di Antonio Mazzeo
Prima l’identificazione e l’invito a dimenticare nome, cognome e luogo di provenienza in cambio di un numero identificativo che dovrai tenere impresso per giorni, mesi, forse anni. Un panino, una bottiglietta d’acqua, un’interminabile fila per pisciare dentro un nauseabondo scatolone di plastica arroventato dal sole. Per la doccia, ti spiegano, dovrai attendere ancora un giorno, se tutto va bene. Qui, al massimo, c’è una fontanella per sciacquarti la faccia. Poi un’altra fila per stiparsi dentro a un bus, altri tanfi di carne umana e gasolio e la deportazione verso l’ignoto. Mille, mille e duecento, mille e cinquecento km di strade e autostrade sino ad una squallida tendopoli alla periferia di Torino o Milano o a un albergo-pensione a tre stelle in un’isolata frazione alpina del Trentino o dell’Alto Adige. Una macchina ormai oleata, rigida, burocratica, scientifica quella che regola la deportazione di decine di migliaia di richiedenti asilo dalla Sicilia ai campi di prima, seconda ed eterna accoglienza del centro e nord Italia. Un sistema disumano e disumanizzante che accanto al modello dell’“accoglienza” affidata a coop, onlus, aziende e faccendieri del sociale, in assenza di controlli, genera immani e immondi profitti per uno sparuto gruppo di proprietari di bus e minibus.
Sono a dir poco stupefacenti i rendiconti spese 2015 della Prefettura di Messina. Un’interminabile lista di fatture pagate o in via di liquidazione con oggetto il trasferimento dei migranti dalle banchine di Pozzallo o Porto Empedocle alle due strutture lager nella città dello Stretto (la tendopoli allestita in un campo di baseball dell’Università degli Studi in contrada Conca d’Oro-Annunziata e l’ex caserma “Gasparro” di Bisconte, ipocritamente classificate ancora come centri temporanei d’accoglienza) o gli esodi-beffa da Messina ad altre tendopoli e strutture ultraemergenziali della penisola. Aggregando e sommando le note spese, si scopre che le deportazioni a/da Messina sono costate lo scorso anno più di un milione di euro, 1.031.533 esattamente. Quattordici volte compare come destinazione finale il centro di prima accoglienza “Teobaldo Fenoglio” di Settimo Torinese (To), 1.382 km da Messina, in realtà una tendopoli-limbo gestita dalla Croce Rossa italiana. Per 15 volte i bus hanno invece fatto la rotta Messina-Bresso, cittadina alle porte di Milano dove sorge un accampamento con una decina di tende per oltre 500 “ospiti”, anche qui gestione Croce Rossa, dove per le pessime condizioni igienico-sanitarie sono sempre più frequenti le azioni di protesta e resistenza dei migranti. Nella lista spese della Prefettura di Messina sono documentati anche i trasporti sino all’aeroporto di Catania-Fontanarossa, presumibilmente per le riconsegne dei “clandestini” ai “democratici” partner dell’altra sponda del Mediterraneo; quelli sino al famigerato CARA di Mineo, il centro per richiedenti asilo più grande d’Europa, crocevia del malaffare politico-imprenditoriale e della malaccoglienza; alle caserme della Guardia di finanza di Napoli e alle strutture-ghetto di Rovereto e Bolzano in Trentino Alto Adige, Genova, Marghera in Veneto, Vasto in Abruzzo, Bari-Palese, Taranto, Brindisi, ecc.
I contraenti che effettuano tutti i transfert di migranti sono stati scelti dalla Prefettura di Messina mediante il cosiddetto cottimo fiduciario, una modalità di acquisizione semplificata di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione, consentita dall’ordinamento italiano “in relazione al modesto valore del contratto” e “all’urgenza di provvedere”. Le disposizioni di legge prevedono che nel caso in cui l’importo per le forniture di beni e servizi non superi i 40.000 euro, il responsabile del procedimento può affidarle direttamente ad un operatore economico da lui scelto in modo discrezionale, evitando ovviamente artificiosi frazionamenti delle prestazioni. Per importi maggiori, invece, l’affidamento può avvenire solo nel rispetto dei principi di “trasparenza, rotazione e parità di trattamento”, previa consultazione di almeno cinque operatori economici individuati dopo la predisposizione di specifici elenchi da parte della stazione appaltante.
