da oggi, c'è un motivo in più per continuare la lotta.
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