Riprendiamo il lavoro sul libro di Lenin "L'imperialismo fase suprema del capitalismo", trattando il V capitolo "Sulla spartizione del mondo tra i complessi capitalistici", che ci porta in pieno nella situazione che stiamo vivendo ai nostri giorni e ci fornisce un importante strumento per comprendere le posizioni giuste e le posizioni sbagliate.
Scrive Lenin:“Le associazioni monopolistiche dei capitalisti - cartelli, sindacati, trust - anzitutto spartiscono tra loro il mercato interno e si impadroniscono della produzione del paese. Ma in regime capitalista il mercato interno è inevitabilmente connesso col mercato esterno. Da lungo tempo il capitalismo ha creato il mercato mondiale. E a misura che cresceva l'esportazione di capitali, si allargavano le relazioni estere e coloniali e le “sfere di influenza” delle grandi associazioni monopolistiche, “naturalmente” si procedeva sempre più verso accordi internazionali tra di esse e verso la creazione di cartelli mondiali.
Scrive Lenin:“Le associazioni monopolistiche dei capitalisti - cartelli, sindacati, trust - anzitutto spartiscono tra loro il mercato interno e si impadroniscono della produzione del paese. Ma in regime capitalista il mercato interno è inevitabilmente connesso col mercato esterno. Da lungo tempo il capitalismo ha creato il mercato mondiale. E a misura che cresceva l'esportazione di capitali, si allargavano le relazioni estere e coloniali e le “sfere di influenza” delle grandi associazioni monopolistiche, “naturalmente” si procedeva sempre più verso accordi internazionali tra di esse e verso la creazione di cartelli mondiali.
Questo è un nuovo
gradino della concentrazione mondiale del capitale e della
produzione, un gradino molto più elevato del precedente”.
Lenin nella sua
straordinaria opera 'L'imperialismo' già qui definisce lo stato del
mondo che a cent'anni di distanza è ancora lì, a dimostrarci la
differenza tra scienza e visioni superficiali, tra marxismo e
ciarlataneria.
Quello che serve oggi ai
proletari è innanzitutto la chiarezza semplice del mondo in cui
vivono, chiarezza su chi sono i nemici, chiarezza del perchè gli
operai di tutto il mondo, i popoli e le classi oppresse
dall'imperialismo devono unirsi, e che solo da questa unità
internazionale può scaturire la forza materiale per combattere
questo sistema.
Lenin nella sua opera non
si limita ad enunciare il processo ma lo analizza attraverso i dati a
sua
disposizione per renderlo inoppugnabile, prendendo in considerazione quei settori dell'economia, dell'industria che ne sono il cuore e l'espressione visibile del capitalismo nella sua fase imperialista.
disposizione per renderlo inoppugnabile, prendendo in considerazione quei settori dell'economia, dell'industria che ne sono il cuore e l'espressione visibile del capitalismo nella sua fase imperialista.
E' sempre necessario e
lodevole in ogni epoca in cui ci si trova e si utilizza
l'imperialismo di Lenin, fare questa analisi aggiornata, utilizzando
i dati dell'epoca.
Ma non è questo lo scopo
del corso di formazione che ha invece l'obiettivo chiaro e semplice
di dare ai proletari che vogliono capire e lottare contro il mondo
esistente, l'arma per leggere i processi che sono comunque sotto gli
occhi di tutti e che producono gli eventi generali e particolari
delle condizioni di vita e di lavoro delle masse.
Con i progressi nella
tecnica del capitalismo, i “cartelli” si concentrano sempre più
e, grazie alla funzione che svolgono le banche, diventano
concentrazioni industriali e finanziarie, e nelle crisi, in realtà,
lungi da andare in rovina, accelerano quei processi che portano
all'aumento della potenza di fuoco dei grandi cartelli
industrial-finanziari, che possiamo chiamare, per semplificare,
multinazionali.
Sin dall'epoca di Lenin
erano nei grandi paesi capitalistici, segnatamente Usa e Germania, in
cui si concentravano questi cartelli e questi processi.
Nel tempo è chiaro che si
è sgranato il quadro dei paesi del mondo e che comunque il centro di
esso è divenuto sempre più gli Usa.
La sgranatura dei paesi
capitalisti e di paesi imperialisti e dei cartelli a cui essi fanno
riferimento, ha portato innanzitutto ad una spartizione mondiale dei
mercati tra questi paesi. Una spartizione non immutabile, ma, come
dice Lenin, “...la divisione del mondo tra due potenti trust non
esclude che possa avvenire una nuova spartizione non appena sia
mutato il rapporto delle forze, in conseguenza dell'ineguaglianza di
sviluppo come effetto di guerre, di crack, ecc.”.
Lenin
prende in considerazione l'industria del petrolio e delle altre fonti
energetiche per spiegare come funziona tutto il gioco che da vita
alle spartizioni del mondo e le lotte che esso provoca. Racconta come
si sviluppa la contesa e l'espansione del gruppo americano
Rockefeller, la Standard Oil e il gruppo anglo-olandese della Shell.
