Storie di
ordinaria crudeltà estiva; una vera e propria guerra tra poveri, per cui si
licenzia chi è malato, approfittando della lunga malattia ampiamente
documentata dai medici di più di un ospedale pubblico, nella speranza di
sostituirlo con qualcuno che costi meno.
Succede a Roma, in quell'ampia rete di
ristoranti e trattorie, che cambiano frequentemente di gestione, pur restando sempre in famiglia. "Serve a facilitare la concentrazione di locali nelle mani di gruppi familiari e per aggirare il micidiale complesso di tasse in evoluzione continua. Quelle, per intenderci, che gravitano sulle spalle di tutti, ma che si scaricano soprattutto sui lavoratori che chiudono la filiera dei servizi prestati", sottolinea in una nota Paola Binetti, Udc. E' la storia di Ciccio, a cui a Natale è stata diagnosticata una grave forma di leucemia per cui è in trattamento al Santo Spirito con una chemioterapia resa ancora più impegnativa da una vecchia epatite contratta anni prima. Ciccio lavora a Montemario da molti anni, in una vecchia trattoria, a cui assicura la sua competenza di cuoco esperto in cucina romana. Di qualunque ricetta tipica si parli, lui è in grado di fornire piatti molto apprezzati dai clienti. Potrebbe sembrare una garanzia per mantenere il posto di lavoro, pur stando in malattia. Ma non è stato così. Il 2 agosto arriva a casa una lettera raccomandata che gli comunica il licenziamento in tronco. La ragione è quella delle assenze legate alla malattia. Licenziato per cancro, nonostante gli anni di eccellente servizio prestati". Siamo alle solite, licenziare con una qualche ragione i vecchi dipendenti, che indubbiamente hanno accumulato una maggiore anzianità e quindi, per il padrone "un costo più alto", e sostituirli con una mano d'opera a buon mercato, anche se assai meno specializzata. "Magari- dice ancora Binetti- cambiando il locale da trattoria tipicamente romana in un qualunque locale multietnico". Ma intanto Ciccio, malato di cancro, sta andando rapidamente incontro a una forma depressiva che non lo aiuta di certo. La sua famiglia ha bisogno di lui, i suoi figli, almeno uno in particolare, hanno bisogno di lui, come la famosa 104 di cui si avvale conferma con ripetute e successive certificazioni.
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