martedì 24 maggio 2016

pc 24 maggio - Elezioni a Napoli – Un documento di Je sò pazzo e le nostre critiche

Il documento è nel sito caunapoli.org

Napoli fa 90! A proposito di elezioni, lotta al Governo Renzi e futuro che ci attende

Premessa | La crisi italiana e Renzi | La situazione economica italiana e il fallimento del governo | La tornata amministrativa | Che sta succedendo a Napoli? | Che si deve fare alle elezioni? | E dopo le elezioni? | I limiti, i rischi… ma soprattutto l’entusiasmo!

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IN GENERALE
Abbiamo già espresso la nostra valutazione sulle elezioni amministrative in precedenti articoli:
pc 16 maggio - SULLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 5 GIUGNO - 1° parte
pc 18 maggio - SULLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 5 GIUGNO - NAPOLI 1° parte
e anche  - pc 9 maggio - De Magistris chiude un comizio urlando "potere al popolo" con il pugno chiuso - Ma, compagni... l'unica cosa che la storia ieri e oggi insegna è che per 'il popolo" (proletari e masse popolari) "il potere nasce dalla canna del fucile"! - Uno scritto del Pcc-Mao

cercando di spiegare i criteri che possono essere a base per i comunisti, i proletari d'avanguardia, i giovani rivoluzionari, i movimenti di lotta antagonisti, della valutazione sulle elezioni.
Da questo, senza ulteriori valutazioni, si possono trarre indicazioni nette: siamo per il boicottaggio elettorale a Torino come a Roma, a Milano come a Bologna.
Ogni voto dato ai candidati sindaco è una diserzione dal fronte di lotta. Non c'è bisogno di essere astensionisti di principio o anarchici per dire e pensare nettamente che ogni proletario cosciente, giovane intelligente, movimento reale di lotta non ha nulla da ottenere da queste elezioni, da questi candidati, da queste amministrazioni, tra politicanti corrotti, fascisti e razzisti, o onesti al servizio della buona amministrazione del capitale e/o servi del governo non c'è niente da scegliere.
E' bene che questa volta, ancor più che in altre occasioni, i voti si contino, ovvero si contino e si analizzino i non voto. Non c'è alcun tipo di possibilità di scelta neanche al 2° turno.

I venditori di fumo, i ciarlatani, i cultori del “movimento esistente” sono come sempre abituati a prendere lucciole per lanterne, l'eterna ideologia riformista, piccolo borghese fa più fatica a morire di quanto lo sia l'onesta, ma tuttora impotente, disillusione proletaria e popolare rispetto al voto.

A NAPOLI
La situazione si presenta diversa a Napoli, dove la candidatura De Magistris, nel contesto attuale della situazione politica e sociale, si autodefinisce e si caratterizza come opposizione a Renzi, alla sua politica in generale e alla politica verso Napoli in particolare.
Appare sempre più chiaro che intorno alla candidatura di De Magistris si vada definendo una partecipazione e sostegno che coinvolge, oltre che pezzi della politica e della “società civile” antidestra e anti Pd, anche settori del movimento di lotta.
I comunisti a fronte di questo devono vedere i due lati della questione e ispirare la loro azione a ciò che alla fine è il lato principale.
Una prima questione è che le illusioni elettorale, di via pacifica al “potere del popolo” sono tuttora, nonostante l'esperienza storica del nostro paese in tutti questi anni, ancora abbastanza solide e consistenti. Le illusioni elettorali si demoliscono non solo con la critica affinata ma anche con la “guida” dell'esperienza concreta che mostri ai soggetti stessi che ne sono preda l'impossibilità di cambiare realmente con il voto la realtà dei proletari e delle masse popolari.
L'altro aspetto è che nel praticare la via elettorale proletari e rivoluzionari in questi anni sono andati per suonare e sono stati suonati, sono partiti combattenti e si sono trasformati in ceto politico di supporto. Questa è una storia che si è già vista in tante forme in questo paese, ma a quanto pare non è servita a vaccinare realtà sociali del movimento.
Proprio per queste ragioni, proprio riconoscendo che a Napoli queste realtà esistono e sono importanti, è assolutamente necessario fare una battaglia di linea e di posizione, senza opportunismi e ambiguità.
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Il documento di Jsp merita una trattazione ampia, perchè molte cose sono superficiali, sbagliate e assolutamente deformate, e vi sono alcune cose che vanno subito fortemente criticate.

