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Napoli fa 90! A proposito di elezioni, lotta al Governo Renzi e futuro che ci attende
Premessa | La crisi italiana e Renzi | La situazione economica italiana e il fallimento del governo | La tornata amministrativa | Che sta succedendo a Napoli? | Che si deve fare alle elezioni? | E dopo le elezioni? | I limiti, i rischi… ma soprattutto l’entusiasmo!
*****
IN GENERALE
Abbiamo già espresso la nostra valutazione sulle elezioni amministrative in precedenti articoli:
pc 16 maggio - SULLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 5 GIUGNO - 1° parte
pc 18 maggio - SULLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 5 GIUGNO - NAPOLI 1° parte
e anche - pc 9 maggio - De Magistris chiude un comizio urlando "potere al popolo" con il pugno chiuso - Ma, compagni... l'unica cosa che la storia ieri e oggi insegna è che per 'il popolo" (proletari e masse popolari) "il potere nasce dalla canna del fucile"! - Uno scritto del Pcc-Mao
cercando di spiegare i criteri che possono essere a base per i comunisti, i proletari d'avanguardia, i giovani rivoluzionari, i movimenti di lotta antagonisti, della valutazione sulle elezioni.
Da questo, senza ulteriori valutazioni, si possono trarre indicazioni nette: siamo per il boicottaggio elettorale a Torino come a Roma, a Milano come a Bologna.
Ogni voto dato ai candidati sindaco è una diserzione dal fronte di lotta. Non c'è bisogno di essere astensionisti di principio o anarchici per dire e pensare nettamente che ogni proletario cosciente, giovane intelligente, movimento reale di lotta non ha nulla da ottenere da queste elezioni, da questi candidati, da queste amministrazioni, tra politicanti corrotti, fascisti e razzisti, o onesti al servizio della buona amministrazione del capitale e/o servi del governo non c'è niente da scegliere.
E' bene che questa volta, ancor più che in altre occasioni, i voti si contino, ovvero si contino e si analizzino i non voto. Non c'è alcun tipo di possibilità di scelta neanche al 2° turno.
I venditori di fumo, i ciarlatani, i cultori del “movimento esistente” sono come sempre abituati a prendere lucciole per lanterne, l'eterna ideologia riformista, piccolo borghese fa più fatica a morire di quanto lo sia l'onesta, ma tuttora impotente, disillusione proletaria e popolare rispetto al voto.
Abbiamo già espresso la nostra valutazione sulle elezioni amministrative in precedenti articoli:
pc 16 maggio - SULLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 5 GIUGNO - 1° parte
pc 18 maggio - SULLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 5 GIUGNO - NAPOLI 1° parte
e anche - pc 9 maggio - De Magistris chiude un comizio urlando "potere al popolo" con il pugno chiuso - Ma, compagni... l'unica cosa che la storia ieri e oggi insegna è che per 'il popolo" (proletari e masse popolari) "il potere nasce dalla canna del fucile"! - Uno scritto del Pcc-Mao
cercando di spiegare i criteri che possono essere a base per i comunisti, i proletari d'avanguardia, i giovani rivoluzionari, i movimenti di lotta antagonisti, della valutazione sulle elezioni.
Da questo, senza ulteriori valutazioni, si possono trarre indicazioni nette: siamo per il boicottaggio elettorale a Torino come a Roma, a Milano come a Bologna.
Ogni voto dato ai candidati sindaco è una diserzione dal fronte di lotta. Non c'è bisogno di essere astensionisti di principio o anarchici per dire e pensare nettamente che ogni proletario cosciente, giovane intelligente, movimento reale di lotta non ha nulla da ottenere da queste elezioni, da questi candidati, da queste amministrazioni, tra politicanti corrotti, fascisti e razzisti, o onesti al servizio della buona amministrazione del capitale e/o servi del governo non c'è niente da scegliere.
E' bene che questa volta, ancor più che in altre occasioni, i voti si contino, ovvero si contino e si analizzino i non voto. Non c'è alcun tipo di possibilità di scelta neanche al 2° turno.
I venditori di fumo, i ciarlatani, i cultori del “movimento esistente” sono come sempre abituati a prendere lucciole per lanterne, l'eterna ideologia riformista, piccolo borghese fa più fatica a morire di quanto lo sia l'onesta, ma tuttora impotente, disillusione proletaria e popolare rispetto al voto.
A NAPOLI
La situazione si presenta
diversa a Napoli, dove la candidatura De Magistris, nel contesto
attuale della situazione politica e sociale, si autodefinisce e si
caratterizza come opposizione a Renzi, alla sua politica in generale
e alla politica verso Napoli in particolare.