Su 87 ordini di pagamento per il trasporti migranti, ben 84 sono stati emessi nel 2015 a favore sempre e solo di una stessa ditta messinese, la Michele Cucinotta & C. SAS, con sede nel villaggio di Larderia inferiore. Complessivamente la fortunatissima azienda ha potuto fatturare così 993.863 euro, a cui si aggiungono i 299.266 euro dell’anno precedente, sempre grazie a 92 cottimi fiduciari della Prefettura. Il data base spese dell’ufficio territoriale del Governo non registra il numero di migranti trasferiti di volta in volta, né il numero di bus impiegati o il chilometraggio effettuato. Il ripetersi di certe date e l’ammontare dei servizi espletati consentono tuttavia di rilevare alcune “stranezze” su cui sarà necessaria una più attenta disamina da parte degli organi di controllo. Il 23 marzo 2015, ad esempio, sono stati imputati ad esempio cinque servizi trasporto per un ammontare complessivo di 39.185 euro, tutti dalla Caserma “Gasparro” di Bisconte ai centri di Bresso (due), Napoli (due) e ancora Napoli-Settimo Torinese. Il 20 aprile, quattro servizi per un totale di 61.970 euro hanno consentito il trasporto dalla tendopoli Conca d’Oro-Annunziata sino ai centri di Genova, Firenze e Bresso e dal porto di Pozzallo sino alla tendopoli di Messina. Tre sono i servizi fatturati il 21 maggio per trasferire i migranti dalla Caserma “Gasparro” ai centri di Bologna, dal porto di Augusta alla tendopoli dell’Annunziata, dall’Annunziata a Firenze e Prato (39.123 euro in totale); due i transfert il 26 giugno, il primo dal porto di Messina a Marghera e l’altro dalla caserma “Gasparro” a Bologna (60.874 euro); altri tre il 3 luglio, dalla “Gasparro” a Marghera, Settimo Torinese e Napoli e dal porto di Palermo alla tendopoli dell’Annunziata (62.844 euro). Giornata intensissima quella del 3 agosto, quando la Michele Cucinotta SAS ha effettuato diversi trasferimenti per un totale di 86.181 euro, dai centri di “primissima accoglienza” di Messina a Bresso, Magra, Genova, Vasto e Settimo Torinese e dal Porto di Pozzallo all’Annunziata. Ci sono infine i transfert del 7 agosto da Messina ai centri di Bologna, Magra, Genova, Settimo Torinese e Montesilvano (due fatture per complessivi 38.336 euro); del 7 settembre dal porto di Messina a Marghera, Settimo Torinese, Pisa e ai centri Conca d’Oro e “Gasparro” (62.877 euro); del 24 settembre dai porti di Augusta e Messina ai due centri d’accoglienza peloritani e da questi ultimi a Settimo Torinese, Bologna, Arezzo e Firenze (cinque fatture per un totale di 53.969 euro).
Le uniche due ditte che hanno affiancato la Cucinotta SAS nelle operazioni di deportazione migranti sono la Costantino Orazio di Messina (due cottimi fiduciari, il primo da 15.071 euro, il 21 maggio, dalla tendopoli dell’Annunziata ai centri di Castel di Sangro e il secondo da 6.993 euro, il 22 ottobre, dalla Caserma “Gasparro” ai centri di Fermo S.Giorgio e Monte Marciano, entrambi in provincia di Ancona) e leAutolinee Vittorio Padovano di Taranto (dalla tendopoli dell’Annunziata alla tendopoli di Bresso, il 22 luglio 2015,15.666 euro). Per la cronaca, nel 2010 il titolare delle autolinee tarantine fu rinviato a giudizio insieme ad altri imprenditori e amministratori pubblici per truffa e turbativa d’asta nell’ambito di un’inchiesta sull’affidamento del trasporto degli alunni disabili da parte del Comune di Taranto, ma al processo, con sentenza del 2 marzo 2011, fu assolto “per non aver commesso il fatto”. Il Pubblico ministero aveva chiesto per lui la condanna a 2 anni e 8 mesi.
Si è dovuto attendere il 30 dicembre 2015 perché la Prefettura di Messina pubblicasse il bando per procedere a “nuova individuazione” della ditta incaricata di curare il trasporto dei cittadini stranieri che hanno chiesto protezione internazionale, in ambito urbano, extraurbano, regionale e nazionale. La gara è stata aggiudicata lo scorso 29 febbraio alla S.A.S. di Calamunci Giuseppe & C. s.n.c. con sede nel comune nebroideo di Tortorici (Me), al costo di 1,70 euro al Km + Iva al 10%, “comprensivo degli eventuali pedaggi autostradali e dei parcheggi ma non del costo dei traghetti” e di euro 228 + Iva per il servizio in ambito urbano. Alla stessa azienda, il 25 marzo 2016 l’Università degli Studi di Messina ha aggiudicato in via definitiva il servizio di trasporto gratuito bus navetta all’interno del Policlinico “Gaetano Martino” per un importo di 19.846 euro più Iva.
Per sapere quanto costerà il servizio trasporti migranti 2016 bisognerà attendere la rendicontazione di fine anno, ma è prevedibile finalmente un netto abbattimento dei costi. Di certo gli attori in campo non sembrano ancora del tutto cambiati. All’ultimo maxi-sbarco a Messina, lo scorso 17 maggio, sul molo Marconi, di fronte all’unità irlandese con a bordo 349 richiedenti asilo, faceva bella mostra di sé, ancora, un pullman con tanto d’insegna “Cucinotta”.
Antonio Mazzeo –
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