La triangolazione Italia, Libia ed Egitto è più forte della verità sul caso
Regeni
Mesi e mesi di depistaggi e di boicottaggi alle
indagini da parte dell’Egitto non sono bastati al Governo italiano a frenare
l’urgenza di riaprire le relazioni diplomatiche con Il Cairo inviando
l’ambasciatore. Due i motivi reali del passo del ministro degli Esteri Alfano:
gli interessi economici italiani in Egitto e il ruolo che questo paese ha nello
scacchiere libico. Al Sisi è il principale sostenitore del generale Haftar e
delle sue milizie. Per l’Italia, evidentemente, non era più sostenibile tenere bloccati
i rapporti con gli egiziani. Nessuno crede realmente che ci sia una svolta
nelle indagini, ovviamente. E lo stesso comunicato del ministero degli Esteri
non dà chiarimenti su questo elemento importante. Anzi, i reiterati riferimenti
alla “memoria” di Giulio Regeni e alle iniziative che verranno prodotte in
questa direzione, scritte “nero su bianco” nella lettera di mandato consegnata
al nuovo ambasciatore, lasciano immaginare tutt’altro. Soltanto un mese fa ha
fatto il suo ritorno in Italia la commissione Difesa del Senato, e senza il
“bottino” che tutti, soprattutto i famigliari, si aspettavano.
Regeni: da
Egitto nuovi atti a pm Roma. Ambasciatore torna al Cairo ed è polemica.
Famiglia indignata: "Resa incondizionata"
I genitori: "Solo quando avremo la verità
l'ambasciatore potrà tornare senza calpestare la nostra dignità". Affidata
a una società esterna l'attività di recupero dei video della metropolitana.
Alfano: "L'impegno del governo italiano rimane quello di fare chiarezza
sulla tragica scomparsa di Giulio"
14 agosto
2017
ROMA - Nuovo passo avanti sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in
Egitto lo scorso anno. La procura del Cairo ha trasmesso oggi a quella di Roma
gli atti relativi ad un nuovo interrogatorio cui sono stati sottoposti i
poliziotti che hanno avuto un ruolo negli accertamenti sulla morte del giovane.
Interrogatori che erano stati sollecitati proprio da piazzale Clodio. La
consegna viene considerata "un passo avanti nella collaborazione" tra
le due procure, come viene sottolineato in una nota congiunta firmata da Giuseppe
Pignatone e Nabil Ahmed Sadek.
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