Appare sempre più chiaro
che intorno alla candidatura di De Magistris si vada definendo una
partecipazione e sostegno che coinvolge, oltre che pezzi della
politica e della “società civile” antidestra e anti Pd, anche
settori del movimento di lotta.
I comunisti a fronte di
questo devono vedere i due lati della questione e ispirare la loro
azione a ciò che alla fine è il lato principale.
Una prima questione è che
le illusioni elettorale, di via pacifica al “potere del popolo”
sono tuttora, nonostante l'esperienza storica del nostro paese in
tutti questi anni, ancora abbastanza solide e consistenti. Le
illusioni elettorali si demoliscono non solo con la critica affinata
ma anche con la “guida” dell'esperienza concreta che mostri ai
soggetti stessi che ne sono preda l'impossibilità di cambiare
realmente con il voto la realtà dei proletari e delle masse
popolari.
L'altro aspetto è che nel
praticare la via elettorale proletari e rivoluzionari in questi anni
sono andati per suonare e sono stati suonati, sono partiti
combattenti e si sono trasformati in ceto politico di supporto.
Questa è una storia che si è già vista in tante forme in questo
paese, ma a quanto pare non è servita a vaccinare realtà sociali
del movimento.
Proprio per queste
ragioni, proprio riconoscendo che a Napoli queste realtà esistono e
sono importanti, è assolutamente necessario fare una battaglia di
linea e di posizione, senza opportunismi e ambiguità.
*****
Il documento di Jsp
merita una trattazione ampia, perchè molte
cose sono superficiali, sbagliate e assolutamente deformate, e vi
sono alcune cose che vanno subito fortemente criticate.
Il documento scrive che i
“tempi che stiamo vivendo sono davvero eccezionali”. Questo
confonde un'epoca che stiamo attraversando da anni con le vicende
degli ultimi due anni. Scrivere che le “classi dominanti non hanno
la minima idea di come uscire da questa crisi”, significa
confondere l'incapacità strategica e strutturale del capitale di
uscire dalla crisi, finchè rimane il modo di produzione capitalista
nella fase imperialista, con la invece ben salda capacità dei
capitalisti di uscire temporaneamente dalla crisi scaricandola sui
proletari e che certamente nessuna elezione è in grado di
sgretolare. L'esperienza della Grecia e di Tsipras dimostrano questo.
Scrivere che “in Grecia,
in Spagna, in Francia... si sviluppano movimenti... che riescono ad
ottenere sui territori importanti vittorie”, non corrisponde
affatto alla verità e alla realtà, ed è come far dello spirito ad
un funerale. Quali sarebbero queste vittorie?
Dire che le classi
dominanti sarebbero “terrorizzate all'idea della salita al potere
di una vera sinistra”, è una visione grottesca, dato che nessuna
vera sinistra è
attualmente non solo vicina alla presa del potere, ma neanche
realmente esistente come avanguardia agente, direzione di massa delle
lotte sociali e politiche nei paesi europei.
Parlare
di grande bivio – ed è effettivo – tra “una sorta di
medioevo... e un mondo più giusto e più umano” (una sorta di
'barbarie e socialismo'), che ripetiamo è
un problema epocale che effettivamente nel mondo esiste, e sprecarlo
per scrivere un documento elettorale, vuol dire non avere idea del
significato effettivo della lotta tra 'socialismo e barbarie', come
effettivamente in tante parti del mondo si porta avanti con le armi
in pugno.
Poi si dice “rompiamo i
vecchi schemi” - ogni volta che si sente dire una frase del genere
bisognerebbe “mettere mano alla pistola”. Questo da sempre è un
argomento spacciato per invitare a sposare mode, ideologie e fantasie
politiche senza costrutto, e sempre politicamente opportuniste.
Argomenti
come: “...ci muoviamo con intelligenza e determinazione potremo
creare una società in cui il potere stia nelle mani delle persone
e non di politici corrotti, padroni, mafiosi...”.
Sono
argomenti sentiti tutti i giorni da candidati delle varie liste
presenti alle elezioni.
Almeno
“potere al popolo” è uno slogan reso famoso dal Black Panter
Party, ma “potere alle persone”...
Ma
quello che è più grave è che si nega ormai la via rivoluzionaria
al potere, spariscono le classi, e si parla di “persone” (in cui
tutti sono “persone” dal borghese all'operaio).