Il documento scrive che i “tempi che stiamo vivendo sono davvero eccezionali”. Questo confonde un'epoca che stiamo attraversando da anni con le vicende degli ultimi due anni. Scrivere che le “classi dominanti non hanno la minima idea di come uscire da questa crisi”, significa confondere l'incapacità strategica e strutturale del capitale di uscire dalla crisi, finchè rimane il modo di produzione capitalista nella fase imperialista, con la invece ben salda capacità dei capitalisti di uscire temporaneamente dalla crisi scaricandola sui proletari e che certamente nessuna elezione è in grado di sgretolare. L'esperienza della Grecia e di Tsipras dimostrano questo.
Scrivere che “in Grecia, in Spagna, in Francia... si sviluppano movimenti... che riescono ad ottenere sui territori importanti vittorie”, non corrisponde affatto alla verità e alla realtà, ed è come far dello spirito ad un funerale. Quali sarebbero queste vittorie?
Dire che le classi dominanti sarebbero “terrorizzate all'idea della salita al potere di una vera sinistra”, è una visione grottesca, dato che nessuna vera sinistra è attualmente non solo vicina alla presa del potere, ma neanche realmente esistente come avanguardia agente, direzione di massa delle lotte sociali e politiche nei paesi europei.
Parlare di grande bivio – ed è effettivo – tra “una sorta di medioevo... e un mondo più giusto e più umano” (una sorta di 'barbarie e socialismo'), che ripetiamo è un problema epocale che effettivamente nel mondo esiste, e sprecarlo per scrivere un documento elettorale, vuol dire non avere idea del significato effettivo della lotta tra 'socialismo e barbarie', come effettivamente in tante parti del mondo si porta avanti con le armi in pugno.

Poi si dice “rompiamo i vecchi schemi” - ogni volta che si sente dire una frase del genere bisognerebbe “mettere mano alla pistola”. Questo da sempre è un argomento spacciato per invitare a sposare mode, ideologie e fantasie politiche senza costrutto, e sempre politicamente opportuniste.
Argomenti come: “...ci muoviamo con intelligenza e determinazione potremo creare una società in cui il potere stia nelle mani delle persone e non di politici corrotti, padroni, mafiosi...”.
Sono argomenti sentiti tutti i giorni da candidati delle varie liste presenti alle elezioni.
Almeno “potere al popolo” è uno slogan reso famoso dal Black Panter Party, ma “potere alle persone”...
Ma quello che è più grave è che si nega ormai la via rivoluzionaria al potere, spariscono le classi, e si parla di “persone” (in cui tutti sono “persone” dal borghese all'operaio).
Scrivere che “in brevissimo tempo si possono mettere le basi per un movimento di massa che riesca a tirarci fuori da questa crisi e regalarci un futuro...”, non è serio, quando si affrontano queste cose. Quando poi si dice: “...dobbiamo iniziare a fare paura a chi ci governa (utilizzando una frase da comizio elettorale di De Magistris)”, significa veramente non considerare che ciò che finora ha fatto paura al potere, sia pure in forme episodiche, sono stati i momenti alti della lotta di classe, gli scontri di piazza, l'antagonismo sociale e, sul piano elettorale, il crescente astensionismo di massa.

I pezzi del documento sulla crisi italiana la situazione economica sono una lettura superficiale, priva degli strumenti di analisi del marxismo.