Come
si sviluppò in Germania, invece, l'azione della Deutsche Bank per
appropriarsi delle sorgenti di petrolio e come soccombette all'azione
della Standard Oil.
Lo
stesso avviene oggi con le famose “sette sorelle”, e gli altri
grandi monopoli messi in piedi dalla concorrenza europea, russa.
Interessante
è come Lenin mostra il movimento reale che sta dietro le battaglie
dei governi e le battaglie parlamentari, come la stampa diventi
immediatamente tutta allineata, patriottica e di Stato, quando si
tratta di difendere gli interessi delle multinazionali del proprio
Stato, e come si diventi paladini, in certe fasi, dell'industria di
Stato e in altre dello smantellamento di esse.
Citando
una rivista berlinese nel libro si scrive: “I nostri
socialisti di Stato, che si lasciano accecare da belle teorie,
dovrebbero finalmente accorgersi che in Germania i monopoli non hanno
mai avuto né lo scopo né il risultato di giovare al consumo e
neppure quello di assicurare allo Stato una partecipazione ai
guadagni degli imprenditori, ma hanno sempre servito soltanto a
risanare, con l'aiuto dello Stato, industrie private sull'orlo del
fallimento”.
Da
qui Lenin trae la conclusione: “Da esse scorgiamo,
all'evidenza, come, nell'età del capitale finanziario, i monopoli
statali e privati s'intreccino gli uni con gli altri e tanto gli uni
quanto gli altri siano semplicemente singoli anelli della catena
della lotta imperialistica tra i monopolisti più cospicui per la
spartizione del mondo”.
Anche
oggi i “socialisti di Stato” e i sindacati che ad essi fanno
riferimento, anche quando si tingono di estrema sinistra, con la
parola d'ordine delle “nazionalizzazioni” svolgono esattamente il
ruolo che Lenin individuava nei socialisti di Stato della Germania.
Essi non sono, né saranno mai rappresentanti degli interessi degli
operai e dei lavoratori, ma anelli della lotta tra monopolisti dentro
la spartizione del mercato e del mondo.
E'
fondamentale nell'epoca descritta da Lenin, in cui tuttora noi
viviamo, combattere tutte le forme di travisamento di essa e che sono
a base di ogni politica riformista e pacifista di teorici, partiti e
organizzazioni che si rifanno o influenzano i proletari e le masse
popolari.
Lenin
deve ribadire con forza nei confronti di Kauski che:
“I cartelli
internazionali mostrano fino a qual punto si siano sviluppati i
monopoli capitalistici, e quale sia il motivo della lotta tra i
complessi capitalistici... Infatti può mutare. e di fatto muta
continuamente la forma della lotta, a seconda delle differenti
condizioni parziali e temporanee; ma finchè esistono classi non muta
mai assolutamente la sostanza della lotta, il suo contenuto di
classe”.
Gli
opportunisti invece si basano sulla forma. E' il caso, per esempio,
di chi vede l'azione di un imperialismo e non di un altro, nelle
contese economiche come nelle guerre. E' il caso di chi, quando
l'imperialismo fa la guerra lo condanna, quando conduce la sua azione
di dominio con la pace, lo appoggia.
Lenin
dice: “I capitalisti si spartiscono il mondo non per la
loro speciale malvagità, bensì perchè il grado raggiunto dalla
concentrazione li costringe a battere questa via, se vogliono
ottenere dei profitti. E la spartizione si compie “proporzionalmente
al capitale”, “in proporzione alla forza”, poiché in regime di
produzione mercantile e di capitalismo non è possibile alcun altro
sistema di spartizione”.
I
riformisti invece quando un imperialismo è minore in proporzione al
capitale o è minore in proporzione alla forza, combattono
l'imperialismo maggiore, e sostengono coscientemente o
incoscientemente, a parole o spesso coi fatti, l'imperialismo minore.
E'
questo che c'è dietro nei giorni nostri all'appoggio alla Russia di
Putin rispetto agli Usa in alcuni scacchieri internazionali, è
questo che c'è dietro al sostegno ai paesi europei nei confronti
dell'”impero americano” ed è questo che c'è dietro i cosiddetti
“no euro” nei singoli paesi imperialisti e capitalisti europei
nella contesa rispetto alla Germania, ecc.
Essi
esaminano la forma della lotta, quindi di questa contesa, ma non la
sostanza, direbbe Lenin. Lotta, come dice Lenin, che “oggi può
essere pacifica, domani bellica, dopodomani nuovamente pacifica”.
Tutte
queste lotte si muovono dentro la spartizione del mondo, la
spartizione economica del mondo e la spartizione territoriale del
mondo, la lotta per le colonie, la “lotta per il territorio
economico”.
Tutti
i sostenitori dell'imperialismo russo, tutti i sostenitori del “No
euro”, qualunque sia la veste che si danno, sono forze filo
imperialismo e conciliatrici con esso.
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