Scrivere
che “in brevissimo tempo si possono mettere le basi per un
movimento di massa che riesca a tirarci fuori da questa crisi e
regalarci un futuro...”, non è serio, quando si affrontano queste
cose. Quando poi si dice: “...dobbiamo iniziare a fare paura a chi
ci governa (utilizzando una frase da comizio elettorale di De
Magistris)”, significa veramente non considerare che ciò che
finora ha fatto paura al potere, sia pure in forme episodiche, sono
stati i momenti alti della lotta di classe, gli scontri di piazza,
l'antagonismo sociale e, sul piano elettorale, il crescente
astensionismo di massa.
I pezzi del documento
sulla crisi italiana la situazione economica sono una lettura
superficiale, priva degli strumenti di analisi del marxismo.
Arriviamo alla questione
vera che interessa gli estensori del documento e a cui è finalizzata
l'analisi “sommaria” che la precede.
Napoli sarebbe in questo
momento a livello nazionale “la madre di tutte le battaglie”, “De
Magistris ha di fatto incarnato il sentimento di molti che si
oppongono allo strapotere di Renzi”.
A nostro giudizio, basta
andare ad una fabbrica di Napoli o in una delle varie realtà
sociali, proletarie, e povere della città, o non essere di Napoli,
per non vederla in questo modo.
Si scrive una cosa giusta
che De Magistris a Napoli da più fastidio dei '5 stelle', cosa che
in altri contesti del nostro paese non è così; fermo restando che
il contrasto tra Renzi e M5S è semplicemente tra due forme
parlamentari dell'essere comitati d'affari del capitale.
A pag. 4 del documento, si
fa una vera apologia di quella che è stata l'amministrazione De
Magistris, la cui sostanza, però, non è tanto quello che la giunta
ha fatto, ma in sostanza quello che non ha fatto; cioè non essere
stato il fedele esecutore dei dettami dei governi dei padroni
succedutisi durante l'amministrazione di De Magistris, e in
particolare del governo Renzi. E' davvero troppo poco, compagni!
Non ci si può sostituire
ai proletari e alle masse popolari nel giudizio sulle
amministrazioni. Ciò che fa un'amministrazione si misura in termini
di salari, posti di lavoro, servizi, sociali, case, scuole,
trasporti, diritti, ecc. Come potete affermare che De Magistris ha
fatto qualcosa di consistente e serio su questo? Come si può
giudicare un'amministrazione se non si basa sui bisogni ed esigenze
delle masse operaie e popolari, del miglioramento delle condizioni di
vita, di lavoro, di vivibilità? Se non si fa così, si usano criteri
che fanno parte della politica politicante e dell'amministrativismo
di piccolo cabotaggio.
All'esaltazione di De
Magistris corrisponde non la valorizzazione giusta, ma
l'autoesaltazione della funzione reale di una certa serie di
movimenti, tra cui Jsp, per di più messi tutti insieme
indifferentemente: “...comitati, comunità informali, associazioni
che operano nel campo della solidarietà, del recupero dei beni
abbandonati...”.
Questi movimenti, presenti
in tante le città, sono movimenti di carattere civico, di
“cittadini”, che incidono poco nella lotta di classe reale tra
capitale e lavoro, tra Stato e masse, tra interessi delle classi
dominanti e dei loro governi e interessi di classe delle masse.
Scioperi della logistica, come quelli a cui abbiamo assistito in
diverse città del nord, incidono nella realtà della lotta di classe
certamente di più dell'azione di questi “movimenti”, sempre se
si ha chiaro la società di classe in cui viviamo.
I compagni qui in preda ad
una eccessiva autoreferenzialità scrivono: “Napoli è di fatto un
laboratorio, viene sperimentato un modello assolutamente
altro rispetto a quanto avviene nel resto d'Italia. Un modello che se
si dovesse affinare e riproporre in forme maggiormente organizzata
potrebbe nel giro di poco tempo essere esportato, creando una vera
alternativa alle forze politiche che attualmente dominano la politica
istituzionale a livello nazionale, facendo pulizia anche di tanto
ceto politico parassitario della sinistra”.
Questa lettura, con tutto
il rispetto che abbiamo verso i compagni di Jsp, è caricaturale. Da
cui discende inevitabilmente questa iper scelta di votare e fare una
iper campagna per De Magistris; secondo una logica di “essere più
realisti del re”.
Potremmo dire che il male
non è votare per De Magistris, ma fare la campagna elettorale con le
enfatiche posizioni che vengono espresse in questo documento.
Si costruisce esis
sostituisce un'idea di De Magistris, un'idea di questa campagna
elettorale e si partecipa a questa idea e a questa campagna,
trasfigurandola; si piega la realtà vera, la situazione reale, i
movimenti delle classi sociali in questa campagna elettorale a una
visione idealista.