Arriviamo alla questione vera che interessa gli estensori del documento e a cui è finalizzata l'analisi “sommaria” che la precede.
Napoli sarebbe in questo momento a livello nazionale “la madre di tutte le battaglie”, “De Magistris ha di fatto incarnato il sentimento di molti che si oppongono allo strapotere di Renzi”.
A nostro giudizio, basta andare ad una fabbrica di Napoli o in una delle varie realtà sociali, proletarie, e povere della città, o non essere di Napoli, per non vederla in questo modo.
Si scrive una cosa giusta che De Magistris a Napoli da più fastidio dei '5 stelle', cosa che in altri contesti del nostro paese non è così; fermo restando che il contrasto tra Renzi e M5S è semplicemente tra due forme parlamentari dell'essere comitati d'affari del capitale.

A pag. 4 del documento, si fa una vera apologia di quella che è stata l'amministrazione De Magistris, la cui sostanza, però, non è tanto quello che la giunta ha fatto, ma in sostanza quello che non ha fatto; cioè non essere stato il fedele esecutore dei dettami dei governi dei padroni succedutisi durante l'amministrazione di De Magistris, e in particolare del governo Renzi. E' davvero troppo poco, compagni!
Non ci si può sostituire ai proletari e alle masse popolari nel giudizio sulle amministrazioni. Ciò che fa un'amministrazione si misura in termini di salari, posti di lavoro, servizi, sociali, case, scuole, trasporti, diritti, ecc. Come potete affermare che De Magistris ha fatto qualcosa di consistente e serio su questo? Come si può giudicare un'amministrazione se non si basa sui bisogni ed esigenze delle masse operaie e popolari, del miglioramento delle condizioni di vita, di lavoro, di vivibilità? Se non si fa così, si usano criteri che fanno parte della politica politicante e dell'amministrativismo di piccolo cabotaggio.
All'esaltazione di De Magistris corrisponde non la valorizzazione giusta, ma l'autoesaltazione della funzione reale di una certa serie di movimenti, tra cui Jsp, per di più messi tutti insieme indifferentemente: “...comitati, comunità informali, associazioni che operano nel campo della solidarietà, del recupero dei beni abbandonati...”.
Questi movimenti, presenti in tante le città, sono movimenti di carattere civico, di “cittadini”, che incidono poco nella lotta di classe reale tra capitale e lavoro, tra Stato e masse, tra interessi delle classi dominanti e dei loro governi e interessi di classe delle masse. Scioperi della logistica, come quelli a cui abbiamo assistito in diverse città del nord, incidono nella realtà della lotta di classe certamente di più dell'azione di questi “movimenti”, sempre se si ha chiaro la società di classe in cui viviamo.

I compagni qui in preda ad una eccessiva autoreferenzialità scrivono: “Napoli è di fatto un laboratorio, viene sperimentato un modello assolutamente altro rispetto a quanto avviene nel resto d'Italia. Un modello che se si dovesse affinare e riproporre in forme maggiormente organizzata potrebbe nel giro di poco tempo essere esportato, creando una vera alternativa alle forze politiche che attualmente dominano la politica istituzionale a livello nazionale, facendo pulizia anche di tanto ceto politico parassitario della sinistra”.
Questa lettura, con tutto il rispetto che abbiamo verso i compagni di Jsp, è caricaturale. Da cui discende inevitabilmente questa iper scelta di votare e fare una iper campagna per De Magistris; secondo una logica di “essere più realisti del re”.
Potremmo dire che il male non è votare per De Magistris, ma fare la campagna elettorale con le enfatiche posizioni che vengono espresse in questo documento.
Si costruisce esis sostituisce un'idea di De Magistris, un'idea di questa campagna elettorale e si partecipa a questa idea e a questa campagna, trasfigurandola; si piega la realtà vera, la situazione reale, i movimenti delle classi sociali in questa campagna elettorale a una visione idealista.

I compagni, quindi, si dichiarano: “Noi sosterremo e inviteremo a votare per De Magistris in queste elezioni... perchè riteniamo che sia un dovere sostenere chi oggi si contrappone all'autoritarismo di Renzi” - Posizione legittima e tatticamente plausibile. Ma poi si aggiunge: “De Magistris ci riuscirà ...questo dipende anche da noi... dalla nostra capacità di dare forza a queste esperienza, di renderla capillare, “popolare”, di spingerla sempre di più verso i temi urgenti della giustizia e dell'equità sociale”.
E perchè mai un movimento popolare dovrebbe fare questo? Il popolo si autorganizza per governare non per “spingere” De Magistris e per di più sui cosiddetti “temi urgenti della giustizia e dell'equità sociale”. “Urgenti” in ogni agenda elettorale di buona parte dei candidati e non solo di De Magistris, e che, messi così, non corrispondono affatto ai temi urgenti dell'”agenda delle masse”. Non si dice neanche il lavoro prima di tutto, Bagnoli, ecc. Nessuna lotta – chiaramente sempre riferendoci a proletari e masse popolari - si sta sviluppando a Napoli su temi così generici e buoni per tutte le stagioni.
Si vuole indirizzare le masse quelle a lavorare per De Magistris, altro che “potere al popolo”.

I compagni dicono “è la prima volta che come singoli e come gruppo ci rechiamo alle elezioni”. Beato entusiasmo da neofiti! I proletari sono anni che vanno alle elezioni e il giudizio su di esse lo stanno sempre più esprimendo nell'unica forma che finora gli è stato possibile esprimere, l'astensionismo a Napoli è stato del 52%. Ma il problema è che il documento del Jsp addebita l'astensionismo all'”indifferenza della città”, senza vederne il carattere di protesta proletaria e popolare come molte analisi di esso dimostra.
La novità sarebbe ora che: “...non si è mai data l'occasione di votare qualcuno che fosse estraneo ai centri del potere, avesse qualche possibilità di incidere e andasse, anche per un breve tratto, nella stessa direzione del popolo”. Cari compagni, fate di un nano un gigante.
Poi riprendete l'esperienza di De Magistris e spiegate perchè la prima volta vi siete astenuti, esprimendo un giudizio abbastanza fondato su quelli che sono stati i primi anni dell'amministrazione. Invece, da due anni sarebbe cambiato tutto e addirittura “l'operato dell'amministrazione comunale ha fatto sì che, per la prima volta, le istanze dal basso potessero raggiungere gli uffici, essere ascoltate, senza mediazione partitiche e clientelari”. Ma davvero è successo questo? Ma quali istanze vengono ascoltate? Sulla perdita di posti lavoro, sul lavoro ai disoccupati, sui quartieri degradati, sempre più in mano alla camorra, sul futuro dei giovani, sugli immigrati, sulle case, ecc. quali provvedimenti ha fatto De Magistris?
Nel documento i compagni, sintetizzando perchè votare De Magistris, non parlano dei problemi urgenti dei proletari e masse popolari. Invece, a parte affermazioni generiche: “dare continuità a quello che di buono è stato fatto in questi 5 anni”, “non subire le istituzioni... e pretende che le istituzioni facciano ciò di cui ha bisogno, sottraendole agli interessi del capitale e degli speculatori”, l'unica cosa concreta che pongono è “assicurare agibilità a tutte le realtà impegnate in progetti di solidarietà e mutualismo”.
L'elenco che i compagni di Jsp fanno dell'azione di De Magistris in questi ultimi due anni è stata più che altro di qualche impedimento ad ulteriori peggioramenti da parte degli orientamenti nazionali su privatizzazioni, ecc. che di risposte concrete ai bisogni dei proletari e delle masse popolari.

A chi si rivolgono poi i compagni di Jsp? “Un'alternativa reale, sperimentata, capace di incarnare il sentimento di quelli che storicamente sono i soggetti di riferimento della sinistra in Italia, di coloro i quali sono stati e sono in parte ancora oggi gli elettori del PD e che ora votano a malincuore o ripiegano sul 5 Stelle o direttamente sull'astensione”.
Quindi, in primis si rivolgono agli “elettori del PD”, con una definizione, come quella di “persone”, “cittadini”, “italiani” che non ha niente di classista, ma tutta interna alle logiche elettorali e politichesi.
Quindi neanche un riferimento esplicito ai proletari e masse popolari, ma a questi “soggetti di riferimento della sinistra in Italia”.