I
compagni, quindi, si dichiarano: “Noi sosterremo e inviteremo a
votare per De Magistris in queste elezioni... perchè riteniamo che
sia un dovere sostenere chi oggi si contrappone all'autoritarismo di
Renzi” - Posizione legittima e tatticamente plausibile. Ma poi si
aggiunge: “De Magistris ci riuscirà ...questo dipende anche da
noi... dalla nostra capacità di dare forza a queste esperienza, di
renderla capillare, “popolare”, di spingerla sempre di più verso
i temi urgenti della giustizia e dell'equità sociale”.
E
perchè mai un movimento popolare dovrebbe fare questo? Il popolo si
autorganizza per governare non per “spingere” De Magistris e per
di più sui cosiddetti “temi urgenti della giustizia e dell'equità
sociale”. “Urgenti” in ogni agenda elettorale di buona parte
dei candidati e non solo di De Magistris, e che, messi così, non
corrispondono affatto ai temi urgenti dell'”agenda delle masse”.
Non si dice neanche il lavoro prima di tutto, Bagnoli, ecc. Nessuna
lotta – chiaramente sempre riferendoci a proletari e masse popolari
- si sta sviluppando a Napoli su temi così generici e buoni per
tutte le stagioni.
Si
vuole indirizzare le masse quelle a lavorare per De Magistris, altro
che “potere al popolo”.
I
compagni dicono “è la prima volta che come singoli e come gruppo
ci rechiamo alle elezioni”. Beato entusiasmo da neofiti! I
proletari sono anni che vanno alle elezioni e il giudizio su di esse
lo stanno sempre più esprimendo nell'unica forma che finora gli è
stato possibile esprimere, l'astensionismo a Napoli è stato del 52%.
Ma il problema è che il documento del Jsp addebita l'astensionismo
all'”indifferenza della città”, senza vederne il carattere di
protesta proletaria e popolare come molte analisi di esso dimostra.
La
novità sarebbe ora che: “...non si è mai data l'occasione di
votare qualcuno che fosse estraneo ai centri del potere, avesse
qualche possibilità di incidere e andasse, anche per un breve
tratto, nella stessa direzione del popolo”. Cari compagni, fate di
un nano un gigante.
Poi riprendete l'esperienza di De Magistris e spiegate
perchè la prima volta vi siete astenuti, esprimendo un giudizio
abbastanza fondato su quelli che sono stati i primi anni
dell'amministrazione. Invece, da due anni sarebbe cambiato tutto e
addirittura “l'operato dell'amministrazione comunale ha fatto sì
che, per la prima volta, le istanze dal basso potessero raggiungere
gli uffici, essere ascoltate, senza mediazione partitiche e
clientelari”. Ma davvero è successo questo? Ma quali istanze
vengono ascoltate? Sulla perdita di posti lavoro, sul lavoro ai
disoccupati, sui quartieri degradati, sempre più in mano alla
camorra, sul futuro dei giovani, sugli immigrati, sulle case, ecc.
quali provvedimenti ha fatto De Magistris?
Nel documento i compagni, sintetizzando perchè votare
De Magistris, non parlano dei problemi urgenti dei proletari e masse
popolari. Invece, a parte affermazioni generiche: “dare continuità
a quello che di buono è stato fatto in questi 5 anni”, “non
subire le istituzioni... e pretende che le istituzioni facciano ciò
di cui ha bisogno, sottraendole agli interessi del capitale e degli
speculatori”, l'unica cosa concreta che pongono è “assicurare
agibilità a tutte le realtà impegnate in progetti di solidarietà e
mutualismo”.
L'elenco che i compagni di Jsp fanno dell'azione di De
Magistris in questi ultimi due anni è stata più che altro di
qualche impedimento ad ulteriori peggioramenti da parte degli
orientamenti nazionali su privatizzazioni, ecc. che di risposte
concrete ai bisogni dei proletari e delle masse popolari.
A chi
si rivolgono poi i compagni di Jsp? “Un'alternativa reale,
sperimentata, capace di incarnare il sentimento di quelli che
storicamente sono i soggetti di riferimento della sinistra in Italia,
di coloro i quali sono stati e sono in parte ancora oggi gli elettori
del PD e che ora votano a malincuore o ripiegano sul 5 Stelle o
direttamente sull'astensione”.
Quindi,
in primis si rivolgono agli “elettori del PD”, con una
definizione, come quella di “persone”, “cittadini”,
“italiani” che non ha niente di classista, ma tutta interna alle
logiche elettorali e politichesi.
Quindi
neanche un riferimento esplicito ai proletari e masse popolari, ma a
questi “soggetti di riferimento della sinistra in Italia”.
I
compagni, poi, fanno riferimento alle città girate per la
presentazione del libro “Dove sono i nostri”, e alle realtà
positive di militanti che hanno trovato. Ma a queste ora che si
propone? di darsi “una prospettiva di peso anche dentro le
istituzioni ai più alti livelli”. Davvero questo corrisponderebbe
all'”incredibile generosità dei militanti”, all'”ampia domanda
di riscossa” che i compagni hanno incontrato?
Siamo
noi che chiediamo “Dove sono i nostri?”. Col libro e le assemblee
avete girato per raccontare la composizione e le lotte dei diversi
settori del proletariato e ora i “nostri” sarebbero le “persone”
indefinite, senza classi. In tutto il documento non c'è una volta la
parola “operaio”, “proletariato”.
“E
dopo le elezioni?”dicono i compagni. Quale programma dovrebbero
avere le masse? “stare col fiato sul collo di chiunque vinca le
amministrative... perchè pensiamo sia il metodo più efficace perchè
le cose cambino e migliorino... continueremo a portare avanti le
decine di attività sociali in cui ci siamo impegnati ogni giorno...
ci butteremo con tutte le nostre energie nella battaglia per il No al
referendum costituzionale”. Ma questo è ciò che dice sempre la
sinistra elettorale! Che proprio attraverso questa pratica si è
trasformata in un ceto politico, allontanandosi sempre di più dai
proletari e dalle masse reali.
Con
quale fine ultimo, poi? “... se Renzi dovesse perdere il
referendum, si potrebbero aprire scenari davvero inediti, dove a
contare sarebbero forze certo non rivoluzionarie ma almeno
progressiste, cosa che ci dà tempo e respiro per poterci organizzare
e consolidare in vista di un nuovo e più potente assalto”.
Questa è la logica di sempre, che nessun travestimento di parole può
cambiare, del “meno peggio”, del “possibile”, logica non
certo nuova, che
ha prodotto in tutti questi anni non lo sviluppo dell'organizzazione
e del lavoro rivoluzionario, ma l'abbandono della via rivoluzionaria
e della organizzazione politica e sociale di classe e di massa capace
per davvero di “dare l'assalto al cielo”.
Il
finale del documento è come un mettere le mani avanti e si torna ad
una descrizione dei limiti di De Magistris. Una descrizione più
vicina al reale anche se timida e non basata su criteri di classe e
marxisti.
Ma vi
sono anche in questa ultima parte affermazioni preoccupanti circa il
futuro non tanto dell'esperienza di De Magistris ma quanto
dell'esperienza di Jsp.
Si
dice: “... De Magistris ha certo incarnato un sentimento... serve
una struttura organizzativa. Dietro
De Magistris non ci sono i partiti, questo può essere un bene, ma
non c'è nemmeno un
apparato e dirigenti capaci.
Come dimostra la vicenda della composizione delle liste, il sindaco
non ha un collettivo che possa reggere... ma nemmeno il controllo del
proprio personale politico. Che peraltro si sta arricchendo di
transfughi del bassolinismo e del Pd in cerca di ricollocazione. De
Magistris si trova così a colmare, spesso con soluzioni
raffazzonate, dell'ultimo minuto, dei vuoti organizzativi... Ma
questi non sono problemi che riguardano solo De Magistris o che
possono essere imputati a lui. Siamo
tutti chiamati in gioco per costruire e irrobustire questo movimento.
Noi crediamo nel collettivo, proprio perchè pensiamo che un uomo in
sé può fare poco...
Che esito avrà questo processo dipende
solo da noi, da ognuno di noi...
visto qui dal basso non
si può non avvertire un brivido e una scarica di entusiasmo per
questa storia che sentiamo di nuovo nostra,
che sentiamo di stare facendo”.
Noi vediamo in queste parole una pericolosa deriva.
Di buone intenzioni è lastricato l'inferno e l'inferno
è il cambio di pelle, la mutazione genetica, che abbiamo già visto
in questi anni in numerosi centri sociali ed esperienze, non ultima
quella dei Disobbedienti napoletani, verso le quali molti di questi
compagni di Jsp sono stati sempre molto critici.
Pensiamo che sia compito dei compagni comunisti,
rivoluzionari, presenti in questo centro e a Napoli, di criticare e
opporsi a questa deriva.
Proletari comunisti
maggio 2016
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