I compagni, poi, fanno riferimento alle città girate per la presentazione del libro “Dove sono i nostri”, e alle realtà positive di militanti che hanno trovato. Ma a queste ora che si propone? di darsi “una prospettiva di peso anche dentro le istituzioni ai più alti livelli”. Davvero questo corrisponderebbe all'”incredibile generosità dei militanti”, all'”ampia domanda di riscossa” che i compagni hanno incontrato?
Siamo noi che chiediamo “Dove sono i nostri?”. Col libro e le assemblee avete girato per raccontare la composizione e le lotte dei diversi settori del proletariato e ora i “nostri” sarebbero le “persone” indefinite, senza classi. In tutto il documento non c'è una volta la parola “operaio”, “proletariato”.

E dopo le elezioni?”dicono i compagni. Quale programma dovrebbero avere le masse? “stare col fiato sul collo di chiunque vinca le amministrative... perchè pensiamo sia il metodo più efficace perchè le cose cambino e migliorino... continueremo a portare avanti le decine di attività sociali in cui ci siamo impegnati ogni giorno... ci butteremo con tutte le nostre energie nella battaglia per il No al referendum costituzionale”. Ma questo è ciò che dice sempre la sinistra elettorale! Che proprio attraverso questa pratica si è trasformata in un ceto politico, allontanandosi sempre di più dai proletari e dalle masse reali.
Con quale fine ultimo, poi? “... se Renzi dovesse perdere il referendum, si potrebbero aprire scenari davvero inediti, dove a contare sarebbero forze certo non rivoluzionarie ma almeno progressiste, cosa che ci dà tempo e respiro per poterci organizzare e consolidare in vista di un nuovo e più potente assalto”. Questa è la logica di sempre, che nessun travestimento di parole può cambiare, del “meno peggio”, del “possibile”, logica non certo nuova, che ha prodotto in tutti questi anni non lo sviluppo dell'organizzazione e del lavoro rivoluzionario, ma l'abbandono della via rivoluzionaria e della organizzazione politica e sociale di classe e di massa capace per davvero di “dare l'assalto al cielo”.

Il finale del documento è come un mettere le mani avanti e si torna ad una descrizione dei limiti di De Magistris. Una descrizione più vicina al reale anche se timida e non basata su criteri di classe e marxisti.
Ma vi sono anche in questa ultima parte affermazioni preoccupanti circa il futuro non tanto dell'esperienza di De Magistris ma quanto dell'esperienza di Jsp.
Si dice: “... De Magistris ha certo incarnato un sentimento... serve una struttura organizzativa. Dietro De Magistris non ci sono i partiti, questo può essere un bene, ma non c'è nemmeno un apparato e dirigenti capaci. Come dimostra la vicenda della composizione delle liste, il sindaco non ha un collettivo che possa reggere... ma nemmeno il controllo del proprio personale politico. Che peraltro si sta arricchendo di transfughi del bassolinismo e del Pd in cerca di ricollocazione. De Magistris si trova così a colmare, spesso con soluzioni raffazzonate, dell'ultimo minuto, dei vuoti organizzativi... Ma questi non sono problemi che riguardano solo De Magistris o che possono essere imputati a lui. Siamo tutti chiamati in gioco per costruire e irrobustire questo movimento. Noi crediamo nel collettivo, proprio perchè pensiamo che un uomo in sé può fare poco... Che esito avrà questo processo dipende solo da noi, da ognuno di noi... visto qui dal basso non si può non avvertire un brivido e una scarica di entusiasmo per questa storia che sentiamo di nuovo nostra, che sentiamo di stare facendo”.

Noi vediamo in queste parole una pericolosa deriva.
Di buone intenzioni è lastricato l'inferno e l'inferno è il cambio di pelle, la mutazione genetica, che abbiamo già visto in questi anni in numerosi centri sociali ed esperienze, non ultima quella dei Disobbedienti napoletani, verso le quali molti di questi compagni di Jsp sono stati sempre molto critici.

Pensiamo che sia compito dei compagni comunisti, rivoluzionari, presenti in questo centro e a Napoli, di criticare e opporsi a questa deriva.

Proletari comunisti
maggio 2016

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